Crescono i gruppi online di persone che cercano i molestatori per metterli alla berlina sui social o tender loro un agguato. Da luglio ad oggi ci sono stati almeno 250 episodi
Proteggere i bambini dai predatori. In Olanda proliferano i gruppi online di persone che vanno a caccia di pedofili, a volte per metterli alla berlina sui social ma sempre più spesso per punirli a suon di botte. A fine ottobre c’è scappato il morto. Un insegnante in pensione di 73 anni, Jan Kruitwagen, è stato avvicinato in una chat gay e attirato ad un appuntamento al buio in un parco di Arnhem dove un gruppo di ragazzi lo ha picchiato selvaggiamente. L’uomo è morto qualche ora dopo. Lo scorso weekend nella provincia di Zeeland un presunto molestatore è stato assalito dal alcuni giovani ed è finito in ospedale mentre un altro uomo è costretto a nascondersi dopo che la sua foto è stata pubblicata sui social. Da luglio ad oggi ci sono stati almeno 250 episodi del genere tanto che la polizia olandese ha lanciato un appello alla popolazione: «Fermatevi, smettetela di provocare, di fare gli investigatori, così non ci aiutate» ha detto Oscar Dros, a capo della divisione regionale dell’Est. E il ministro della Giustizia, Ferdinand Grapperhaus, ha invitato i cittadini a rivolgersi alle autorità se si sospetta un abuso ed evitare gli incontri di persona.
Su Facebook proliferano i gruppi sul tema, alcuni, come «Pedohunters NL» e «pedophiles unmasked», contano migliaia di follower, in maggioranza giovani, attirati dall’idea di far parte di una comunità ristretta che agisce per il «bene comune». Il coronavirus ha moltiplicato le persone che passano il tempo online in cerca di qualcosa da fare e magari vengono attirati nella rete delle teorie cospirazioniste come quella di QAnon. Per l’omicidio dell’insegnante ad Arnhem sono stati fermati sette adolescenti, soltanto uno di loro ha più di 18 anni, due sono in stato di arresto. L’avvocato di un quindicenne ha detto ai media locali che «l’idea di dare la caccia ai pedofili è nata dalla noia in questi tempi di pandemia».
Ad Arnhem il 7 novembre gli amici, i vicini di casa e molti ex studenti di Kruitwagen si sono ritrovati in strada per una commemorazione: hanno deposto fiori e acceso candele nel luogo del pestaggio. Il sindaco Ahmed Marcouch ha parlato di «un crimine orribile». L’uomo non aveva precedenti di abusi sessuali anche se aveva accettato di avere un incontro con un minorenne il giorno in cui è morto. «Questo comportamento da vigilantes è inutile – ha spiegato ancora Dros – perché le prove che questi cittadini pensano di avere sono molto spesso insufficienti o inesatte». Secondo Arda Gerken, direttrice di un’associazione contro gli abusi sui bambini online, il rischio è che i presunti molestatori si nascondano e non possano più essere monitorati dalle autorità: «Il modo migliore per impedire a un pedofilo di commettere un crimine è tenerlo dentro i social dove può essere guardato e conosciuto».
Ma il fenomeno non è diffuso solo in Olanda. Nel Regno Unito la polizia parla di 100 episodi a settimana connessi all’attività degli Ocaag, i gruppi online contro i molestatori molto diffusi nel Paese. Lo scorso luglio la Corte Suprema di Glasgow, in Scozia, ha respinto il ricorso di Mark Sutherland. condannato per pedofilia grazie alle prove raccolte online da Groom Resistance Scotland. Lui invocava il rispetto della privacy stabilito dell’articolo 8 della Convenzione Europea sui diritti umani. «L’interesse dei bambini ha la priorità su quelli di un molestatore» hanno stabilito i giudici all’unanimità. Quello che va evitata nel modo più assoluto è la giustizia fai da te. «Gli attivisti sono invitati a passare il materiale alla polizia non appena ne vengono a conoscenza» raccomanda la polizia scozzese.
https://www.corriere.it/esteri/20_novembre_20/olanda-dilaga-la-caccia-pedofilo-ucciso-uomo-polizia-fermatevi-a00e0156-2b5f-11eb-9939-58d0486c3785.shtml
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