Il porporato 77enne, fino ad oggi alla guida della diocesi di Washington, era stato criticato per come aveva gestito alcuni casi quando era vescovo di Pittsburg. Una lettera del Papa lo ringrazia per la scelta di lasciare
Papa Francesco ha accettato la rinuncia da arcivescovo di Washington del cardinale Donald Wuerl, 78 anni il prossimo novembre. Il porporato è stato al centro di critiche e contestazioni negli ultimi due mesi, dopo la pubblicazione del Report del Grand Jury della Pennsylvania, il dossier che raccoglie le testimonianze di abusi su minori avvenute nello Stato nordamericano negli ultimi settant’anni. L’accettazione delle dimissioni è stata accompagnata da una lettera personale del Pontefice al porporato, che lo nomina amministratore apostolico e lo elogia per la decisione da lui presa di lasciare l’incarico per il bene della Chiesa e della sua unità.
Wuerl, nominato arcivescovo di Washington da Benedetto XVI nel 2006, dopo l’accettazione della rinuncia dell’allora cardinale Theodore McCarrick – molestatore di seminaristi ora duramente sanzionato da Papa Francesco che gli ha tolto la porpora a seguito di una fondata denuncia per abuso su un minore avvenuta a New York nei primi anni Settanta – aveva già presentato le dimissioni nel novembre 2015, al compimento dei canonici 75 anni. Ma aveva ottenuto una proroga biennale, abbastanza consueta nel caso di cardinali arcivescovi. Ma si sono dati diversi casi nel recente passato di prelati degli Stati Uniti rimasti al loro posto anche fino agli ottant’anni.
Il report del Grand Jury della Pennsylvania, pubblicato a metà agosto 2018, lo ha chiamato in causa per non aver agito correttamente nel gestire i casi di alcuni preti abusatori negli anni in cui era vescovo di Pittsburg, anche se gli viene riconosciuto di aver agito bene in altri casi, dimostrandosi in anticipo sui tempi. Wuerl è stato uno dei porporati più impegnati nella lotta agli abusi sui minori, in linea con la «tolleranza zero» inaugurata da Papa Ratzinger e ribadita da Papa Bergoglio.
Già nel 1989, la diocesi di Pittsburgh aveva istituito un “Internal Review Board” per la gestione dei casi di abuso, tredici anni prima che queste commissioni diventassero obbligatorie. Il report del Grand Jury imputa a Wuerl di non aver agito correttamente, in particolare nel caso di padre George Zirwas, accusato più volte di abusi e di molestie tra il 1988 e il 1995. Era stato più volte visitato da psichiatri e riassegnato in varie parrocchie, per essere infine congedato nel 1995. Si era quindi trasferito a Cuba, dove è morto assassinato nel 2001.
Il cardinale Wuerl era venuto a Roma, in Vaticano, a fine agosto, per incontrare il Papa e al suo ritorno aveva scritto al clero della diocesi di aver chiesto a Francesco «di discernere quale fosse per me la migliore decisione da prendere mentre affrontiamo nuove rivelazioni sull’estensione dell’orrore degli abusi clericali sui minori e dei fallimenti dei vescovi nel sorvegliare».
Il cardinale aveva spiegato che Francesco lo aveva invitato a dialogare con i sacerdoti prima di prendere decisioni sul futuro. Wuerl aveva ottenuto il sostegno di molti sacerdoti, ma ce n’erano diversi che gli hanno chiesto di lasciare. Così, in una seconda lettera, l’11 settembre l’arcivescovo di Washington aveva annunciato che sarebbe presto tornato a Roma per discutere delle sue dimissioni chiedendo al Pontefice di accettarle.
Vista l’età, l’avvicinarsi dei 78 anni, l’accoglimento della rinuncia non può certo essere visto come una punizione. Anche se è altrettanto certo che senza il Report del Grand Jury e le polemiche delle ultime settimane, alimentate anche dal dossier Viganò (molto duro con Wuerl), l’arcivescovo di Washington sarebbe rimasto al suo posto ancora per qualche tempo.
È significativo poi che l’annuncio, pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa vaticana a mezzogiorno del 12 ottobre 2018, sia stato accompagnato da una lettera personale di Papa Francesco al porporato, con la quale il Pontefice precisa di aver acconsentito a una richiesta di Wuerl – presentata per iscritto il 21 settembre scorso – che ha voluto in questo modo favorire l’unità e la pacificazione della Chiesa diocesana: «Riconosco nella tua richiesta il cuore del pastore che, allargando lo sguardo per riconoscere un bene maggiore che può giovare alla totalità del corpo, privilegia azioni che sostengano, stimolino e facciano crescere l’unità e la missione della Chiesa al di sopra di ogni tipo di sterile divisione seminata dal padre della menzogna, il quale, cercando di ferire il pastore, non vuole altro che le pecore si disperdano».
«Possiedi elementi sufficienti per “giustificare” il tuo agire e distinguere tra ciò che significa coprire delitti o non occuparsi dei problemi, e commettere qualche errore. Tuttavia, la tua nobiltà ti ha condotto a non usare questa via di difesa. Di questo sono orgoglioso e ti ringrazio». Parole non certamente di circostanza. Colpisce ancora una volta la preoccupazione del Pontefice per la divisione seminata nella Chiesa dal demonio.
http://www.lastampa.it/2018/10/12/vaticaninsider/scandalo-abusi-negli-usa-accettate-le-dimissioni-del-cardinale-wuerl-26Pa2ygBbhH0RyKB14dKEP/pagina.html