L’esponente Francesco Zanardi, nato a Torino il 19 luglio 1970, agisce nel presente atto in qualità di Presidente pro tempore delle ONG Rete L’ABUSO – Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero – CF 92109400090; Rete L’ABUSO – Human Rights Connect EDV/ETS (Registro nazionale) – C.F. 92111440092; nella qualità osservatore e referente per l’Italia ECA Global con sede in Seattle.
Al fine di rendere quanto piu consapevole questo Comitato della drammatica situazione dello Stato membro, ha inserito nell’esposizione oltre ai soliti allegati cartacei (all. x) anche dei (link x), per sottolineare che i gravi fatti che andremo ad esporre NON SONO frutto di documentazione conosciuta ristrettamente dall’Associazione esponente, ma sono dati pubblici denunciati e documentati persino sui quotidiani italiani.
Questo a riprova dell’inerzia delittuosa e sistematica delle istituzioni del paese, che le ignorano puntualmente in tutta la loro gravità, legittimandole, negando nei fatti l’accesso alla Giustizia.
L’esponente fa anche notare che, se pur approfondisca nei testi in particolare quanto l’Associazione documenta per sua specifica finalità riguardo alla chiesa cattolica, questo deve essere visto in una panoramica di 360°: dalla società civile a tutte quelli situazioni che vedono aggregazione, comunità, associazioni di vario genere, cooperative di servizi, confessioni religiose e confraternite.
La chiesa cattolica come vedremo, si differenzia in modo preoccupante nello Stato membro, per il fatto di essere un’associazione strutturata che, a fronte del problema e grazie ai vuoti legislativi, si è regolamentata internamente dietro a un Motu proprio, che mantiene tutte le modalità omissive e criminali storicamente originarie del problema stesso, in Italia favorite in modo particolarmente “floreo” grazie allo Stato, che la sta supportando con il silenzio e, come vedremo, favorendone la linea criminale.
Nell’ottica di quanto sopra il reportage di BBC dell’8 giugno 2022 “Our World: Italy’s Hidden Sins” prodotto, sottolineo, non dalla TV italiana, tra i tanti problemi del caso (link 1 con sottotitoli), ma dalla TV inglese. Questo per accrescere ulteriormente e doverosamente l’attenzione proprio sui fatti di cronaca che indicheremo come (link x), tanto gravi da essere finiti sulla cronaca e questo malgrado i silenzi dell’informazione nel paese.
ESPONE
Nella 65° sezione del 31 gennaio 2014 questo Comitato esaminava a seguito dei persistenti silenzi il rapporto periodico della Santa Sede riportando queste osservazioni conclusive.
(link 2 al paragrafo 43 e 44)
Sfruttamento e abuso sessuale
43 – “Il Comitato prende nota dell’impegno espresso dalla delegazione della Santa Sede di ritenere inviolabile la dignità e l’intera persona di ogni fanciullo. Il Comitato cionondimeno esprime la sua più profonda preoccupazione circa l’abuso sessuale sul bambino commesso dai membri degli ordini cattolici che operano sotto l’autorità della Santa Sede, con chierici che sono stati coinvolti nell’abuso sessuale di decine di migliaia di bambini in tutto il mondo. Il Comitato è gravemente preoccupato per il fatto che la Santa Sede non ha riconosciuto l’entità dei crimini commessi, non ha preso le misure necessarie per affrontare i casi di abuso sessuale sul bambino e per proteggere i bambini, e ha adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione dell’abuso da parte dei perpetratori e all’impunità degli stessi. Il Comitato è particolarmente preoccupato del fatto che:
(a) Ben noti autori di abusi sessuali su bambini sono stati trasferiti di parrocchia in parrocchia o in altri Paesi nel tentativo di tenere nascosti tali crimini, una pratica documentata da numerose commissioni nazionali d’inchiesta. La pratica della mobilità dei criminali, che ha permesso a molti preti di rimanere in contatto con i fanciulli e di continuare ad abusare di loro, tuttora pone i fanciulli di molti Paesi ad alto rischio di abuso sessuale, poiché dozzine di autori di abusi sessuali su bambino sono segnalati essere tuttora in contatto con fanciulli;
(b) Ancorché la Santa Sede ha stabilito la sua piena giurisdizione sui casi di abuso sessuale su bambino nel 1962 e li ha posti nel 2001 sotto l’esclusiva competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), ha deciso di fornire al Comitato i dati su tutti i casi di abuso sessuale su bambino portati alla sua attenzione nel corso del periodo del rapporto e le risultanze dei procedimenti interni in tali casi;
(c) I casi di abuso sessuale su bambino, quando affrontati, sono stati trattati come gravi delitti contro la morale tramite procedimenti riservati previsti per misure disciplinari che hanno permesso a un’ampia maggioranza di autori di abuso e a quasi tutti quelli che hanno nascosto l’abuso sessuale su bambino di sfuggire ai procedimenti giudiziari negli Stati dove gli abusi sono stati commessi;
(d) A causa del codice del silenzio imposto a tutti i membri del clero sotto pena di scomunica, i casi di abuso sessuale su bambino non sono quasi mai stati denunciati alle autorità per l’applicazione della legge nei Paesi dove tali crimini sono stati commessi. Al contrario, casi di suore e preti ostracizzati, degradati e licenziati per non aver rispettato l’obbligo del silenzio sono stati denunciati al Comitato così come casi di preti che hanno ricevuto congratulazioni per essersi rifiutati di denunciare gli autori di abuso su bambino, come dimostrato nella lettera indirizzata dal Cardinale Castrillon Hojos al Vescovo Pierre Pican nel 2001;
(e) Denunciare alle autorità nazionali per l’applicazione della legge non è mai stato reso obbligatorio e ciò è stato esplicitamente rifiutato in una lettera ufficiale indirizzata ai membri della Conferenza Episcopale Irlandese dal Vescovo Moreno e dal Nunzio Storero nel 1997. In molti casi, le autorità della Chiesa, incluso al più alto livello della Santa Sede hanno mostrato riluttanza e in alcuni casi, hanno rifiutato di cooperare con le autorità giudiziarie e le commissioni nazionali d’inchiesta.
(f) Limitati sforzi sono stati fatti per mettere in grado i fanciulli iscritti nelle scuole e istituzioni cattoliche di proteggere se stessi dall’abuso sessuale.
44 – Il Comitato accetta la dichiarazione della Santa Sede circa l’importanza di stabilire la verità di ciò che è accaduto nel passato, per adottare i necessari provvedimenti per impedire che ciò accada ancora, per assicurare che i principi di giustizia siano pienamente rispettati e, soprattutto, per portare riparazione alle vittime e a tutti quelli colpiti da questi enormi crimini. In questa prospettiva, Il Comitato sollecita fortemente la Santa Sede a:
(a) Assicurare che la Commissione creata nel dicembre del 2013 investigherà in maniera indipendente tutti i casi di abuso sessuale su bambino così come le condotte della gerarchia cattolica nell’occuparsi di essi. La Santa Sede dovrebbe considerare di invitare la società civile e le organizzazioni delle vittime a unirsi a questa Commissione e gli apparati internazionali per i diritti umani a supportare il suo lavoro. Le risultanze di questa investigazione dovrebbero essere rese pubbliche e servire a prevenire il ripetersi dell’abuso sessuale su bambino all’interno della Chiesa cattolica;
(b) Rimuovere immediatamente tutti coloro che sono noti e sospetti autori di abuso sessuale su bambino dai loro incarichi e rinviare la questione alle pertinenti autorità per l’applicazione della legge per le investigazioni e i fini di azione giudiziaria;
(c) Assicurare una trasparente condivisione di tutti gli archivi che possono essere usati per tenere gli autori degli abusi responsabili così come quelli che hanno nascosto i loro crimini e scaltramente hanno posto gli offensori in contatto con i fanciulli;
(d) Emendare il Codice canonico affinché l’abuso sessuale su bambino sia considerato come i crimini e non come “delitto contro la morale” e abrogare tutte le disposizioni che possono imporre un obbligo di silenzio sulle vittime e su tutti quelli che vengono a conoscenza di tali crimini:
(e) Stabilire chiare regole, apparati e procedure per la denuncia obbligatoria di tutti i casi sospetti di abuso e sfruttamento sessuale del bambino alle autorità per l’applicazione della legge;
(f) Assicurare che tutti i preti, il personale religioso e gli individui che lavorano sotto l’autorità della Santa Sede siano resi edotti dei loro obblighi di denuncia e del fatto che in caso di conflitto, questi obblighi prevalgono sulle disposizioni del codice canonico;
(g) Sviluppare programmi e politiche per la prevenzione di tali crimini e per il ristabilimento e la reintegrazione sociale delle vittime bambino, in accordo con i documenti conclusivi adottati dai Congressi Mondiali contro lo Sfruttamento Sessuale dei Bambini del 1996, 2001 e 2008, tenuti a Stoccolma, Yokohama e Rio de Janeiro, rispettivamente;
(h) Sviluppare programmi di educazione preventiva per innalzare la consapevolezza dei fanciulli sull’abuso sessuale e per insegnare loro le necessarie capacità tramite le quali proteggere se stessi; e
(i) Considerare di ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Protezione dei Bambini contro lo Sfruttamento Sessuale e l’Abuso Sessuale.”
Questo comitato concludeva e rimandava;
66 – Il Comitato invita la Santa Sede a presentare il suo rapporto periodico combinato dal terzo al sesto entro il primo settembre 2017 e ad includere in esso le informazioni sull’implementazione delle presenti osservazioni conclusive…
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Nell’ottobre del 2018 l’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO relazionerà con un report a questo Comitato (link 3) la già all’epoca grave situazione dello Stato membro, in particolare per quanto riguarderà l’ambito dei rapporti con la Santa Sede e la Conferenza Episcopale Italiana.
Il report verrà esaminato nell’80° sezione, nelle sedute del 23 e 24 gennaio 2019, durante l’esamina periodica dell’Italia.
Il 28 febbraio 2019, questo Comitato si esprimerà riportando queste osservazioni conclusive
(link 4 al paragrafo 21):
“21. Accoglie favorevolmente il piano nazionale per la prevenzione e la lotta contro gli abusi e lo sfruttamento sessuale dei bambini 2015-2017 e la rivitalizzazione dell’Osservatorio per contrastare la pedofilia e la pornografia infantile, il Comitato è preoccupato per i numerosi casi di bambini vittime di abusi sessuali da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica nel territorio dello Stato Membro e per il basso numero di indagini criminali e azioni penali da parte della magistratura italiana. Con riferimento alle sue precedenti raccomandazioni (CRC / C / ITA / CO / 3-4, par. 75) e al commento generale n. 13 (2011) sul diritto del bambino alla libertà e contro tutte le forme di violenza nei suoi confronti e prendendo atto dell’Obiettivo 16.2 per lo Sviluppo Sostenibile, il Comitato raccomanda all’Italia di:
(a) Adottare, con il coinvolgimento attivo dei bambini, un nuovo piano nazionale per prevenire e combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini e assicurarne l’uniforme implementazione su tutto il suo territorio e a tutti i livelli di governo;
(b) Istituire una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale per esaminare tutti i casi di abuso sessuale di bambini da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica;
(c) Garantire l’indagine trasparente ed efficace di tutti i casi di violenza sessuale presumibilmente commessi da personale religioso della Chiesa Cattolica, il perseguimento dei presunti autori, l’adeguata punizione penale di coloro che sono stati giudicati colpevoli, e il risarcimento e la riabilitazione delle vittime minorenni, comprese coloro che sono diventate adulte;
(d) Stabilire canali sensibili ai bambini, per i bambini e altri, per riferire sulle violenze subite;
(e) Proteggere i bambini da ulteriori abusi, tra l’altro assicurando che alle persone condannate per abuso di minori sia impedito e dissuaso il contatto con i bambini, in particolare a livello professionale;
(f) Intraprendere tutti gli sforzi nei confronti della Santa Sede per rimuovere gli ostacoli all’efficacia dei procedimenti penali contro il personale religioso della Chiesa Cattolica sospettato di violenza su minori, in particolare nei Patti Lateranensi rivisti nel 1985, per combattere l’impunità di tali atti;
(g) Rendere obbligatorio per tutti, anche per il personale religioso della Chiesa Cattolica, la segnalazione di qualsiasi caso di presunta violenza su minori alle autorità competenti dello Stato Membro;
(h) Modificare la legislazione che attua la Convenzione di Lanzarote in modo da garantire che non escluda il volontariato, compreso il personale religioso della Chiesa Cattolica, dai suoi strumenti di prevenzione e protezione.”
Raccomandazioni che mi permetto la triste ironia, oggi è evidente siano sfuggite decisamente di mano allo Stato membro e afferrate al volo dallo Stato del Vaticano che, trovato il vuoto, si è infilato e lo ha sfruttato come vedremo. Non di certo nell’interesse superiore del minore e della convenzione ONU.
ESPONE
il 7 maggio 2019, a seguito del Motu Proprio emesso dal Legislatore dello Stato della Città del Vaticano anche le diocesi italiane si sono adeguate alla normativa interna alla Santa Sede. (link 5)
Secondo il report della Conferenza Episcopale Italiana (all. 1) (link 6) diffuso il 17 novembre 2022 sarebbero su un totale di 226 diocesi, 166 ad aver attivato i c.d. sportelli diocesani (il 73,4%), delle quali si evince, tranne un’assistenza psicologica presente solo nel 12,3%, non hanno alcun programma concreto di prevenzione; la denuncia resterà rigorosamente interna alla chiesa; nessun indennizzo o soccorso è previsto per le vittime.
Un grave squilibrio che va sottolineato tra vittime e clero pedofilo: per il clero troviamo 23 strutture (link 7) di “ricovero e redenzione” per i sacerdoti accusati o condannati, presso le quali la chiesa sostiene tra le contestazioni della comunità scientifica, di “curarli” prima di reinserirli nelle parrocchie. Come spiega Marco Ermes Luparia – Psicologo, Psicoterapeuta, Antropologo Prenatale e Diacono Permanente – “Noi siamo un’officina, non siamo uno sfasciacarrozze”. (EURONEWS link 8)
Proseguendo nella lettura del report della CEI, la situazione che emerge è grave!
I dati se pur davvero molto scarni, esaminano due anni, il 2020 e il 2021 con le risposte pervenute agli sportelli in un periodo sicuramente ostile, in quanto la pandemia ha limitato moltissimo anche nelle diocesi l’accesso agli stessi da parte dei sopravvissuti.
Lo stesso report – dichiara CEI – non comprenderà i dati pervenuti alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Ebbene, delle 166 diocesi italiane che hanno attivato gli sportelli, i dati trasmessi che lo stesso report riconduce a soli 30 di questi (di cui non è stata resa nota la posizione geografica nel paese), dichiarano che dei 68 presunti autori denunciati; 30 sarebbero chierici, che sommati ai 15 consacrati fanno 45.
Si legge che i laici educatori, insegnanti di religione ecc.) sarebbero 23 dei 68, il 33,8% del totale. (#)
Riservo di espandere meglio per i laici nel paragrafo relativo alla ratifica della (* pag. 8) Convenzione di Lanzarote.
La recente commissione d’inchiesta CIASE ha ravvisato che in Francia, in un arco temporale di circa 70 anni, ben 3000 sacerdoti cattolici abbiano abusato sessualmente di 216.000 minori. Non è noto per quante volte.
Secondo la Commissione CIASE, aggiungendo l’indotto cattolico, il numero di vittime salirebbe a 330.000.
Tuttavia, tenendo conto delle “sole” 216.000 vittime dei 3000 religiosi, ogni sacerdote cattolico francese avrebbe abusato, mediamente, di 72 bambini.
Un dato che va indubbiamente ben oltre la media dei reati attribuibili in ambito laico.
La Francia ha mantenuto nei 70 anni in esame circa 2/5 dei sacerdoti rispetto all’Italia, e se anche l’Italia segue la statistica percentuale come in Francia e negli altri paesi, e non vi è motivo di pensare non sia così, è verosimile quindi che più di 7.000 sacerdoti italiani risultino pedofili.
Come confermerebbero anche le proiezioni redatte dal collega Mark Vincent Healy: il potenziale di vittime in Italia sarebbe pari a circa un milione di bambini. (all. 2)
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Il 1 febbraio 2023, l’Associazione produrrà un contro report a quello della CEI, dettagliato e suddiviso anche per regione geografica (link 9). I dati utilizzati sono quelli pervenuti all’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO, attraverso le denunce dirette dei sopravvissuti che assistiamo, raccolte nei 13 anni di operatività sul territorio italiano.
La base dei dati esposti è da definirsi assolutamente parziale e in difetto, sono state rimosse tutte le segnalazioni anonime, sono gli unici dati disponibili in assenza di una indagine governativa.
Stiamo parlando di un totale censito di 418 sacerdoti, non di casi in quanto molti di questi sono autori di abusi su piu bambini. Facendo un rapido paragone col report CIASE, solo i 418 potrebbero aver prodotto circa 30.000 vittime.
Parliamo di;
166 accusati, in molti casi con condanna in 1° e 2° grado, ma spesso mai diventata definitiva a causa dell’intervento dei termini prescrittivi, che ne hanno estinto in questi casi anche qualunque forma preventiva da parte dell’Autorità Giudiziaria. (link 10)
164 condannati in via definitiva, moltissimi non hanno mai fatto un giorno di carcere, “ricoverati” per “terapia” nelle 23 strutture utilizzate dalla CEI sul territorio dello Stato membro. (link 11)
88 mai denunciati, totalmente anonimi anche alla giustizia. Spesso perché prescritti e per scelta, in tutela alla fragilità delle vittime stesse, che nel paese non hanno poi supporto psicologico neanche dallo Stato, spesso siamo costretti a desistere alla denuncia che come vedremo piu avanti sarebbe infruttuosa, nella drammatica attesa di riuscire a trovare un’altra vittima, non prescritta e disposta a fare una querela.
Altro problema italiano, in quanto la querela di parte è l’unica formula di denuncia possibile. Ostativa e penalizzante in quanto impedisce anche alle ONG come la nostra, di procedere con qualunque comunicazione ai fini preventivi all’Autorità Giudiziaria.
Problema che persisterebbe naturalmente anche qualora la Santa Sede dovesse inserire nelle sue leggi l’obbligo della denuncia alle autorità italiane.
Tuttavia, tolti gli 88 mai denunciati che hanno sempre girato e girano tutt’ora indisturbati, tolti quelli deceduti, sia i 166 accusati, sia i 164 condannati, una volta archiviata la loro posizione, li ritroviamo praticamente tutti nelle parrocchie, a contatto con i minori. (link Luciano Massaferro – Enzo Calà – Felix Cini – Paolo Turturro e decine di altri facilmente reperibili sul Web)
Riservo di espandere meglio questo punto e le lacune nel paragrafo relativo alla ratifica della (* pag. 8) Convenzione di Lanzarote.
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Nell’intento di provocare nelle assopite Istituzioni del paese un atto di responsabilità come quello della Magistratura spagnola, che nella sua autonomia Istituzionale e nel vuoto di una discussione politica sul tema all’interno del paese, è intervenuta ordinando a tutte le Procure locali l’invio dei dati alla Procura Generale, provocando una discussione e l’avvio di una Commissione Governativa. (link 12)
Il 16 febbraio 2023 l’esponente invierà una denuncia alla Procura Generale della Repubblica Italiana, contenente quanto era emerso di grave già nel report del 1° febbraio. Per via delle gravi problematiche ostative che in Italia impediscono ai cittadini e alle ONG di denunciare anche a scopo preventivo le notizie di reato di cui si è informati, l’Osservatorio della Rete L’ABUSO non ha potuto comunicare (per legge) la lista dei nominativi unitamente alla denuncia, il rischio era di ricevere centinaia di querele da chi segnalato. (all. 3)
L’esponente, invitato a desistere dai suoi stessi legali dall’allegare l’elenco, ha utilizzato la “formula” di mettere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria i 418 nominativi, che se richiesti dall’AG durante un interrogatorio, assumono nell’adempimento del dovere di tutela della stessa AG, la legalità della loro trasmissione.
Ebbene, malgrado sussista la procedibilità d’ufficio ai fini di tutela, questo non è avvenuto ancora in data odierna (vedi firma digitale a fine documento). Ancora una volta a riprova delle drammatiche reticenze istituzionali che indubbiamente hanno favorito e favoriscono le condizioni criminali nelle quali si trova il paese, i bambini che ci vivono e i sopravvissuti, questa volta allo Stato e alla Chiesa.
Con l’inerzia dimostrata dalla Repubblica già nel 2019, lo Stato Italiano per “tacito accordo” legittimava nei fatti in particolare alla CEI che li “ratificava” dietro il motu proprio, l’occultamento dei crimini e dei criminali previsti, il loro favoreggiamento e la possibilità che questi piu volte reiterassero a danno di bambine e bambini, che lo Stato avrebbe dovuto invece proteggere.
Lo scorso 25 marzo Papa Francesco ha implementato il motu proprio del 2019, confermando positivamente ed estendendo quelle precedenti norme, anche a chi nella chiesa è responsabile laico.
In qualche modo a riprova che la chiesa è consapevole di essere un pericolo per i bambini, o viceversa i bambini un pericolo per lei. Questo non solo a causa delle devianze sessuali dei suoi ministri, ma per l’indotto pedofilo che attira a sé, “rassicurato” dall’omissione della denuncia, garantita dalle stesse linee guida della CEI, a sua volta garantita dalla compiacenza delle Istituzioni del paese.
Come emerge chiaramente dagli stessi dati CEI, un terzo del totale sono proprio laici.
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L’11 aprile, attraverso una PETIZIONE al Parlamento Europeo (all. 4) l’esponente documenta la grave situazione del paese e le stesse lacune esposte in questo documento, con particolare attenzione al (* pag. 8) Trattato di LANZAROTE, direttiva Europea che l’Italia ratificherà con la legge 172/2012.
Rammaricandosi per la disapplicazione fallimentare da parte del Legislatore italiano, l’esponente ne sottolinea i gravi effetti collaterali prodotti e osserva;
Il c.d. certificato anti pedofilia si è dimostrato nell’applicazione del legislatore italiano un vero boomerang in quanto lasciando scoperta in particolare tutta la fascia del volontariato, ha convogliato in quell’ambito tutti i predatori accertati, impossibilitati dal certificato stesso ad agire in altri contesti.
Situazione che si aggrava ulteriormente in tutte le realtà di associazioni, COOPERATIVE di servizi e confessioni religiose, esenti in Italia dall’esibizione, in quanto considerate volontariato o offerenti lavoro subordinato o occasionale.
Realtà che, in questi casi, come è ben noto, tendono a gestire internamente il crimine prediligendo la tutela e il buon nome della propria immagine anziché l’interesse superiore del minore e, questi gruppi o associazioni, non essendo pubblici ufficiali, in Italia sono esenti dall’obbligo della denuncia, che nei più dei casi – indotti e/o impediti dal vuoto legislativo – è omessa sistematicamente.
Certamente un incentivo ulteriore per il predatore, che trova al loro interno piu tutela qualora venisse scoperto.
L’ulteriore effetto collaterale, oltre le vittime prodotte, di cui puntualmente nessuno si fa carico in quanto si svelerebbe l’accaduto, è non segnalare l’abusante, limitandosi ad allontanarlo. Permettendo così, qualora non abbia precedenti, di introdursi anche in ambienti dove è necessario il certificato, vanificandolo ulteriormente. (link 13)
Anche in materia di audizione protetta rileviamo gravi violazioni e in alcuni casi violenze a danno delle vittime.
Il motu proprio del 2019 introduceva i c.d. sportelli diocesani per le vittime di abusi sessuali e le persone vulnerabili. Uffici privi di consenso informato, inadeguati alla regolamentazione vigente in materia di privacy, ai quali la vittima in Italia accede senza neppure l’assistenza del proprio difensore di fiducia, non prevista. Depone sottoscrivendo una denuncia/relazione spesso raccolta da sacerdoti o volontari che non hanno alcuna competenza e che tuttavia non agiscono in nome della legge dello Stato, ma in base al codice canonico che regolamenta questi sportelli e lo stesso Motu proprio, basato sul sesto comandamento del decalogo. Tutto senza dare copia alla vittima e senza sapere che uso ne sarà fatto.
Tutto praticamente sulla fiducia spesso indotta dalla fede.
In molte occasioni viene chiesto alle vittime di sottoporsi ad una perizia per conto dello stesso tribunale canonico, di cui anche in questo caso non verrà data copia dell’esito.
Come nel caso della denuncia in assenza del difensore, anche in questo caso la modalità è identica e da diverse testimonianze che ci pervengono attraverso i nostri assistiti – che in qualche caso scaltramente ne hanno registrato gli incontri – sentire il peritante accusare la vittima, colpevolizzandola per non essersi sottratta al prete. Come, ad esempio, nel caso specifico citato sopra e documentato con registrazione audio video, del nostro associato di Napoli, provocando un ricovero in psichiatria al malcapitato.
Come documentato nella querela al Governo italiano del 2919, già agli atti di questo Comitato (all. 5 da pagina 15). Qui il video delle violenze del prete psicologo apparso nella famosa trasmissione di Mediaset – LE IENE – Accuse di pedofilia: come indaga la chiesa
Facciamo notare – Malgrado la gravità e la denuncia sottoscritta anche dall’interessato Arturo Borrelli e da altre 28 persone che nel testo denunciavano i rispettivi casi, quindi con querela di parte, senza comunicazione alcuna, la Procura della Repubblica di Savona archivierà a tempo di record l’intero fascicolo, proprio mentre l’80° sezione del Comitato per i diritti dell’infanzia a Ginevra si apprestava a discutere la posizione dell’Italia.
Nel merito dell’esito delle procedure canoniche avviate presso gli sportelli diocesani, ravvisiamo da quanto denunciano le stesse vittime e documenta l’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO, al di là dell’omissione sistematica della comunicazione alla magistratura, al di là della “pena” irrisoria data dalla chiesa – nel piu dei casi una sospensione dal sevizio – registriamo diversi casi dove le condanne comunicate alle vittime risultano mendaci, tanto da ritrovare il prete condannato a 5 anni di sospensione, dirigere due parrocchie insieme al fratello, accusato anch’esso di stupro ai danni di un’invalida (link 14).
Registriamo anche diversi tentativi – molti avvenuti e documentabili su richiesta dell’AG – di comprare, attraverso accordi tra le parti con il vincolo della riservatezza, il silenzio delle vittime. In genere 25.000€ non a titolo di indennizzo, ma per non rivelare l’accaduto a nessuno, lasciando quindi il sacerdote libero di continuare nell’anonimato (link 15). In altri casi – molti meno – l’accordo tra le parti è strumento per evitare che, durante il processo il prete o la diocesi si trovino contro la vittima e le parti civili. (link 16)
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Naturalmente l’Associazione scrivente ha più volte denunciato queste circostanze sul territorio alle Istituzioni.
Il 27 novembre 2017 con una interrogazione parlamentare dell’Onorevole Matteo Mantero –senza risposta (link 17);
Il 19 febbraio 2018 una diffida inviata agli organi di Governo italiano (L. 241 1990) – senza risposta (link 18);
Il 18 ottobre 2018 una denuncia depositata presso la Procura della Repubblica di Savona sottoscritta da 29 vittime – archiviata malgrado sussistesse in diversi casi la procedibilità d’Ufficio (all. 3 – alleghiamo solo corpo del testo centrale depositato per motivi di ampiezza del fascicolo, integralmente disponibile dal nostro datacenter, accedendo a https://retelabuso.eu/index.php/s/Ls6g3aiQ9ZSc53c), password xxxxxxx.
Il 30 novembre 2018 deposita presso questo Ufficio il report nominato “Caso Italia” che sarà esaminato da questo Comitato nell’e sedute dell’80° sezione del gennaio 2019, le cui conclusioni troviamo all’inizio del presente testo a fondo della pagina 1. (link 19 par.21)
Nel gennaio 2023 la Relazione al Parlamento sul contrasto all’abuso dei minorenni 2021, non rileva quanto rilevano tutti gli Stati membri dell’Unione europea e degli altri paesi al di fuori (link 20 pag 182).
(#) Da notare nella relazione di del Servizio 114 – Emergenza infanzia;
“Percentuali più irrisorie riguardano invece luoghi quali la scuola, i luoghi aperti, comunità, CPA, luoghi pubblici, impianti sportivi, la strada o la chiesa. Il presunto responsabile invece, noto nel 64% dei casi gestiti nel 2021, è un estraneo nel 28% dei casi e un genitore nel 27%; nel 10% dei casi è un amico e nel 9% un conoscente, mentre in percentuali minori si tratta di altri soggetti, tra cui parenti, educatori, insegnanti, vicini di casa.”
Non a caso, proprio nelle aree che segnaliamo come “critiche” il dato di denunce ricevute è bassissimo secondo gli stessi dati.
Facilmente spiegabile perché sono quelle fasce piu a rischio e frequentate da chi è piu fraglie, con famiglie meno presenti. Quei minori che non sono in grado di difendersi o per varie ragioni, in assenza di un supporto dello Stato, costretti o fortemente condizionati da una sudditanza, spesso legata alla posizione sociale ma non solo.
Obbligo denuncia, abrogazione della prescrizione e certificato anti pedofilia sono essenziali, l’uno per l’altro. Quanto una strada serve a una automobile per poter essere se stessa!
Il 16 febbraio 2023, l’informativa dell’Osservatorio della Rete L’ABUSO alla Procura Generale della Repubblica, ancora in attesa di riscontro. (all. 3)
CONCLUDE
Stando alla Convenzione per i diritti dell’infanzia ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176, notiamo 32 anni dopo nel 2023, che lo Stato membro non ha ancora preparato il terreno su cui la Convenzione possa crescere e svilupparsi nelle sue importanti finalità, producendo nell’applicazione delle varie convenzioni, mi permetto di dire, un effetto quasi catastrofico, sicuramente discorde on le finalità che questa aveva.
Significativa la discrepanza su come sia sistematicamente inquadrato dallo Stato membro e dalla sua stessa Autorità Giudiziaria, quello che è inquadrato invece dalla Convenzione per i diritti dell’infanzia come lo status speciale, l’interesse superiore del minore e il fine di evitare danni irreparabili.
Limitati sforzi sono stati fatti per mettere in grado i fanciulli, i loro genitori e la società: in ambito civile, volontariato e istituzioni religiose, di proteggere se stessi ed essere protetti dall’abuso sessuale:
Quali iniziative materiali, diplomatiche e di altra natura finalizzate al rispetto della Convenzione per i diritti dell’infanzia, ha intenzione di mettere in atto questo Comitato al fine di prevenire e reprimere il fenomeno degli abusi sessuali nello Stato membro?
Quali urgenti iniziative si propongono o promuoverà questo Comitato in soccorso delle migliaia di cittadini italiani rimasti vittime accertate dagli organi dello stesso Stato italiano, e che per le deficienze dello stesso però, rimasti senza giustizia ed abbandonati a se stessi?
Fine della richiesta di infrazione ———————————————————————————-
Francesco Zanardi
NOTA
L’esponente annota fuori testo, oltre ai fatti esposti, che nell’estate 2022, in ben due incontri documentabili, ha incontrato il neoeletto Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Zuppi.
A riguardo limita il commento sull’impossibilità attuale di un dialogo con l’Istituzione italiana, i cui motivi espande volentieri nelle opportune sedi qualora richiesto dal Comitato o dall’AG.
Limita riferendo, nei colloqui con il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, l’Associazione sarebbe stata disposta a fornire alla CEI parte della lista, quella non procedibile per prescrizione dallo Stato italiano.
Proposta in un primo momento benvista e delegata verbalmente dal Cardinale Zuppi a Mons. Lorenzo Ghizzoni – Servizio tutela minori della Conferenza Episcopale Italiana (link 21) .
Questo non è mai avvenuto.
F.
PARLAMENTO EUROPEO al Presidente della Commissione per le Petizioni
PROCURA GENERALE della REPUBBLICA Presso la CORTE di CASSAZIONE – Roma