Corte d’appello di Bologna
Non si è ancora conclusa la vicenda giudiziaria del prete, residente nell’alto ferrarese, accusato di aver molestato una decina di bambine affidate all’asilo nido parrocchiale. La vicenda iniziò nel 2005, con la denuncia presentata ai carabinieri da alcune maestre impegnate nella stessa struttura, le quali avevano notato nel comportamento dell’uomo con i più piccoli degli atteggiamenti poco chiari. Le insegnanti, inizialmente timorose nell’esprimere un giudizio così forte sul sacerdote, vennero motivate a presentare i loro dubbi all’autorità dalla direttrice didattica della scuola materna, testimone oculare di alcune attenzioni particolari riservare dall’uomo a una bambina originaria del Kosovo, ospitata assieme ai suoi familiari nella struttura.
Le indagini condotte sulla vicenda portarono il tribunale di Ferrara ad emettere nei confronti dell’uomo una sentenza di colpevolezza, per scontare la quale veniva stabilita una condanna a sei anni e dieci mesi di reclusione (vai all’articolo). L’avvocato del sacerdote, Giuseppe Coliva, ricorse in secondo grado e per questo ieri il caso è stato discusso nella sede della Corte d’Appello di Bologna.
Il legale in aula ha sostenuto come ai danni del’ex sacerdote – l’uomo infatti, già sospeso in via cautelare dall’esercizio di tutte le facoltà sacerdotali nell’aprile 2005, dopo gli arresti domiciliari, è stato ridotto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede allo stato laicale (vai all’articolo) – possa essere stato organizzato un complotto, da parte delle maestre che temevano di perdere il lavoro. Inoltre ha contestato la tardività della denuncia e ha insistito affinché fossero reinterpretati i gesti considerati equivoci. Quest’ultimo punto è stato fermamente rigettato sia dalla procura generale che dalle parti civili.
La discussione si è conclusa con la richiesta di assoluzione da parte della difesa, e in subordine la contestazione per un fatto lieve, a cui si è contrapposta la procura assieme alle parti civili, rappresentate dagli avvocati Colombo e Pritoni, i quali vorrebbero invece la riconferma della sentenza di primo grado.
Il collegio dei giudici, composto dal presidente Pederiali assieme a Di Bari e Passerini, renderà noto il proprio giudizio il 7 marzo.
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