di Francesco Zanardi – Il quotidiano spagnolo EL PAIS annuncia che attraverso il suo corrispondente Daniel Verdù, ha consegnato nelle mani del papa una sorta di dossier “Spotlight spagnolo” di 385 pagine, che dettagliano 251 casi riferiti al periodo tra il 1943 e il 2018. Un arco temporale importante, ma che proprio per questo fa sorgere alcune perplessità, sopratutto sui silenzi della Spagna e del suo Governo, che come quello italiano – controcorrente al resto d’Europa – “delega” le indagini anziché alla magistratura o agli organi competenti e super partes dello Stato , a chi invece per anni li ha insabbiati e che oggi, probabilmente per paura di un secondo esito CIASE, con tutti i conflitti d’interesse del caso, corre ai ripari trasformandosi forse per spirito natalizio, da carnefice in improbabile buon samaritano.
La critica della Rete L’ABUSO vuole essere costruttiva e per nulla un attacco alla lodevole iniziativa, non si può però non chiedersi perché consegnare queste informazioni al Vaticano, che molto probabilmente le ha già in gran parte nei suoi archivi, e perché non al Governo, chiedendo di istituire una commissione indipendente che faccia chiarezza ?
D’altra parte 250 casi in più di 70 anni sono il segno che si è toccata appena la punta dell’iceberg e c’è parecchio
Basta pensare che nella sola Australia risultarono responsabili di abusi sui minori lo stesso numero di sacerdoti, 250, ma l’Australia ha anche un organico di soli 3.100 preti, mentre la Spagna ne ha all’incirca 25.000, ben 3000 in più della Francia. La metà di quelli in organico nella sola penisola italiana, che a differenza dei 250 documentati in Spagna in settanta anni, qui in soli quindici, ne conta più di trecento, di cui ben 160 condannati in via definitiva dallo Stato. Casi di cui però la stampa italiana non parla. Una pandemia, sia nella sua unicità che nei silenzi di CEI e Vaticano.
È la stessa coerenza dei dati sistematicamente emersi dalle commissioni di inchiesta indipendenti in tutto il mondo a dire che quel dato lodevole ma insufficiente, va indagato ulteriormente, ovvero approfondito seriamente e non da una istituzione non credibile e colma di conflitti di interesse come la chiesa. Anche per sua stessa tutela!
Purtroppo riteniamo disastroso qualora questa indagine di natura giornalistica, se pur lodevole, non si evolvesse in direzione di una indagine governativa, limitandone così la risposta della chiesa spagnola al solo dato emerso giornalisticamente e non dagli inquirenti o dalle informazioni a loro fornite dalle gerarchie, ma da quel poco che malgrado lo sforzo, la stampa ha potuto acquisire.
Verrebbe sconvolto persino lo stesso ruolo dei media, che hanno dovere di informare, fare inchieste giornalistiche, ma in questo caso sostituirebbero l’organo giudicante, a ulteriore danno per le vittime, che mai potranno portare in un’aula giudiziaria articoli di giornale, per quanto veritieri e dettagliati.
F.
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