Città del Vaticano, 24 gen. (askanews) – Dopo la pubblicazione, la settimana scorsa, di un rapporto sugli abusi sessuali avvenuti in passato nell’arcidiocesi di Monaco, che contestava una sua precedente dichiarazione, il papa emerito Benedetto XVI si corregge e ammette di aver partecipato, all’epoca in cui era arcivescovo della capitale bavarese, ad una riunione-chiave, avvenuta il 15 gennaio del 1980, nella quale venne discusso di un sacerdote pedofilo in arrivo a Monaco di Baviera da un’altra diocesi tedesca. Joseph Ratzinger, in una dichiarazione diramata dal suo segretario particolare, chiede scusa per l’errore della precedente dichiarazione, sottolineando che non si è trattato di malafede ma di un errore nel corso della sua redazione, e precisa che, ad ogni modo, a quella riunione venne discusso non già – come poi avvenne – l’assegnazione al prete in questione di una parrocchia, dove continuò per anni ad abusare sessualmente di minorenni, ma la sola decisione di accogliere il sacerdote per un trattamento psicoterapeutico che gli era stato raccomandato proprio per affrontare gli abusi sino ad allora commessi.
Il caso è uno dei quattro che vengono contestati a Ratzinger nel rapporto di oltre mille pagine presentato giovedì scorso a Monaco di Baviera dalla studio legale Westpfahl Spilker Wastl, incaricata dalla stessa arcidiocesi di Monaco di svolgere, in modo indipendente, un esame degli abusi sessuali avvenuti nell’ambito della chiesa della capitale bavarese dal 1945 al 2019, dunque anche durante il ministero di Joseph Ratzinger (1977-1982).
Il sacerdote in questione – la Sueddeutsche Zeitung ne aveva svelata l’esistenza anni fa – si chiama Peter H. era incardinato nella diocesi di Essen, dove abusò di diversi minorenni, e venne inviato a Monaco per sottoporsi ad una psicoterapia. Qui, nel 1980, l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga non solo lo assunse, ma lo impiegò in compiti pastorali: nonostante una condanna presso la giustizia penale gli fu affidata dalla Curia una parrocchia e fino al 2008 continuò ad abusare sessualmente di minorenni che gli erano affidati. Il punto dirimente è chi prese questa decisione, ignorando il palese pericolo che egli rappresentava.
La questione del suo arrivo a Monaco venne discussa in una riunione del cosiddetto ordinariato diocesano del 15 gennaio 1980. In passato, in particolare con un primo rapporto commissionato dall’arcidiocesi già nel 2010, l’allora vicario generale Gerhard Gruber si prese tutta la responsabilità. Joseph Ratzinger dichiarò che egli “non era presente” alla riunione dell’ordinariato.
Ma la commissione ha studiato gli archivi scoprendo che è “poco credibile” che egli fosse assente. Molti gli indizi portati a dimostrazione di questa tesi, ma l’argomento dirimente è che durante quella riunione del gennaio 1980 a un certo punto – così recita il resoconto della seduta – “il cardinale riferì” sia del funerali del cardinale Bengsh che si era svolto a Berlino e sia “circa gli ultimi tentativi del vescovo Moser e di papa Giovanni Paolo II di mettere in regola il caso del professor Kueng”, evidentemente il teologo ribelle Hans Kueng, ex collega di Joseph Ratzinger con il quale il futuro papa ebbe dissaporti teologici durati per decenni. Ratzinger era dunque presente, secondo la commissione, alla riunione che decise l’arrivo a Monaco del prete pedofilo.
Ska/Int9
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