Padre Vittorio: don Pier non mi ha mai rivelato nulla – TORINO
No. Non è vero. Sono tutte falsità. Don Bertagna ha perso completamente la testa. Credo che accusare me sia un modo per scaricare la sua coscienza, ha addirittura confessato trenta episodi di molestia, vuole liberarsi di un peso, evidentemente. Vuole tirare dentro tutti…».
Padre Gian Vittorio Cappelletto, per i suoi fedeli semplicemente «il John», accetta di parlare per la prima volta. Aspetta sul portone di via Cernaia 44, davanti alla sede dei Ricostruttori nella Preghiera. Sandali neri e calze blu, lunga barba bianca da asceta. In ascensore schiaccia il bottone del terzo piano. «Sono giorni tremendi», mormora.
Sa che nelle carte che condannano per pedofilia il suo sacerdote Pier Angelo Bertagna, lui ricorrere diverse volte. Non lo avrebbe allontanato pur sapendo. Quello che ancora Cappelletto non sa è che anche due genitori hanno firmato un verbale contro di lui. Entra nel suo ufficio, si siede dietro un quadro che raffigura Padre Pio. Ogni tanto si tiene ai braccioli della sedia.
Padre Cappelletto, cosa sta succedendo?
«Casco dal pero, sono stravolto, scioccato. Tutte queste accuse sono false, completamente inventate. I genitori non mi hanno mai messo al corrente delle violenze subite dai loro bambini, altrimenti sarei intervenuto subito. Ho saputo cosa faceva Bertagna quando ormai era troppo tardi».
Quando, precisamente?
«La notte prima del suo arresto. Eravamo all’abbazia di Farneta, ad Arezzo. Mi dice: “Questa donna mi denuncia”. “Per cosa?”, gli ho chiesto. Lui mi ha spiegato. Ha capito che era malato. Mi sembra di ricordare di aver cercato di parlare con quella donna. Forse le ho anche chiesto se poteva ritirare la denuncia».
Voleva mettere tutto sotto silenzio?
«Assolutamente no. Ho subito parlato con il Vescovo, anche lui è cascato dalle nuvole. Bertagna è stato immediatamente ridotto allo stato laicale».
Ora dov’è?
«Dopo la sentenza di primo grado, vive in una comunità di recupero per tossicodipendenti sul monte Amiata. Non l’ho più visto né sentito, mi hanno consigliato di comportarmi così».
Padre Bertagna al pm: «Nella confessione ho detto tutto a padre Cappelletto». Cosa risponde?
«Disgraziato. Non è vero, non me l’ha mai detto. Ripeto: mai. Se l’avessi saputo in quel contesto non avrei potuto denunciarlo. Ma mi sarei sicuramente fatto carico di una cosa così delicata. L’avrei rimosso, allontanato dai ragazzini, l’avrei fatto curare».
I genitori?
«Mentono. Non li ho mai visti».
Cosa comporta questo inchiesta per i Ricostruttori?
«È un danno enorme. Crediamo di essere una buona comunità, ci stanno tagliando le gambe».
Come ricorda padre Bertagna?
«Faceva la carità, coltivava fiori e li vendeva ai mercati. Era volenteroso, bravo, serio, un uomo grande e grosso, una bella persona: sono stato io a chiedergli di unirsi a noi. In seminario si è comportato perfettamente, ha ricevuto lodi da tutti. Ora si è autoaccusato di trenta casi di pedofilia. Sono sconvolto. Mi ha ingannato».
Il segreto confessionale, anche quando si tratta di pedofilia, e quindi con il pericolo di reiterazione dei reati, può essere infranto?
«Assolutamente no. Non ci sono dubbi. Però i sacerdoti devono consigliare o indurre le persone a lasciare gli incarichi e farsi curare».
http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200809articoli/8185girata.asp
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.