Forse a qualcuno sembrerà un po’ eccessivo, altri si chiederanno perché Diego non si lascia il passato alle spalle, bene ve lo dico io, non si può perché non è possibile dimenticare un evento le cui conseguenze traumatiche diventano parte integrante e devastante della vita di tutti i giorni, ogni mattina si svegliano con te, sono sempre li anche quando riesci a trovare un fragile equilibrio.
Ho parlato con lui poco fa al telefono, forse voleva un consiglio, una rassicurazione che spero avergli dato dicendogli che ha tutto il mio personale appoggio e quello dell’associazione.
Diego Esposito non vuole fare nulla di illegale, vuole avviare una protesta civile e non violenta chiedendo semplicemente che don Silverio Mura sia processato, vuole solo giustizia per quello che ha dovuto subire, perché dopo tre inchieste insabbiate, otto anni di attesa, dopo aver visto riconfermato il cardinale Sepe, grande insabbiatore del suo caso, dopo aver fatto due scioperi della fame e non aver ottenuto alcuna risposta da chi a parole grida “tolleranza zero”, dopo aver scoperto che il suo abusatore da un anno esercitava sotto falso nome insegnando il catechismo ai bambini di Montù Beccaria proprio come quando adescò lui, Diego Esposito vuole legittimamente e civilmente reclamare i suoi diritti costituzionali, a lui sottratti da uno Stato estero che ad oggi, tranne il danno subito da Diego non ha concretizzato nulla disattendendo le stesse false speranze che quello Stato estero gli ha dato.
Con questa premessa Diego Esposito vuole dare ancora qualche giorno alla Santa Sede per rispondere su un caso di cui dopo otto anni ha tutti gli elementi necessari per poter dare una risposta pressoché immediata e soprattutto, questa volta concreta; annuncia che se così non sarà tra 15 giorni inizierà la sua protesta civile e non violenta e noi della Rete L’ABUSO non possiamo non essere tutti con lui.
Francesco Zanardi
Presidente della Rete L’ABUSO