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STRAPPATO ALLE GRINFIE DELL’FBI – PER QUESTO IL MONSIGNORE PEDOFILO E’ STATO PRIMA TRASFERITO IN VATICANO E POI ARRESTATO

Redazione Web by Redazione Web
10 Aprile 2018
in Cronaca
Reading Time: 4 mins read
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STRAPPATO ALLE GRINFIE DELL’FBI – PER QUESTO IL MONSIGNORE PEDOFILO E’ STATO PRIMA TRASFERITO IN VATICANO E POI ARRESTATO: DA SEI MESI VIVE COME UN NABABBO DENTRO LE SACRE MURA – BECCIU ERA CONTRARIO AL RIENTRO: VOLEVA FARLO MARCIRE NELLE CARCERI AMERICANE

Franca Giansoldati per il Messaggero

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Ingente materiale pedopornografico. Dietro quell’aggettivo ingente si celano migliaia e migliaia di file, filmati e fotografie ricevuti, scambiati e condivisi sul web. Bambini e ragazzini violati nell’anima, prima ancora che nel corpo. Monsignor Carlo Capella, il diplomatico del Papa, è stato arrestato ieri mattina dalla Gendarmeria e trasferito dal suo alloggio provvisorio, un bell’appartamento nel palazzo dei Penitenzieri, praticamente accanto a Santa Marta, in una cella situata dalla parte opposta del piccolo Stato pontificio, a ridosso delle mura michelangiolesche.

Sei mesi fa quando il Dipartimento di Stato americano aveva comunicato alla Segreteria di Stato che un monsignore della Nunziatura a Washington aveva scambiato materiale pedopornografico infrangendo la legge rigorosissima sulla tutela dei minori, e che proprio per questo di lì a poco l’Fbi avrebbe proceduto al suo arresto, i vertici della Santa Sede decisero di avvalersi della prerogativa degli Stati sovrani richiamandolo di corsa a Roma. Il diplomatico era coperto dall’immunità. Una mossa politica che di fatto ha salvato monsignor Capella dalla giustizia d’Oltreoceano evitandogli un processo negli Stati Uniti o in Canada, dove sarebbero avvenuti gli scambi di materiale hot. Foto e filmati scabrosi aventi come oggetto bambini.

LE INDAGINI

CARLO CAPELLA

I fatti risalgono al periodo di Natale del 2016 quando Capella si recò come ospite in una parrocchia dell’Ontario. La polizia canadese alle prese con una gigantesca operazione contro la pedofilia, arrivò ad individuare nella rete dei pedofili uno dei computer parrocchiali e determinare gli accessi utilizzati, fino ad arrivare a formulare precise accuse sul numero due della Nunziatura americana.

Monsignor Capella, cinquant’anni, consigliere di prima classe negli Usa era un personaggio di spicco. Tra i suoi compiti in nunziatura aveva anche il delicatissimo incarico di sistemare le future nomine dei vescovi, scegliendo o scartando i candidati all’episcopato. Praticamente una debacle per l’intera struttura vaticana. A settembre la decisione richiamarlo in Vaticano – come era sempre stato fatto anche in passato per altre vicende giudiziarie – finì ripercorrere la solita prassi e salvaguardare le prerogative dello Stato.

In quei giorni il Sostituto alla Segreteria, monsignor Angelo Becciu, si trovava fuori Roma per il periodo di vacanze estivo. Non fu lui a decidere. Anzi pare non fosse proprio d’accordo sulla linea del rientro. Dal Vaticano fu così pubblicato un comunicato (privo del nome del prelato) che confermava la notifica del Dipartimento di Stato americano per via diplomatica e la possibile violazione delle norme sulla pornografia minorile. In quelle poche righe si aggiungeva che era stata aperta una indagine, naturalmente top secret perché la trasparenza del tribunale vaticano si è dimostrata regolarmente assente.

MONSIGNOR BECCIU

I vescovi americani qualche giorno dopo – choccati per questa vicenda, chiesero al Papa spiegazione sul perché un indagato per pedo pornografia fosse stato richiamato a Roma. «Questa è una questione serissima. Speriamo che la Santa Sede possa fare una investigazione trasparente in conformità alle leggi che proteggono i minor» aveva detto il cardinale Daniel Di Nardo, presidente della conferenza americana, non nascondendo la propria preoccupazione.

Il possesso di materiale pedo pornografico è considerato un crimine canonico dalla Chiesa. Papa Ratzinger prima e successivamente Papa Francesco hanno inasprito le pene per chi detiene o scambia foto pornografiche con minori. Le pene prevedono anche la dismissione allo stato laicale del prete. Cosa che però non sempre viene fatta valere.

KARADIMA

Il caso del pedofilo seriale del Cile, Karadima, è un esempio che sta scuotendo le coscienze in America: nonostante gli abusi riscontrati l’ottuagenario sacerdote vive in una casa di riposo alle porte di Santiago del Cile, celebrando la messa ogni mattina. Capella ora dovrà presentarsi in tribunale. In questi sei mesi ha potuto vivere senza alcuna restrizione in Vaticano, ricevendo la visita di tanti amici sacerdoti e anche di alcuni cardinali molto in vista.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/strappato-grinfie-dell-rsquo-fbi-ndash-questo-monsignore-171078.htm

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