Rivolgendosi ai suoi sostenitori in Uruguay don Zappella dal suo profilo facebook fa il nome della vittima. Lo fa nonostante il divieto di pubblicare elementi che permettano di riconoscere le vittime dei reati sessuali (743 bis c. pen) . Lo fa mentre la vittima è appena tornata in Uruguay. Insomma don Zappella cerca di fare terra bruciata intorno alla vittima.
Lo fa mentre il vescovo Borghetti lo elogia come “persona buona e generosa” e non emette nessun provvedimento. Proprio quel vescovo chiamato da papa Francesco a mettere ordine in una diocesi squassata dagli scandali. Intanto minaccia tempesta contro il sacerdote che avrebbe aiutato la vittima a denunciare, dimostrando ben poco spirito di fratellanza verso i suoi colleghi.
Quantomeno sorprendenti sono le dichiarazioni di don Zappella sull’età della vittima. Perché se si volesse credergli, aggraverebbero ancora di più i fatti, perché commessi su persona di età ancora più giovane.
Ma perché don Zappella queste dichiarazioni le fa oggi, sulla stampa, invece che nelle sedi proprie, con denunce? Sarebbe l’occasione per capire cosa effettivamente sa don Zappella e come ha potuto far entrare in Italia la vittima per ospitarla ad Albenga.
Dalla diocesi quindi ci aspettiamo comportamenti coerenti coi suoi poteri autoritativi e disciplinari verso i sacerdoti. Senza tener conto dei doveri pastorali che hanno i vescovi verso i fedeli e l’opinione pubblica.
L’ufficio di Presidenza
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