CITTÀ DEL VATICANO. Il limite temporale del report sulla pedofilia nella Chiesa annunciato dal neo presidente Zuppi «non ha senso» secondo Francesco Zanardi, presidente dell’associazione Rete L’Abuso, lui stesso vittima in passato di un prete. «Potrà risultare discriminatorio analizzare solo le situazioni recenti», obietta, «lasciando così fuori i tanti crimini precedenti al 2000 e soprattutto un sistema che si difendeva con il silenzio e i trasferimenti dei sacerdoti abusatori».
Quale significato hanno le iniziative annunciate dal cardinale Matteo Maria Zuppi?
«Le novità provenienti dalla Cei non sono grosse. E non sono positive, nel senso che è la prima conferenza episcopale che discriminerà – come ho detto direttamente a Zuppi – le vittime che sono state abusate più di vent’anni fa. L’Arcivescovo di Bologna ha mostrato l’intenzione di grandi aperture verso le donne, sensibilità condivisibile sulla guerra, e poi discrimina le vittime della pedofilia del clero? Mi ha stupito in negativo. Il report sarà una cosa del tutto sballata. Tantissime persone violentate prese a calci, non hanno neppure mai denunciato alle diocesi e alla magistratura e gli abusi si sono prescritti. Io immagino già quante centinaia di molestie mancheranno dai report in quanto neanche le diocesi hanno quei dati. Credo che questa sia una tragedia. Non vediamo alcuna svolta vera».
Che cosa si aspettava?
«Una collaborazione reale della Chiesa con l’autorità giudiziaria».
In che senso?
«Avviare il “passaggio” automatico di denunce e condanne nell’ambito ecclesiastico alle autorità giudiziarie italiane. La Chiesa deve aprire gli archivi e darli allo Stato. Ma di questo non c’è traccia. Oggi di fatto sia lo Stato, sia la Chiesa lasciano questi poveri sopravvissuti agli abusi a sbandare. Questa realtà è unica in Europa».
Adesso che cosa chiedete alla Chiesa?
«Quello che abbiamo sempre invocato: non di esprimere un mea culpa o un’autogiustificazione, ma di prendersi carico delle vecchie vittime risarcendole, come è accaduto in tutto il resto del mondo. Invece temo che questo non avverrà. Non si è neanche parlato di risarcimenti, solo di vicinanza, aiuto. Ci sono vittime malate, come me che ho un tumore psicosomatico dovuto agli abusi: io con la vicinanza ci faccio poco. Ci sono sopravvissuti che soffrono di patologie fisiche e psichiche gravissime (1600 sono assistiti da Rete L’Abuso). Come modello di riferimento abbiamo tutti gli altri Stati in cui si sono svolte inchieste con commissioni esterne, ultimo in ordine di tempo la Francia. L’Italia è l’unico Paese che va fuori dagli schemi, e questo è assurdo».
Ma non coltiva alcuna speranza?
«Zuppi ha aperto una finestra di dialogo: mi ha invitato a incontrarci, a farmi sentire, a indicare dei casi specifici. Andrò da lui perché se c’è possibilità di dialogo non sono io a chiudere la porta in faccia. Vedremo se servirà a migliorare lo scenario. Però resto molto deluso dalla Cei».
https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2022/05/28/news/zanardi_presidente_di_rete_l_abuso_con_l_indagine_sugli_ultimi_anni_i_crimini_precedenti_al_2000_sono_prescritti_i_vesco-5055920/
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