Da giovedì a domenica i lavori con vescovi provenienti da 190 Paesi. Ma le associazioni chiedono di poter incontrare Francesco che sarà presente a tutte le fasi del dibattito
Peter Isely, portavoce di «Ending clergy abuse», scuote la testa: «Devono agire, dov’è il piano? Non c’è». Juan Carlos Cruz, vittima del pedofilo cileno Karadima, considera: «Il Papa sta facendo quello che può, i vescovi lo seguano, ora o mai più». Zanardi è duro con la Chiesa Italiana: «Faccia chiarezza e imponga ai vescovi l’obbligo di denuncia. A Scicluna ho detto che devono cacciare chi ha coperto, come Delpini a Milano con don Mauro Galli e Sepe a Napoli con don Silverio Mura».
Giovedì mattina al summit parlerà Francesco. Poi il confronto: responsabilità del vescovo, trasparenza. Padre Zollner è chiaro: «Oggi un vescovo rende conto direttamente solo al Papa. Significa che il Papa dovrebbe controllare 5.100 vescovi, il che non è possibile». I cardinali ultraconservatori Burke e Brandmüller, già firmatari dei «dubia» contro le aperture di Bergoglio, collegano gli abusi alla «piaga dell’agenda omosessuale nella Chiesa» e all’abbandono della «legge morale assoluta». Francesco ieri non l’ha mandata a dire: «Coloro che passano la vita accusando, accusando, accusando, sono – non dirò figli, perché il diavolo non ne ha – ma amici, cugini, parenti del diavolo».
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_febbraio_21/summit-pedofilia-vittime-vaticano-intervenite-9e81d7bc-35ad-11e9-a9b4-ecf4c6ca5234.shtml#
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.