MARILÙ MUSTO È stata aperta un’istruttoria presso la Congregazione della dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio, sul caso di don Marco Cerullo, il prete di Villa Literno condannato a sei anni e otto mesi di carcere per aver violentato un suo alunno di dodici anni nelle campagne tra Villa Literno e Casal di Principe nel dicembre del 2007, pochi giorni prima di Natale.
Era stato proprio il pretesto di un progetto scolastico sul Natale a spingere don Marco a portare con sé l’alunno fuori dall’istituto scolastico e ad abusare di lui: «Andiamo a comprare i colori per addobbare il presepe», aveva detto alle insegnanti. Poi, nella segreteria della scuola, pochi minuti dopo, arrivò la telefonata dei carabinieri che avvertiva il vicepreside dell’arresto del sacerdote, colto in flagranza di reato.
Il consulente della Procura di Santa Maria Capua Vetere nella sua perizia, durante il processo, aveva spiegato che gli abusi erano avvenuti più di una volta, non solo in auto ma anche nell’abitazione del religioso. Don Marco avrebbe inviato «messaggi amorosi al bambino persino paventandogli la possibilità di morire qualora non avesse accondisceso ai suoi approcci sessuali». L’insegnante di religione che tutti consideravano «un giovanotto buono e gentile» e che all’epoca dei fatti aveva trentatré anni, è tuttora ospite di una comunità cattolica in provincia di Frosinone, ma la sua permanenza nel centro di accoglienza potrebbe terminare con l’applicazione, da parte della magistratura, del nuovo provvedimento normativo antiviolenze che ha esteso l’obbligatorietà della custodia in carcere per i reati di violenza sessuale. Il tribunale ecclesiastico di Roma, in modo parallelo, ha aperto a sua volta un’indagine sui fatti contestati al giovane sacerdote al termine della quale a don Marco potrebbe essere vietato, in modo definitivo, di amministrare i sacramenti.
Un passo in avanti è stato fatto anche da chi fino ad ora aveva taciuto nei confronti di questa vicenda. Il vescovo di Aversa Mario Milano, infatti, ha avviato il procedimento di sospensione «a divinis», cioè la sanzione disciplinare che sospende il sacerdote fino a quando la Congregazione non si pronuncerà in merito. Il caso di don Marco, insegnante di religione nella scuola media di Villa Literno e viceparroco nella chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe, si è chiuso con una sentenza in primo grado emessa dal gip Francesco Chiaromonte del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione. L’avvocato del sacerdote, Carmine Ucciero, ha impugnato la sentenza dinanzi alla corte di appello e l’avvocato della vittima, Costantino Puocci, in questi giorni dovrà notificare l’esecutività del risarcimento danni riconosciuto alla famiglia del bambino per una somma pari a cinquanta mila euro.
Ma la pena inflitta al sacerdote è sembrata troppo mite anche per il procuratore generale che è ricorso innanzi alla corte di cassazione contro la condanna emessa dal gip di Santa Maria Capua Vetere ritenendo quest’ultima più lieve di quella dovuta. Il gip sammaritano, infatti, secondo la Procura generale, avrebbe omesso di applicare interdizioni più rigide.
http://sfoglia.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20090322&ediz=CASERTA&npag=42&file=obj_4145.xml&type=STANDARD
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.