Sul caso di presunti abusi sessuali subiti da A.R. da parte del reverendo S.M. che da qualche anno vive a San Giuseppe Vesuviano «non sono emersi gli elementi sufficienti per avviare un processo penale». Lo spiega la Cancelleria della Curia arcivescovile di Napoli in una nota sul caso sollevato da A.R., che in una lettera inviata al Papa e al prefetto della Congregazione per i vescovi, cardinale Marc Ouellet, denuncia il cardinale Crescenzio Sepe «per la grave negligenza nell’esercizio del proprio ufficio».
Nella lettera l’uomo racconta di essere stato abusato tra il 1986 e il 1992 dal suo insegnante di religione. Il cancelliere arcivescovile padre Luigi Ortaglio nella nota spiega che «nel 2010 la Curia di Napoli aveva ricevuto alcune lettere del signor A.B. e del suo psichiatra che denunciavano presunti abusi subiti dallo stesso dall’età di 13 anni a quella di 17 da parte del reverendo S.M.
Nonostante fino a quel momento il reverendo avesse sempre goduto della stima dei superiori e dei fedeli, svolgendo con dedizione il ministero sacerdotale in due parrocchie, l’arcivescovo incaricò immediatamente il vicario generale di condurre un’indagine per verificare la verosimiglianza delle accuse mosse». Il vicario generale, questa la ricostruzione della Cancelleria della Curia, «incontrò e ascoltò prima A.B., quindi il suo psichiatra, e infine lo stesso don S.M., il quale fin da subito negò decisamente la veridicità di quanto affermato da A.B.». E, «nonostante nulla confermasse le accuse, si convenne insieme al reverendo sull’opportunità di un periodo sabbatico di riposo e distacco dalla parrocchia presso una comunità religiosa, fuori diocesi».
Nel 2014 A.B., prima personalmente poi tramite il suo legale, aveva chiesto «di essere ancora una volta ascoltato dall’Autorità ecclesiastica e di ottenere dall’Arcidiocesi di Napoli un risarcimento per i danni provocati dai presunti abusi da lui denunciati». Nel frattempo «A.B., sostenuto dalla rete “L’Abuso”, si era rivolto al Santo Padre. La Congregazione per la dottrina della fede, come avviene generalmente in questi casi – prosegue la nota – con lettera del 2 ottobre 2014 affidava all’Arcidiocesi di Napoli il compito di effettuare una “investigatio previa”. Pertanto nell’ambito di tale indagine sono stati di nuovo formalmente ascoltati la presunta vittima, il suo psichiatra, l’accusatore, il suo psicologo, vari testimoni, tra cui uno indicato dallo stesso accusatore e un altro spontaneamente presentatosi dopo una nota trasmissione televisiva Rai che si è occupata del caso».
Inoltre, aggiunge la nota, «nell’ambito di tale istruttoria, su indicazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato chiesto al signor A.B. di sottoporsi a una perizia psichiatrica, affidata a un neuropsichiatra specializzato in psicologia forense, vittimologia e criminologia, qualificato per la cosiddetta “ricostruzione della memoria testimoniale”. Purtroppo non è stato possibile espletare tale perizia per il rifiuto del periziando». Quindi, conclude la nota, «trasmessi gli atti dell’attività istruttoria alla Congregazione per la dottrina della fede, questa nel 2016 riteneva non essere emersi gli elementi sufficienti per avviare un processo penale a carico del reverendo don S.M.».
http://www.ilfattovesuviano.it/2017/02/prete-san-giuseppe-abuso-ragazzino-pollena-la-curia-lo-assolve/
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