Il sacerdote accusato di abusi a Nola: il giallo del doppio nome. Le mamme stanno raccogliendo altre informazioni in paese
MONTÙ. Il vescovo di Tortona verrà a Montù con le informazioni raccolte sul caso don Silverio. Non si ferma, infatti, la mobilitazione delle famiglie del paese per il caso di don Silverio Mura, il sacerdote napoletano accusato di abusi sessuali (il caso è stato riaperto dal Vaticano), che è rimasto per circa un anno nel paese oltrepadano sotto falso nome.
E proprio sull’identità utilizzata per nascondere il suo passato, don Saverio Aversano, emergono nuovi sviluppi: il cognome è quello della madre, scomparsa alla fine del 2016, poco prima che il sacerdote partisse da Ponticelli per approdare in Oltrepo. Inoltre sembra che nei giorni precedenti alla fuga avesse fatto scorta di farmaci, come se si stesse preparando a lasciare il paese, avvisato da qualcuno.
Le mamme investigatrici A guidare la mobilitazione c’è il gruppo di mamme del paese, i cui bambini frequentavano il catechismo proprio con don Silverio/Saverio. Superato il rammarico per non essere riuscite a fermarlo in tempo, ora hanno deciso di proseguire nelle indagini e hanno lanciato un tam tam sui social.
«Nel nostro piccolo qualcosa siamo già riusciti a fare – commentano -. Ora ci auguriamo che questa mobilitazione anche a livello nazionale contribuisca a scovarlo». Nel frattempo le mamme stanno cercando di capire dai loro figli come si comportava durante il catechismo: «Era molto severo e durante gli incontri non volava una mosca – spiegano -. Voleva che i bambini imparassero le preghiere in latino.
Inoltre parlava spesso del diavolo». Uno degli aspetti più inquietanti della vicenda resta quello del falso nome con cui si spacciava don Silverio: «Quando è arrivato si è sempre presentato come don Saverio» assicura un abitante del paese. Questa identità fasulla sarebbe stata utilizzata anche in altre occasioni, visto che, nell’ultimo anno, la corrispondenza arrivava in canonica a nome di don Saverio Aversano.
Nessuno, però, al suo arrivo, ha chiesto i documenti al sacerdote. L’altro enigma riguarda l’arrivo del sacerdote a Montù come aiuto pastorale dalla diocesi di Nola. I legami tra la diocesi campana e quella di Tortona partono da lontano e sono legati al vescovo Egisto Melchiori: prima di diventare vescovo di Tortona, infatti, Melchiori fu per dieci anni, dal 1924 al 1934, vescovo di Nola e da lì porto con sé a Tortona il giovane Arturo D’Onofrio, che poi fu ordinato sacerdote.
D’Onofrio scese di nuovo a Nola nel 1943 e fondò la Congregazione dei missionari della Divina Redenzione, che nel 2010 tornò con padre Egidio Pittiglio a reggere la parrocchia di Montù. Nel 2014, poi, padre Egidio divenne superiore della Congregazione e fu nominato parroco padre Simone Baggio. Nell’ottobre 2016 è stato proprio padre Simone a chiedere alla diocesi di Nola un aiuto per la celebrazione delle messe (sotto la parrocchia ricadono anche le chiese di Costamontefedele, San Damiano al Colle, Villa Marone, Mondonico, Soriasco e Donelasco) tramite padre Egidio, che, non a caso, la settimana scorsa era a Montù, probabilmente per cercare una soluzione. Prima del servizio in tv de “Le Iene” (che ha sollevato il caso) intorno alla figura di don Silverio/Saverio non sono mai sorti dei sospetti: «Era quasi sempre sorridente – afferma un residente – Partecipava alle iniziative della parrocchia, come il pranzo degli anziani, andava a benedire le case ed è anche andato a dare l’estrema unzione ad un parrocchiano». Ora i fedeli attendono risposte dalla diocesi di Tortona, che non si è ancora espressa: «Padre Simone ci ha assicurato che il vescovo Viola sta raccogliendo informazioni sulla vicenda e che presto verrà a Montù a parlare con la comunità. Lo aspettiamo» concludono le mamme.
Oliviero Maggi
http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2018/03/22/news/don-silverio-anche-il-vescovo-indaga-1.16625999
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