Negli ultimi anni, in tutto il mondo è esploso lo scandalo della pedofilia clericale. Sono all’ordine del giorno i nuovi casi venuti in luce, fino ad ora tutti sistematicamente insabbiati dai membri del clero. Un sistema che attualmente non vede fine poiché le leggi non incentivano il clero alla denuncia ma continuano ad incentivare la cultura del silenzio che, ad oggi, ha prodotto milioni di vittime e migliaia di pedo-criminali in abito talare lasciati in condizioni di continuare a delinquere e produrre altre vittime.
La pedofilia non è una malattia, ma un disturbo della personalità a carattere recidivante. Il nostro non è un pregiudizio ma un dato di fatto: non esiste un solo Vescovo che abbia mai denunciato un sacerdote pedofilo.
Ho personalmente incontrato il Presidente della CEI, il Cardinal Angelo Bagnasco, al quale ho fatto precise denunce ma, purtroppo, nemmeno lui è voluto intervenire. Abbiamo quindi provato a chiedere l’intervento del Papa ma non ha voluto riceverci. Sono migliaia le lettere raccomandate inviate allo Stato estero del Vaticano da vittime, privati cittadini e associazioni, nessuno ha mai ricevuto risposta.
Dal 31 ottobre scorso due cittadini europei, uno dei quali è il sottoscritto Francesco Zanardi Rete L’Abuso, hanno cominciato uno sciopero della fame, una contestazione non violenta contro la mancata applicazione delle linee guida antipedofilia emesse dalla stessa Santa Sede, che però fino ad oggi risultano essere menzogne perché, di fatto, il Vaticano sta continuando ad applicare pesanti ritorsioni su cittadini europei, vittime e testimoni di crimini sessuali commessi dai membri del clero.
Nella “Carta dei diritti fondamentale della U.E.” troviamo;
Articolo 1
Dignità umana
-La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
Articolo 2
Diritto alla vita
-Ogni individuo ha diritto alla vita.
Articolo 3
Diritto all’integrità della persona
-Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica.
Articolo 24
Diritti del bambino
-1. I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità.
-2. In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente.
Articolo 41
Diritto ad una buona amministrazione
1. Ogni individuo ha diritto a che le questioni che lo riguardano siano trattate in modo imparziale, equo ed entro un termine ragionevole dalle istituzioni e dagli organi dell’Unione.
Quello che lo Stato extracomunitario del Vaticano sta commettendo nei paesi membri dell’UE, invalida quella che è la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”. Il Parlamento ha il dovere di intervenire di fronte ai cittadini che stanno subendo crimini e ritorsioni da parte di uno stato estero, che non fa e non farà mai parte dell’Unione Europea, perché per sua natura non è conforme a tutti i principi sui quali si basa la democrazia. Recentemente il Parlamento Europeo ha varato una direttiva in tema di pedocriminalità, ma purtroppo non è applicabile nel caso dei pedocriminali in abito talare.
Pedofilia: il Parlamento Europeo dispone sanzioni più severe per abusi, il Vaticano ringrazia.
Nel corso del dibattito nell’Aula del Parlamento Europeo, la relatrice (PDL) Roberta Angelilli vicepresidente del Parlamento europeo, (PPE, IT) ha dichiarato che “la nuova direttiva per combattere gli abusi sui minori, lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia rappresenta uno strumento legislativo innovatore e un passo avanti per la protezione dei nostri bambini. Il testo sarà a disposizione delle autorità competenti e delle ONG per assicurare la tolleranza zero per tutti i crimini contro i bambini”
Perché non siamo d’accordo su questa direttiva Europea che, vista così, potremmo chiamarla
“Direttiva salva Vaticano”
Teniamo a ricordare che non vogliamo attaccare in nessun modo le Religioni. All’interno delle nostre associazioni collaborano cattolici, appartenenti ad altre religioni, confessioni e anche atei.
Nonostante le statistiche dicano che la percentuale di “pedofili laici” sia equivalente ai “pedofili chierici”, quest’ultima categoria ha un impatto devastante sulle fasce di popolazione più esposte (bambini/e ragazzi/e) che spesso frequentano parrocchie, gruppi o attività ad esse associate.
La fiducia che diamo ad un sacerdote è, per nostra cultura, infinitamente maggiore, ma non teniamo mai conto della cultura del clero, una cultura che insegna il silenzio, insegna a lavare i panni sporchi in casa propria, una costante che emerge in moltissimi, più o meno recenti casi di pedofilia clericale. Possiamo quindi affermare con certezza che esiste un problema specialmente per le gravi omertà, le omissioni e i continui tentativi di insabbiamento che caratterizzano le gerarchie della Chiesa cattolica.
In riferimento alla direttiva approvata nella sessione plenaria dell’U.E. dal 24 al 27 ottobre con 541 voti a favore, 2 contrari e 31 astensioni, riteniamo esistano delle preoccupanti inesattezze e grossolane superficialità che ritroviamo poi nelle stesse domande della gente. La domanda più frequente è: “Perchè la vittima denuncia solo dopo tanti anni?”. Questa domanda è frequente e insidiosa perché tende a far passare la vittima, che finalmente ha trovato il coraggio per denunciare, come poco credibile.
Proprio questo è il perno principale sul quale ruota l’enorme diversità tra “pedofilia laica” e “pedofilia clericale”: quando l’abuso sessuale avviene in famiglia, non è improbabile che qualche componente della famiglia stessa si accorga di ciò che accade. Non è difficile, anche se purtroppo ancora troppo limitato, che i genitori o qualche componente della famiglia scoprano l’abuso osservando irritazioni nelle zone intime o strani comportamenti del figlio e della figlia, come chiusure o alterazioni improvvise del carattere, strane reazioni quando la vittima è in particolari situazioni o vicina al carnefice o ai luoghi in cui sono avvenute le violenze. Questi e altri segnali esistono e sono evidentissimi. In questi casi è possibile che il crimine venga scoperto e successivamente denunciato.
La “pedofilia clericale” è molto diversa. La figura del Prete ha un’influenza maggiore e un credito di credibilità praticamente illimitate nella cerchia dei fedeli. Difficilmente le persone che frequentano la chiesa mettono in discussione la lealtà e la correttezza del prete. Tendenzialmente, potremmo dire nella totalità dei casi, la vittima non viene creduta. Si ritrova da sola ad affrontare pressioni enormi e spesso persino più o meno velate minacce.
Un altro problema è la scelta da parte del prete della “tipologia” di vittima che, generalmente, è un soggetto con una famiglia problematica e in cui la comunicazione è difficoltosa, dove la potenziale preda è, generalmente, poco seguita. Di conseguenza difficilmente si manifestano le condizioni per accorgersi che la vittima ha cambi di umore o evidenti modifiche nelle abitudini. Non cogliendo questi segnali nessuno si metterà al fianco della vittima per sostenerla nell’analisi del trauma e per denunciare. La vittima, se troverà le condizioni favorevoli, denuncerà solo in età adulta.
E qualora trovasse la forza per denunciare verrebbe immediatamente isolata nell’ambito parrocchiale e fatta passare con estrema facilità per bugiarda, facendo leva proprio sui suoi problemi familiari o sociali. Proprio le condizioni che il “pedofilo prete” utilizza per scegliere la propria preda.
Questi sono alcuni dei motivi per i quali riteniamo dannosa e inutile la direttiva U.E. che solo appesantisce la pena ai pedofili.
Ma ci sono altre ragioni.
Il concordato tra Stato e Chiesa, che è differente nei vari Stati membri, in Italia è particolarmente dannoso. Nel protocollo addizionale, revisione del 1984, firmato dall’allora presidente del consiglio Bettino Craxi troviamo la clausola 2. In relazione all’articolo 4 paragrafo B la quale recita:
b) “La Repubblica italiana assicura che l’autorità giudiziaria darà comunicazione all’autorità ecclesiastica competente per territorio (Il Vescovo) dei procedimenti penali promossi a carico di ecclesiastici”.
Credo che non ci sia bisogno di commenti, poiché la norma è sufficientemente chiara. Permette ai Vescovi di correre ai ripari. E non solo nei casi di pedofilia.
Per questi motivi riteniamo sia fondamentale modificare quanto segue:
1) Tempi di prescrizione: Difficilmente un minore denuncerà gli abusi se non molto dopo aver raggiunto l’età adulta e superato i traumi. Il pedofilo ringrazierà per la prescrizione del reato, per questo motivo è fondamentale togliere i tempi di prescrizione che sono una costante che permette nella maggior parte dei casi l’impunibilità dell’abusatore.
2) Apertura degli archivi del Vaticano alla Giustizia Italiana ed Europea: i sacerdoti hanno una funzione educativa che li mette spesso a stretto contatto con i minori. È di fondamentale importanza conoscere la storia del sacerdote. Anche questa mancanza è stata una costante che, fino ad oggi, ha permesso la reiterazione dei reati, semplicemente per il fatto che il pedo-criminale viene spostato in una parrocchia lontana da quella dove aveva commesso gli abusi e nessuno sa niente.
3) Inserimento di pesanti sanzioni penali a chi non denuncia: Ossia a chiunque fornisca qualsiasi genere di copertura al “pedofilo” in quanto gravemente corresponsabile in un atto criminale.
4) Risarcimenti alle vittime: I traumi da “pedofilia” richiedono lunghi tempi lunghi per raggiungere la necessaria consapevolezza e tempi altrettanto lunghi per affrontare un percorso psicologico, normalmente molto costoso. Attualmente le vittime sono condannate a subire i traumi a vita, soprattutto quando sono vittime del clero dato che in questi casi difficilmente si arriva a una condanna del pedofilo.
Le strutture pubbliche non sempre garantiscono questi trattamenti di recupero. Le vittime prendono coscienza di quanto gli è accaduto in età adulta e con una serie di problematiche che si trascinano dal passato proprio perché nessuno è intervenuto. Il “pedofilo prete” in queste condizioni continua indisturbato a commettere abusi, protetto dai Vescovi che non hanno obbligo di denuncia e dalla Legge, la quale difficilmente riesce ad intervenire. Nella grande maggioranza dei casi, per non dire la totalità, il prete verrà spostato di parrocchia in parrocchia, dove nessuno lo conosce: ecco qui la giostra della pedofilia.
RicordandoLe che due cittadini Europei sono in sciopero della fame dal 31 ottobre, chiediamo che una delegazione dei portavoce delle vittime del clero venga ricevuta da Lei al più presto possibile per poter esporre nel dettaglio le ragioni della nostra protesta in quanto cittadini Europei che si trovano di fronte alle gravi problematiche presenti in tutta Europa e nel mondo in tema di pedofilia.
Riteniamo che questo sia un problema urgente in quanto molte di queste vittime, cittadini europei, stanno attualmente subendo pesanti ritorsioni da parte di questo stato estero, il Vaticano, Stato che rifiuta per sua natura qualunque tipo di dialogo a danno dei cittadini dell’Unione e della democraticità dell’Unione stessa.
Alleghiamo un testo tradotto in varie lingue sottoscritto da associazioni nazionali ed internazionali, le quali chiedono a gran voce un intervento di modifica della recente direttiva in tema di pedofilia emessa dal Parlamento Europeo. Lo stesso testo verrà utilizzato per raccogliere firme a sostegno di questo reclamo, firme che Le saranno presentate in occasione di questo incontro che cortesemente Le sollecitiamo.
In attesa di una Sua certa risposta, cogliamo l’occasione per presentarLe cordiali saluti
Francesco Zanardi
Portavoce Rete L’ABUSO
Di seguito il testo di richiesta sottoscritto dalle associazioni e inviato all’Unione Europea
Al presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek
Al presidente della Commissione Europea Josè Barroso
Ai Sig. Europarlamentari
Noi sostenitori delle vittime degli abusi sessuali dei membri della Chiesa cattolica esprimiamo il nostro fermo disappunto riguardo la direttiva antipedofilia, approvata nella sessione plenaria dell’U.E. dal 24 al 27 ottobre con 541 voti a favore, 2 contrari e 31 astensioni.
La direttiva è dannosa oltre che inutile. L’inasprimento delle pene diventa utile qualora venga rimosso l’ostacolo della prescrizione e venga imposto l’obbligo di denuncia dei crimini sessuali per ogni individuo. E’ necessario individuare la responsabilità penale per coloro che non denunciano questi crimini o che, peggio, proteggono chi commette questi crimini.
La direttiva troverà difficilmente bambini che denunceranno gli abusi subiti fino a che non avranno elaborato il trauma e raggiunto l’età adulta. Nel frattempo la prescrizione avrà salvato il criminale e coloro che sapevano, ma non hanno denunciato, continueranno ad invocare questa direttiva che non erano obbligati a farlo.
Niente sui trattamenti sanitari obbligatori da imporre al pedofilo, dato che la pedofilia è un disturbo della personalità a carattere recidivante.
Un altro punto: è troppo poco imporre ai datori di lavoro di informarsi sulle precedenti condanne dei propri dipendenti. Senza uno schedario internazionale accessibile a tutti, dei criminali che non hanno seguito un percorso di recupero psicoterapeutico nessuno potrà proteggere i propri bambini.
I limiti di questa direttiva sono stati immediatamente colti dalle autorità del Vaticano. Mons. Scicluna il 03 novembre 2011, davanti al Senato della Repubblica Italiana ha rivendicato la regola dell’omertà dichiarando che “Il dovere e il diritto di denunciare gli abusi alle autorità superiori spetta ai genitori o ai tutori dei minori interessati”. Rivendicando il diritto all’omertà, il Vaticano scarica sui bambini indifesi e sui loro genitori, spesso inconsapevoli, l’onere di chiedere giustizia. Il tutto anche quando, come spesso accade, le autorità ecclesiastiche sono a conoscenza dell’abuso e preferiscono trasferire il criminale anziché denunciarlo alle autorità civili.
Se non si vuole far da spalla a chi da decenni nega verità e giustizia alle vittime degli abusi sessuali c’è bisogno di un radicale cambiamento di rotta.
Ci auguriamo che le autorità europee , comunitarie e nazionali, comprendono le esigenze che noi esprimiamo.
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