“Dalla parte dei bambini” vuole essere una ricognizione sul fenomeno dell’abuso sessuale sui minori: la pedofilia.
Capire l’entità del fenomeno, i silenzi e le coperture, le complicità e le connivenze.
Un fenomeno complesso che non è, ovviamente, solo ecclesiastico, ma che trova in questo ambiente una sua collocazione omertosa, con tentativi di ridimensionamento e insabbiamento di eventi criminosi, corsie preferenziali e assenza di tutela per le vittime.
L ’atteggiamento dei vertici cattolici nei confronti degli abusi perpetrati da propri rappresentanti non è mai stato di particolare disponibilità: nel migliore dei casi si è cercato di minimizzare il fenomeno, nel peggiore si è arrivati ad attaccare frontalmente chi ha avuto il coraggio di parlarne.
E’ tuttavia in corso un cambiamento, che sta prendendo piede da un nuovo modo di intendere il bambino: l’infanzia è un mondo a cui le società del terzo millennio prestano molta più attenzione di prima. Lo stupro non è più banalizzato come accadeva fino a pochi anni fa: ora, con l’eccezione della Santa Sede, è quasi ovunque considerato un reato contro la persona, e questo rende molto più palese che qualsiasi forma di stupro è da considerarsi un atto criminale. Forse, è anche il frutto di un atteggiamento diverso da parte dei fedeli, non più disposti a tollerare qualunque comportamento da parte delle loro guide spirituali.
In Italia se ne parla, ma meno che altrove: non perché manchino i casi, ma perché è presente una stretta censoria sui mezzi di informazione, che impedisce di affrontare l’argomento così come viene affrontato persino in paesi meno secolarizzati del nostro .
Il problema viene affrontato da diversi punti di vista:
l primo riguarda la mentalità, abbiamo la cultura del silenzio, dell’omertà. Abbiamo anche lo stigma contro le vittime degli stupri e degli abusi. E abbiamo anche il concetto che preti e vescovi siano più uguali di altri, siano sacri, santi, intoccabili.
Ma abbiamo anche questioni di diritto perché il Concordato, che la nostra Corte suprema ha definito come un tipo molto particolare di trattato internazionale, riafferma nell’art. 1 dell’Accordo il principio secondo cui “Stato e Chiesa cattolica sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani”.
D’altra parte, pero’ :
l’ARTICOLO 4 delinea immunità ed esenzioni dal servizio militare per gli ecclesiastici e religiosi e stabilisce il principio che “gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero”.
Pertanto, “grazie” al Concordato, il clero cattolico non è tenuto a fornire alle autorità informazioni rilevanti di cui viene a conoscenza, comprese notizie di reato.
VIENE MINATO IL PRINCIPIO COSTITUZIONALE SECONDO CUI TUTTI I CITTADINI SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE, E DEVONO AVERE LO STESSO TRATTAMENTO.
Inoltre, nel protocollo addizionale, al punto 2 (b) si stabilisce quanto segue:
“La Repubblica italiana assicura che l’autorità giudiziaria darà comunicazione all’autorità ecclesiastica competente per territorio dei procedimenti penali promossi a carico di ecclesiastici.”
Si prevede quindi che sacerdoti e vescovi che stanno per essere indagati debbano essere preventivamente informati dalla polizia. con un evidente rischio di inquinamento delle prove.
VIENE MINATO IL PRINCIPIO DI AUTONOMIA DELLO STATO LAICO ITALIANO.
Ci condurranno in questo percorso Francesco Zanardi, portavoce della rete L’Abuso; Federico Tulli, giornalista per anni firma di Left; Mario Caligiuri, Avvocato del Foro di Roma, attivista per i diritti umani e contro le violenze alla persona-responsabile dell’osservatorio permanente per la tutela delle vittime della Rete L’Abuso.
Verranno inoltre presentate le osservazioni sull’argomento da parte del Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Bergamo.
Dal caso Italia, unico fra i grandi paesi di tradizione cattolica in cui Stato e Chiesa non hanno mai nemmeno ipotizzato di istituire una commissione che indaghi sulle dimensioni del fenomeno, ai recenti ricorsi alla magistratura bergamasca su episodi che coinvolgono cittadini bergamaschi. uaar bergamo
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