Non siamo molto bravi a considerare proporzioni e probabilità. Questa nostra incapacità può portare a conclusioni fuorvianti. Quando parliamo di statistica è importante considerare sia il contesto che i numeri assoluti.
Nel CICAP ne abbiamo discusso spesso. Per esempio, ne ha parlato Marco Malvaldi nel nostro XIII Convegno Nazionale, che si svolse a Cesena nel settembre del 2015, illustrando il caso del processo a O.J. Simpson (video qui al minuto 16.45).
Questo processo, che si è svolto a metà degli anni ’90, è stato uno dei casi penali più celebri della storia americana. OJ Simpson, famosissimo giocatore di football americano, diventato poi attore e celebrità da rotocalco, era accusato dell’omicidio della ex moglie e del suo compagno. Nonostante le prove solide presentate dall’accusa, Simpson fu prosciolto. Un momento chiave del processo fu la dimostrazione che Simpson era abitualmente violento con sua moglie e questo deponeva per la tesi dell’accusa. Ma la difesa sostenne che su ogni 2500 donne uccise solo una aveva subito atti di abuso coniugale; quindi la storia di violenze di Simpson sulla moglie non sarebbe stata rilevante, data la scarsa rilevanza della violenza domestica sul numero di femminicidi. Questo ragionamento della difesa si dimostrò efficace ma era sbagliato.
Come dimostrò Gerd Gigerenzer nel suo libro Reckoning with Risk: Learning to Live with Uncertainty (Penguin, 2003), la probabilità fu presentata fuori contesto. Il ragionamento proposto dall’avvocato della difesa era erroneo, perché non considerava il giusto gruppo di riferimento. L’accusa era che il marito fosse sia autore di violenze sulla moglie (fatto acclarato al processo) sia assassino della stessa. Se si analizza il fatto partendo da questa seconda possibilità, allora le statistiche indicano che la probabilità che un coniuge violento abbia effettivamente ucciso la sua partner è circa del 90%. Su 10 donne che subiscono violenza da parte del partner e vengono poi uccise, 9 sono uccise dal coniuge; un valore molto più alto dello 0,04% che “solo” un femminicidio su 2500 sia preceduto da violenze domestiche implicherebbe. Il processo rimane un momento culturale significativo in America, e in tutto il mondo.
In un errore simile è incappato il papa di ritorno da un suo recente viaggio in Belgio, a fine settembre 2024: (qui e qui).
Durante la conferenza stampa sull’aereo che lo riportava a Roma, il 29 settembre 2024, il Pontefice rispose anche a domande sugli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica. Come sempre il Santo Padre dichiarò il suo sdegno e ribadì la sua politica di tolleranza zero su questi soprusi. Ma, pur senza addurlo a giustificazione, affermò anche un concetto che spesso emerge in simili discussioni: che la Chiesa era comunque responsabile soltanto del 3% di tutti gli abusi sessuali commessi (qui, al minuto 8.58). È un esempio di errore di proporzione.
Sono circa 410.000 i preti nel mondo. Gli uomini adulti sono circa 2,420 miliardi. Gli uomini adulti, escluso il clero, sono 2419,59 milioni. Il clero rappresenta quindi lo 0,00017% della popolazione dei maschi adulti. Cioè il 3% degli abusi sarebbe commesso dallo 0,00017% del campione. Ne deriva che la probabilità che un abuso sessuale venga perpetrato da un prete è 176 volte superiore alla probabilità che l’abusante sia una persona non appartenente al clero.
Anche se la matematica non rientra tra le questioni oggetto d’infallibilità del Pontefice, il fatto che persino lui cada vittima di fallacie probabilistiche dimostra che è utile discuterne, e prestarci attenzione.
* Sergio Della Sala è un neuroscienziato. Lavora presso la University of Edinburgh, UK
Immagine in evidenza: da Pixabay, di Annette_Klingner
L’errore matematico del papa quando parla di abusi sessuali nella Chiesa
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