Il Comitato dell’Onu contro la tortura sollecita la piena collaborazione del Vaticano. La replica: «Prenderemo in seria considerazione le raccomandazioni»
di Maria Antonietta Calabrò
GINEVRA – Nelle sue raccomandazioni e osservazioni conclusive sul Rapporto presentato dalla Santa Sede, rese note oggi, il Comitato dell’Onu contro la tortura (leggi documento integrale) ha chiesto che il Vaticano dia una piena collaborazione con le autorità civili che perseguono gli abusi nei vari Paesi (fornendo loro tutte le informazioni in possesso della Congregazione per la dottrina della fede), la sospensione immediata dei sacerdoti accusati, pieni poteri d’inchiesta per la nuova Commissione pontificia presieduta dal cardinale Patrick O’Malley, la revisione dei Concordati nazionali (come quello del Laterano con l’Italia) nella parte in cui mettono al riparo la gerarchia cattolica dall’obbligo di denuncia dei reati di cui vengono a conoscenza. E che l’arcivescovo Joseph Wesolowsky, ex nunzio nella Repubblica domenicana, venga o estradato a Porto Rico oppure venga sottoposto a processo penale in Vaticano, poiché non gli può essere riconosciuta l’immunità. Vengono inoltre richiesti alla Santa Sede adeguati risarcimenti per le vittime, e oltre gli indennizzi, misure di riabilitazione e cura sia fisica che psicologica. E questo deve valere anche per gli Ordini religiosi e non solo quando a commettere l’abuso è stato un sacerdote del clero secolare. A questo riguardo viene fatto esplicitamente l’esempio delle «Magdalene Laundries» irlandesi (portate a conoscenza del vasto pubblico dal film «Philomena»). Il Vaticano dovrà infine assicurare sul proprio website ufficiale la pubblicazione delle Raccomandazioni del Comitato in più lingue.
I più letti in questa Categoria
Abusi sessuali
Al di là di tutte le citate richieste specifiche, per la prima volta, in base alla giurisprudenza dello stesso Comitato, gli abusi sui minori dei sacerdoti cattolici , finiscono sotto le prescrizioni della Convenzione contro la tortura, di cui davanti al Comitato è stata chiamata a rispondere la Santa Sede in tutto il mondo, e non solo – è scritto esplicitamente – nel piccolo territorio dello Stato della Città del Vaticano. Questa equiparazione avrà una conseguenza giuridica importante: perché nei tribunali dei Paesi che hanno nel proprio ordinamento il reato di tortura (in Italia e’ stato introdotto il 5 marzo 2014, ed è applicabile a tutti i cittadini e non solo ai pubblici ufficiali) l’abuso sessuale sui minori potrebbe non essere più soggetto a prescrizione. Il Comitato chiede anche che venga assicurato un meccanismo indipendente in cui le vittime possano denunciare in modo confidenziale gli abusi, in modo che possano essere sottratte a pressioni e ricatti. Vengono infine chieste statistiche sui casi di effettiva collaborazione con le autorità civili da parte della Congregazione per la dottrina della Fede. I dati dovranno essere forniti nel prossimo Rapporto che sarà presentato a Ginevra dal Vaticano nel maggio 2018, in base ad una lista di domande che verranno presentate dal Comitato esattamente tra un anno. Il Comitato ha dato atto alla Santa Sede di aver introdotto il reato di tortura nel nuovo codice penale con la lettera apostolica di Papa Francesco dell 11 luglio 2013, e della creazione della nuova Commissione pontificia per la protezione dei minori, il 5 dicembre 2013.E ha ricordato che le linee guida della Congregazione per la dottrina per la fede del 3 maggio 2011 (durante il pontificato di Benedetto XVI) prevedono che «le prescrizioni della legge civile riguardanti la denuncia di questi crimini alle autorità preposte devono essere sempre seguite».
La reazione della Santa Sede
La Santa Sede «prenderà in seria considerazione le raccomandazioni» del Comitato Onu contro la Tortura sulla questione della pedofilia, è stata questa la prima reazione della Santa Sede che ricorda anche l’impegno «finanziario» su questo fronte citando ad esempio i 2,5 miliardi di dollari di risarcimenti alle vittime di pedofilia negli Stati Uniti; sempre negli Usa sono stati spesi 78 milioni di dollari per le terapie. Una spesa di 20,4 milioni di euro è stata fatta invece dall’arcidiocesi di Dublino.Premesso tutto questo, la Santa Sede torna però a ribadire le sue «osservazioni» contro il metodo che è stato seguito sulla vicenda dalle Nazioni Unite. Ovvero per il Vaticano la pedofilia, pur essendo «un crimine serio e una grave violazione dei diritti umani», non rientra nella Convenzione contro la Tortura.
http://www.corriere.it/esteri/14_maggio_23/onu-inserisce-concetto-tortura-abusi-preti-religiosi-856c2f8c-e267-11e3-ac6b-33bb804580af.shtml
Correlati
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.