“Rubare quei documenti è stato un reato. È un atto deplorevole che non aiuta”. Così Papa Francesco all’Angelus di ieri commenta la pubblicazioni dei libri di Emiliano Fittipaldi, Avarizia, e di Gianluigi Nuzzi, Via crucis, dimostrando senza dubbi che lui ha ben chiara la differenza tra il “peccato” e “il reato”, una differenza che però sfugge quando a subire il reato sono i bambini vittime dei suoi preti pedofili o quando a nascondere il “corpo del reato” sono i suoi ministri, se non addirittura il pontefice in persona come è accaduto nel caso di Józef Wesołowski, il Nunzio Apostolico che Papa Francesco ha sottratto all’autorità giudiziaria Dominicana e a quella Polacca che ne avevano chiesto l’estradizione, puntualmente negata dal Vaticano malgrado i mille proclami di voler collaborare con la giustizia.
Siamo sicuri che il pontefice non ne avrà di certo a male se ci permettiamo di invitare Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi a fare come è nello stile della chiesa, due belle scuse ed è tutto è sistemato.
D’altra parte, almeno questa volta non è stato stuprato nessuno e i due giornalisti non hanno fatto altro che contribuire alla trasparenza così tanto voluta dal Pontefice.
Francesco Zanardi
Portavoce Rete L’ABUSO Onlus
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