Più di mille preti pedofili in Italia. Il dato shock è quello diffuso da “Rete L’abuso”, l’unica associazione italiana di sopravvissuti alle violenze del clero. Una percentuale alta di “offender”, oltre il 3 per cento, su 31mila sacerdoti italiani. Le vittime sono state 4500 a partire dal 2000. Si tratta solo dell’emerso ma c’è da temere che il sommerso conti numeri altrettanto allarmanti. Nel 2025 i casi di abusi su minori, raccolti dalla Rete, sono già 10.
Su questo fenomeno “Rete L’Abuso” chiede di alzare il velo una volta per tutte in Italia, diffondendo il proprio database che è frutto di anni di raccolta da parte dell’associazione di casi nel Belpaese. Per questo motivo l’associazione, riconosciuta dalle Nazioni Unite, ha indetto una conferenza stampa a Palazzo Grazioli.
Il vuoto legislativo
Francesco Zanardi, fondatore e presidente dell’associazione, è egli stesso una vittima di abusi da parte di un sacerdote, e a pochi giorni dall’elezione del nuovo Papa dice: “Francesco ha fatto delle leggi e degli appelli, ma le sue leggi sono valide solo in Vaticano. Sono norme per le gerarchie della chiesa, per i vescovi. Hanno funzionato, per esempio in Francia, e negli altri Paesi d’Europa dove sono state applicate dalle gerarchie episcopali. In Italia assolutamente no, non abbiamo avuto nemmeno una commissione di inchiesta come negli altri Paesi. In Francia ci sono stati dei risarcimenti”. Aggiunge Zanardi: “C’è un vuoto legislativo in Italia. C’è bisogno che venga legiferato l’obbligo della denuncia degli abusi per tutti i cittadini e quindi anche per i preti residenti nel nostro Paese. La politica deve intervenire. Un nostro abusato è stato risarcito in Francia dove le linee guida di Papa Francesco sono state recepite. Un anno fa abbiamo inviato un documento alla procura generale con più di 400 casi. Non ha agito nessuno, c’è un problema di omertà”.
L’impegno di papa Francesco
Papa Francesco l’anno scorso ha parlato di “vergogna” e ha chiesto scusa in Belgio per gli abusi a opera dei sacerdoti. Nel 2023 ha promulgato definitivamente le procedure per prevenire e contrastare i “crimini di abuso sessuale” e il loro insabbiamento, pubblicando una nuova versione del motu proprio “Vos estis lux mundi”: anche i laici a capo di “associazioni internazionali”, oltre ai vescovi e ai superiori religiosi, devono rendere conto del loro operato con la Santa Sede e potranno subire sanzioni se sarà dimostrata la “negligenza”, ossia se non avranno dato seguito alle segnalazioni.
Aggiunge Zanardi: “Papa Francesco ha avuto dei limiti in Italia, è stato poco attivo anche lui ma la colpa non possiamo addossarla a lui o al clero. Abbiamo un caso a Enna, quello di don Giuseppe Rugolo che è stato coperto dal suo vescovo Sergio Cisana che adesso è indagato dopo le intercettazioni. Su questa cosa il Papa poteva decidere di dimettere il vescovo ma lui è ancora al suo posto”. Antonio Messina, la vittima di don Rugolo, ha raccontato in videoconferenza: “È stato scoperto, dopo la mia denuncia che erano stati abusati altri due ragazzi. Ruvolo dopo la denuncia è stato trasferito a Ferrara. E anche lì era a contatto coi giovani. Chi viene dopo Papa Francesco deve introdurre misure concrete per la segnalazione obbligatoria alle autorità giudiziarie”.
Le testimonianze delle vittime
Nei documenti presentati dalla rete ci sono anche decine di testimonianze di genitori di ragazzine e ragazzini ma anche adulti abusati. “Mio figlio a 12 anni è stato violentato da un sacerdote che non ha mai scontato nemmeno un giorno dei 6 anni e 6 mesi di carcere a cui è stato condannato. Il Papa non ha fatto niente per noi”, è una delle voci raccolte dalla Rete. C’è anche chi racconta di avere scritto al Papa per far dimettere i preti violentatori ma di non avere ricevuto alcuna risposta.
“Il nuovo Papa, se volesse, davanti a una situazione drammatica in Italia potrebbe chiedere al Parlamento di agire, Francesco non l’ha fatto. Come per l’istituto Antonio Provola di Verona dove 27 preti – continua il fondatore Zanardi della Rete – risultarono pedofili. Quell’istituto ha una sede anche in Argentina, la terra d’origine del Papa, e lì lo Stato argentino ha agito con 42 anni di carcere. Lì lo Stato è stato meno genuflesso al clero. C’è da ricordare che la giustizia italiana è tenuta a informare il vescovo della denuncia all’autorità giudiziaria di un prete in una data città”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche l’avvocato Mario Caligiuri, dell’osservatorio permanente di “Rete L’ABUSO”, l’avvocata Eleanna Parasiliti, che difende Antonio Messina (anche lui presente) e che era sedicenne ai tempi dello stupro subito da don Rugolo poi condannato l’anno scorso a quattro anni e sei mesi. Tra gli altri anche Monica Sansoni, la garante per i diritti dell’Infanzia e adolescenza della Regione Lazio. Proprio “il ruolo del garante è stato determinante per far emergere – come scrive in una nota Monica Sansoni – abusi negli ambienti ecclesiastici della curia vescovile di Latina”.
https://www.repubblica.it/cronaca/2025/05/06/news/abusi_chiesa_preti_pedofili_italia-424168829/
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