PALERMO – La sentenza di condanna è stata annullata dalla Cassazione. Dovrà essere celebrato un nuovo processo di appello nei confronti del frate cappuccino Salvatore Anello a cui erano stati inflitti, sia in primo che in secondo grado, sei anni e 10 mesi di carcere per violenza sessuale.
Secondo l’accusa, avrebbe abusato di sei donne, di cui due minorenni durante le preghiere di liberazione dal maligno. Padre Anello, ospite del convento dei Cappuccini, nel 2016 fu arrestato.
“Facile suggestionabilità”
I supremi giudici hanno accolto il ricorso dell’avvocato Fausto Amato. Non si conoscono ancora le motivazione. ll legale ha puntato, tra le altre cose, sulla mancata valutazione dell’attendibilità delle presunte vittime.
Soggetti “fragili, con intensa propensione a vivere intensamente le esperienze spirituali, che considerano come reale il mondo magico-superstizioso”. Donne “convinte di essere disturbate da entità negative, demoniache”, che vivrebbero un “modello culturale caratterizzato da facile suggestionabilità, da dipendenza ed influenzabilità dagli altri”.
Le donne descrissero di avere subito ripetuti palpeggiamenti nelle parti intime. Il prete avrebbe usato delle pratiche che nulla c’entravano con la preghiera. La difesa sollevò il sospetto che si fossero messe d’accordo per accusare padre Anello.
Il frate cappuccino era stato arrestato assieme colonnello dell’esercito Salvatore Muratore, animatore della comunità “Rinnovamento dello spirito santo”. A fare scattare le indagini era stata la denuncia di una donna e delle sue figlie. Poi arrivarono le altre denunce, ritenute credibili e genuine dai giudici del Tribunale e della Corte di appello.
Per la difesa nulla di tutto ciò è accaduto. Nel ricorso l’avvocato Amato ha ripercorso la vita religiosa del sacerdote che negli ultimi anni ha sostenuto con la preghiera fino a 70 persone a settimana eppure “a dolersi dei toccamenti impropri sarebbero state soltanto quattro donne e due minori segno – per non essere fraintesi – che quelle benedizioni non erano mai state travisate da nesssun altro”.
Le donne che avrebbero percepito “i toccamenti impropri non erano mai da sole ma in compagnia del marito, del fidanzato, dei genitori o di amici, ed il sacerdote ha sempre agito in loro presenza, senza nessuna obiezione da parte di queste persone circa quanto stava accadendo”.
Come raccontato da alcuni testimoni, “durante la preghiera di sovente i fedeli urlavano, si dimenava in modo incontrollato, vomitavano, sputavano, si buttavano a terra e in taluni casi reagivano in modo anche violento verso il prete. Nei casi più gravi di possessione demoniaca, acclarato da padre Anello nel corso delle preghiere, i fedeli venivano invitati dallo a rivolgersi anche a preti specializzati in esorcismi”.
“Abusi sessuali durante le preghiere”, condanna annullata per il prete
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.