Tutti i retroscena degli atti depositati per il caso don Ruggeri
di Alessandro Mazzanti
Fano (Pesaro-Urbino), 4 settembre 2012 – DON RUGGERI, l’ex sacerdote di Orciano, arrestato il 13 luglio scorso per atti sessuali su una minorenne, prosegue abbastanza tranquillo la sua detenzione domiciliare nel convento di Monte Fano, a Fabriano. Ma chi avesse voglia di capire un po’ meglio come e perchè il don sia arrivato fin lì, in viaggio dal carcere di Villa Fastiggi, legga qui sotto. Perchè, come si ricorderà, Lorena Mussoni, il gip che ha firmato nel luglio scorso il suo arresto su richiesta del pm Sante Bascucci, si era opposta alla richiesta di scarcerazione del don, inoltrata il giorno (il 3 agosto) dopo l’incidente probatorio in cui era stata sentita la ragazzina 13enne, nell’aula protetta, alla presenza anche di una psicologa. Ma perchè il gip si era opposta alla scarcerazione o ai domiciliari? I motivi erano fondamentalmente due. Primo, il fatto che la stessa ragazzina aveva dichiarato nell’audizione di essere stata costretta, dal don, a fare certe cose. Insomma, il gip, seguendo logicamente il filo del racconto della minore, non vedeva nessuna forma di consenso, in quei due episodi. Anzi, vedeva «intimidazione». Tanto da avanzare esplicitamente la possibilità, poi emersa anche sul fronte dell’accusa, che al don venga più pesantemente contestato non il reato di atti sessuali con una minore di 14 anni, ma la violenza sessuale. In più, era ipotizzata a carico del don la pericolosità sia della reiterazione del reato sia dell’inquinamento probatorio, tanto da escludere la possibilità degli arresti domicliari. Non solo nella sua casa, a Orciano, ma anche nei conventi, ritenuti dal gip «luoghi non idonei» a permettere che il don non avesse contatti con altre persone informati sui fatti.
IL LEGALE del sacerdote, Gianluca Sposito, impugna l’atto del gip e alla fine convince i giudici del Riesame che il don può avere i domiciliari, in convento, definendolo luogo «adeguatamente lontano dai luoghi frequentati dall’indagato e dalla persona offesa, nonché privi di occasioni di contatto con estranei». E ricostruisce un quadro accusatorio ovviamente diverso rispetto a quello delineato dal gip. Soprattutto, scrive il legale, «parlare di costrizione, anche solo psicologica, appare particolarmente illogico: come fa la minore a sostenere “non potevo far niente”, con fatti svoltisi in un luogo più che pubblico (una spiaggia già frequentata), in orari comunissimi, con più persone presenti, reiterando comunque (al di là degli atti sessuali eventualmente subiti) le uscite con il sacerdote, frequentando la spiaggia addirittura con la sorella maggiore?».
«GLI ATTI sessuali poi —_ prosegue il legale — sono solo baci e carezze, nessuna sollecitazione della zona pubica». E sul concetto di “senso di colpa”: «La minore non ne parla espressamente, ma il concetto le viene affibbiato semplicemente perché dichiara che lei in verità non voleva quelle “attenzioni” (ma nel video è evidente la bilateralità degli atteggiamenti)».
La ragazzina, argomenta anche il legale, è sì intimidita, ma in un altro senso. «Le sue risposte a molte domande appaiono evidentemente frutto della necessità di compiacere non solo e non tanto il giudice, quanto tutti coloro che sono ben oltre il vetro. In primis i genitori…». E ancora: «La visione del filmato agli atti può aiutare: non si tratta della rappresentazione di un amore rubato o di un soggetto in preda ad un raptus, bensì di un contesto ludico e affettivo, dove due “adolescenti” appaiono scambiarsi affettività. Proprio quel “bene” che l’indagato stigmatizza come “sbagliato”».
Alessandro Mazzanti
http://www.ilrestodelcarlino.it/fano/cronaca/2012/09/04/767259-pedofilia-don-ruggeri-retroscena.shtml