Milano – «Se serve una comunità per crescere un bambino, serve una comunità per abusarne”. Queste parole non suoneranno nuove a chi ha visto “Il caso Spotlight”, il film premio Oscar nel 2016 che racconta la storia, vera, dei preti pedofili nell’arcidiocesi di Boston e dell’incredibile rete di connivenze per coprire i loro abusi. “La situazione nel nostro Paese è ben peggiore – denuncia Francesco Zanardi fondatore e presidente della Rete Abuso che attraverso un blog seguitissimo denuncia gli abusi compiuti dai sacerdoti – la storia raccontata ne “Il caso Spotlight” si basa su una rete di 78 preti pedofili, in Italia negli ultimi quindici anni tra condanne passate in giudicato e procedimenti ancora aperti siamo arrivati a quota 320″. La Lombardia, dove nello stesso periodo si è raggiunta quota 47, non è esente dall’ombra di quello che Papa Francesco lo scorso 15 maggio ha definito “una sorta di omicidio psicologico e in tanti casi una cancellazione dell’infanzia”, ricevendo in Vaticano l’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto impegnata a contrastare la piaga della pedofilia nella Chiesa. Don Emanuele Tempesta, vicario a Busto Garolfo ai domiciliari dopo essere stato arrestato mentre era in vacanza con l’oratorio a Bardonecchia, è solo l’ultimo religioso finito nei guai nella diocesi di Milano.
«Ci sono almeno altri quattro casi oltre a quello di don Tempesta. C’è il parroco di Inzago don Alberto Lucchina che dopo essere stato accusato di abusi si è autosospeso e ha lasciato il paese mentre l’arcidiocesi ha avviato un’indagine. Poi c’è don Mauro Galli, ex vicario della parrocchia di San Pietro a Legnano, condannato anche in appello a 5 anni e mezzo per aver abusato di un ragazzo all’epoca dei fatti quindicenne. Naturalmente i protagonisti di questa rete di violenza non sono solo i sacerdoti, all’oratorio di Cuggiono è stato allontanato un ex-seminarista di 26 anni perché accusato di pesanti molestie nei confronti di una ragazzina di 15 anni. Direi che l’arcivescovo Delpini ha un serio problema”. Eppure la Chiesa attraverso il Papa si è espressa nel segno della tolleranza zero verso la pedofilia.
«Belle parole, ma servono i fatti. La Conferenza episcopale italiana non obbliga alla denuncia dei pedofili, concede solo la facoltà di farlo. Sarà per questo che in Italia nessun vescovo a mai denunciato un prete-orco”. Così proprio come ne “Il caso Spotlight” quando i sacerdoti vengono smascherati, anziché essere isolati e soprattutto allontanati dai minori, spesso vengono solo spostati. «Per questo sul nostro sito pubblichiamo le loro fotografie, per dare modo alle persone di ricoscerli e difendersi. Abbiamo avuto il caso di preti pedofili con condanne in giudicato che vent’anni dopo sono tornati ad accuparsi di parrocchie, ma erano irriconoscibili perché nel frattempo avevano anche cambiato il nome e il cognome. Purtroppo la pedofilia è un distrurbo della sfera comportamentale da cui non si guarisce e spesso e volentieri chi viene abusato da bambino finisce per farlo a sua volta. Io stesso, come molti dei nostri associati, sono stato abusato da un sacerdote per cinque anni e ci ho messo quasi vent’anni per elaborare ciò che ho subito”.
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