I fatti durante il campeggio estivo in Trentino. Il sacerdote non avrebbe impedito ad un assistente minorenne di alzare le mani su un dodicenne.
MANTOVA. Il campeggio estivo era stato organizzato dalla parrocchia: alcuni giorni fra giochi e attività in Trentino. Ma per un 12enne la colonia si è conclusa velocemente. Dopo alcuni giorni ha chiesto ai genitori di tornare a casa perché era stato picchiato. Ora la vicenda è finita davanti al giudice. Imputato il parroco di un paese del Mantovano, responsabile della colonia.
Per lui tecnicamente l’accusa è quella di lesioni e abuso dei mezzi di correzione, anche se al sacerdote non si contesta di aver alzato le mani: pur avendone l’obbligo giuridico, sostiene la procura, non aveva impedito ad un assistente (minorenne all’epoca) di picchiare il ragazzino. I difensori del parroco hanno rifiutato il decreto penale di condanna di circa 10 mila euro.
Nel processo entra anche la famiglia come parte civile. Ed è stata la denuncia dei genitori del 12enne a portare all’apertura di un fascicolo da parte della procura, secondo la quale il ragazzino sarebbe stato percosso più volte subendo lesioni e lividi che – secondo il referto dell’ospedale mantovano cui la famiglia si era rivolta – erano state giudicate guaribili in 20 giorni. Percosse che sarebbero state la punizione per il comportamento poco disciplinato del 12enne.
http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2016/03/02/news/il-prete-non-impedi-le-botte-tra-ragazzini-finisce-a-processo-1.13052727?ref=hfmamaec-7
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