La Chiesa: non obbligatorio denunciare i preti pedofili
13 aprile 2010
| Francesco Peloso
Il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, ha spiegato che il Papa presto prenderà nuove iniziative rispetto allo scandalo pedofilia «che non mancheranno di sorprenderci». Nel frattempo, però, il Vaticano ha pubblicato le linee guida relative al comportamento che deve tenere la Chiesa di fronte ai casi di pedofilia. Non si tratta delle tanto attese nuove norme in materia, ma di quelle già in vigore risalenti al 2003.
In realtà non c’è molto di nuovo: la vera sorpresa consiste anzi nel fatto che non vi saranno aggiornamenti rilevanti. La revisione, si spiega alla fine del documento, non riguarderà le procedure. E cosa dicono queste ultime? Che in caso la legislazione di un Paese lo preveda, il vescovo è tenuto a denunciare il prete pedofilo alle autorità. Vale a dire che l’obbligo di denuncia non è della Chiesa, ma del sistema giuridico che varia da Stato a Stato. Se questo è in vigore (come in Francia, o nei Paesi anglosassoni), i vescovi vi si devono attenere, se altrove esiste il reato di pedofilia, ma non l’obbligo di denuncia (come in Italia) la Chiesa «invita le vittime a rivolgersi alle autorità civili».
Se per esempio, qualcuno denuncia a un parroco di avere subìto abusi da un prete, in Italia il parroco non è obbligato a denunciare il caso alla magistratura, mentre in Francia sì; in entrambi i casi, però, viene avviato un processo canonico. Si tratta, insomma, di un mezzo bluff.
E che di questo si trattava lo aveva spiegato giorni fa il procuratore generale del Vaticano, monsignor Charles Scicluna, della Congregazione per la dottrina per la fede. «Noi non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime». Solo laddove il sistema giuridico lo prevede, aggiungeva, e cioè nei Paesi anglosassoni e in Francia, «i vescovi, se vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all’autorità giudiziaria». «Si tratta – aggiungeva Scicluna – di un dovere gravoso perché questi vescovi sono costretti a compiere un gesto paragonabile a quello compiuto da un genitore che denuncia un proprio figlio. Ciononostante, la nostra indicazione in questi casi è di rispettare la legge».
Le affermazioni di Scicluna spiegano al meglio quanto previsto dalle linee guida, e cioè che «Si deve sempre seguire il diritto civile in materia di notifica di crimini alle autorità competenti». E’ infatti questo uno dei passaggi chiave del documento, in alcuni casi erroneamente valutato come obbligo di denuncia alla magistratura che invece è sempre stato escluso dal diritto canonico anche per il reato particolarmente grave, «delicata graviora», della pedofilia. Mentre è confermato che il Papa, in casi speciali, potrà procedere allo «spretamento» immediato del sacerdote colpevole.
Infine va sottolineato che si profila un aggiornamento di basso profilo di questa visione. Le procedure non cambieranno nella sostanza, è scritto nel documento, non c’è dunque da attendersi nessuna novità di rilievo come quella proposta, per esempio, dal presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Roberto Zollitsch che aveva proposto di far marciare il processo penale civile e quello canonico su due binari paralleli, senza che il secondo influenzasse il primo.
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/mondo/2010/04/13/AMjp1bbD-obbligatorio_pedofili_denunciare.shtml