Dopo le polemiche il Papa rinnova il gruppo di lavoro Col cardinale O’Malley pure Caffo (Telefono Azzurro)
Roma Dopo le defezioni, le accuse incrociate e le polemiche, Papa Francesco rinnova la Pontificia commissione per la tutela dei minori, il gruppo di lavoro che da anni, su mandato diretto del Pontefice lavora sui casi di pedofilia nella Chiesa, per sostenere le vittime ed evitare nuovi scandali.
Bergoglio lo aveva promesso di ritorno dal viaggio in Cile e in Perù, soprattutto dopo l’esplosione del caso Barros, il vescovo cileno accusato di aver coperto dei casi di pedofilia nella sua diocesi (caso che aveva dato adito a polemiche e per il quale papa Francesco si era anche scusato pubblicamente per aver utilizzato parole poco consone): la Commissione per la tutela dei minori, aveva annunciato il Papa, sarà rinnovata. E così ieri è arrivata la notizia che Francesco ha confermato il cardinale O’Malley, arcivescovo di Boston, alla guida del gruppo di lavoro ma allo stesso tempo ha rafforzato ancora di più il team, proprio per poter affrontare il problema con ancora più decisione.
Oltre alla conferma di sette membri, ne arrivano altri nove provenienti da varie parti del mondo, tra cui le Isole Tonga, l’India e l’Australia. Tra i nuovi commissari papali c’è anche un italiano, Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro che collaborerà a stretto contatto con il porporato statunitense e il resto della commissione, di cui fanno parte anche delle vittime di abusi. Proprio qualche giorno fa, il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke, aveva confermato ai giornalisti che diverse volte al mese «il Santo Padre, incontra vittime di abusi sessuali sia individualmente sia in gruppi. Papa Francesco – e, aggiunge Burke – ascolta le vittime e cerca di aiutarle a sanare le gravi ferite causate dagli abusi subiti». Non è un caso che nella Pontificia commissione fresca di rinnovo, ci siano anche delle vittime che per questioni di privacy, come spiegato in un comunicato della Santa Sede, hanno deciso di non rivelare pubblicamente la loro storia, facendolo soltanto all’interno della Commissione. La missione del gruppo di lavoro peraltro è confermata e la nuova membership insieme allo staff, come spiegato in una nota, «inizierà il nuovo mandato ascoltando e imparando da persone che sono state abusate, da membri delle loro famiglie, e da coloro che li supportano». La Commissione assume quindi un nuovo volto e una nuova conformazione, lasciandosi alle spalle le polemiche che negli anni erano state innescate proprio da alcuni membri che poi avevano abbandonato il gruppo di lavoro. Era successo con Marie Collins, vittima di abusi che aveva denunciato pubblicamente la scarsa collaborazione tra la Commissione e alcuni dicasteri della Curia Romana, decidendo infine di lasciare il team per dedicarsi ad altro. Ed era successo anche con Peter Saunders, attivista inglese per la lotta alla pedofilia (e anch’egli vittima di abusi) che dopo un periodo di autosospensione, nel 2017 aveva definitivamente lasciato. Nel suo caso, a far esplodere la polemica, erano state le sue affermazioni contro il cardinale australiano George Pell, prefetto della segreteria dell’economia, oggi in Australia per difendersi proprio dalle accuse di pedofilia. In un’intervista televisiva Saunders, che aveva chiesto le dimissioni del porporato, aveva detto: «Pell si sta prendendo gioco della commissione contro gli abusi, del Papa stesso ma soprattutto di tutte le vittime e dei sopravvissuti».
Intanto, sempre ieri, è stato diffuso il contenuto di un incontro a porte chiuse tra Papa Francesco e il clero di Roma, nel corso del quale il Pontefice ha annunciato che Paolo VI diventerà santo entro l’anno. Più precisamente, da quanto risulta a Il Giornale, la cerimonia di canonizzazione del pontefice bresciano si terrà nel mese di ottobre in Vaticano. Bergoglio, parlando di un libretto contenente le frasi dei Papi, ha scherzato con i presenti, dicendo: «Nel libretto ci sono due Vescovi di Roma recenti già Santi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, poi Paolo VI sarà santo quest’anno. Uno con la causa di beatificazione in corso, Giovanni Paolo I e infine Benedetto e io, che siamo in lista d’attesa: pregate per noi!».