Don Mauro Inzoli, l’ex dirigente di Comunione e liberazione accusato di abusi sessuali su cinque ragazzini, verserà a ciascuno di loro 25mila euro di risarcimento. Lo ha deciso il gup di Cremona, che ha anche fissato l’udienza per il processo con rito abbreviato: sarà il 29 giugno.
Un risarcimento di 25mila euro a testa per cinque ragazzi che avrebbero subito abusi sessuali. È quanto verserà don Mauro Inzoli, il 66enne ex dirigente di Comunione e liberazione accusato di abusi sessuali e già condannato dal Vaticano a “una vita di preghiera e umile riservatezza”. L’accordo con i minori, che si sono costituiti parti offese, è stato raggiunto nell’udienza preliminare di mercoledì mattina davanti al gup di Cremona Letizia Platè. Il giudice ha anche accolto la richiesta di rito abbreviato – che in caso di condanna assicura lo sconto di un terzo della pena – presentata dai legali del sacerdote: la prima udienza del processo è fissata per il 29 giugno.
Gli abusi contestati sarebbero avvenuti tra il 2004 e il 2008
Don Inzoli, in passato soprannominato don Mercedes per il suo stile di vita, è accusato di otto episodi di abusi sessuali compiuti su cinque ragazzini. I fatti contestati dal procuratore di Cremona Roberto Di Martino si sarebbero verificati tra il 2004 e il 2008, quando don Inzoli era rettore del liceo linguistico Shakespeare di Crema e parroco della chiesa della Santissima Trinità, sempre a Crema. A quell’epoca, le presunte vittime del parroco avevano tra i 12 e i 17 anni di età. Gli abusi – palpeggiamenti, carezze e baci secondo i racconti dei ragazzini – sarebbero avvenuti nello studio del religioso, annesso all’oratorio, e nei luoghi di villeggiatura frequentati dai ragazzini, sempre orbitanti negli ambienti legati a Cl. La Congregazione per la dottrina della fede aveva già sospeso il sacerdote, anche se il Vaticano aveva poi deciso di non trasmettere gli atti alla magistratura italiana.
Nel gennaio 2015 don Inzoli aveva partecipato a un convegno in Regione
Il caso di don Inzoli era tornato alla ribalta nel gennaio 2015, dopo che il religioso era stato notato tra la platea di un contestato convegno sulla “famiglia naturale” promosso dalla Regione Lombardia, che aveva suscitato critiche per la presenza del patrocinio di Expo nella locandina.
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