Ennesima vicenda giudiziaria tra il parroco già condannato per pedofilia e il suo ex ospite.
Sono destinate a continuare a intrecciarsi le vicende giudiziarie che vedono coinvolti, su fronti opposti, un parroco del Ferrarese da tempo accusato di atti di pedofilia verso un minore e il padre del minore, di origine serba, la cui famigli a era stata ospitata dallo stesso parroco nella propria abitazione.
Il parroco, già condannato in primo grado per gli atti di pedofilia (un anno e quattro mesi con sospensione della pena), nonché sospeso a divinis dall’arcivescovo di Ferrara, questa volta figurava nelle vesti di accusatore. Con il sostegno dell’avvocato Maruzzi, si è infatti costituito parte civile contro il serbo 35enne accusato di violenza privata per un episodio avvenuto nel gennaio del 2013. Ieri si è tenuta l’udienza filtro davanti al giudice Bighetti.
In quell’occasione, nel gennaio del 2013 appunto, il parroco ospitò quattro persone venute per visionare un immobile che, secondo l’accusa, vennero “quasi” sequestrate.
Da precisare che da tempo i rapporti fra i due si erano incrinati e il ‘don’ desiderava che la famiglia serba che stava ospitando trovasse una nuova sistemazione. Il 35enne capofamiglia non la vedeva allo stesso modo e ne nacque una causa civile che darà ragione al sacerdote. Ma la famiglia – marito, moglie e due figli piccoli – non traslocò nemmeno dopo la sentenza di occupazione abusiva dell’appartamento. È per questo che, quando la coppia sporgerà denuncia per gli atti di pedofilia, il prete passerà subito al contrattacco, sostenendo che il suo ospite lo avrebbe ricattato affermando: “Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia”. Da qui la denuncia per estorsione depositata in procura dal parroco, che ha dato origine a un processo a parti invertite tuttora in corso.
Ma tornando all’episodio del gennaio 2013, a un certo punto il 35enne serbo avrebbe pensato di staccare la corrente dello stabile impedendo così ai cinque (il parroco più i quattro ospiti interessati all’immobile) di uscire, dato che il cancello elettrico avrebbe potuto aprirsi solo con la corrente. Inoltre, sempre secondo l’accusa, i cinque sarebbero stati aggrediti verbalmente. Solo l’intervento delle forze dell’ordine avrebbe “liberato” tutti quanti imponendo al 35enne di riattaccare la corrente.
Ieri il giudice Bighetti ha chiesto le prove di quanto affermato, con esame dei testimoni di entrambe le parti (il 35enne è difeso dall’avvocato Montalto), rinviando all’11 marzo per l’istruttoria.
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