Papa Francesco è a un bivio. O lascia la Chiesa italiana nella sua anarchia di gestione degli abusi sessuali del clero oppure prende in mano la situazione imponendo regole di comportamento efficaci.
Recenti fatti di cronaca hanno riportato all’attenzione generale una situazione che contraddice clamorosamente la linea di rigore predicata già da Benedetto XVI e ulteriormente ribadita con forza da papa Bergoglio. Permane in Italia un modo di comportarsi della gerarchia ecclesiastica che oscilla tra superficialità, trascuratezza e in ultima analisi sottovalutazione di ciò che lo stupro in età minore rappresenta per la vita intera di una vittima.
A Napoli una vittima denuncia nel 2010 al cardinale Sepe un abuso subito a tredici anni e soltanto nel 2014 su intimazione della Congregazione per la Dottrina della fede l’arcidiocesi apre un’inchiesta formale, che avrebbe dovuto iniziare subito. A Foggia il prete Gianni Trotta viene dismesso nel 2012 dallo stato clericale, ma la Congregazione per la Dottrina della fede raccomanda di “non divulgare i motivi del suo allontanamento per evitare scandalo”. Grave è il risultato di questo silenzio: Trotta, già condannato per abusi, è ora nuovamente sotto processo per reati commessi nei confronti di un’altra decina di bambini.
Emiliano Fittipaldi nel suo libro “Lussuria” (ed. Feltrinelli) elenca altri casi, che mai avrebbero dovuto verificarsi. Il prete Franco Legrottaglie di Ostuni, condannato nel 2000 per libidine violenta su due ragazze, è nominato nel 2010 cappellano dell’ospedale e assegnato a una parrocchia come se niente fosse. Il prete Francesco Rutigliano, sospeso per quattro anni dalle sue funzioni nel 2011 dalla Congregazione per la Dottrina della fede per “abuso di minore” reiterato nel periodo 2006-2008: nel 2015 viene tranquillamente trasferito dalla diocesi di Locri ad una parrocchia di Civitavecchia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/20/abusi-sessuali-del-clero-papa-francesco-deve-riorganizzare-la-cei/3402901/
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