Nell’agenda del vescovo di Como, Diego Coletti – almeno in quella ufficiale – non compare ancora alcuna voce che faccia riferimento a un incontro con don Mauro Stefanoni, l’ex parroco di Laglio condannato in primo grado a 8 anni per violenza sessuale su un minorenne.
Il faccia a faccia era stato fissato per martedì della scorsa settimana, ma è stato annullato all’ultimo minuto e da allora sembra non sia stata stabilita alcuna nuova data. Ieri pomeriggio, in occasione dell’inaugurazione del Museo don Luigi Guanella, però, il vescovo è intervenuto per la prima volta sulla delicata vicenda, seppure con pochissime, misurate parole.
«Non c’è ancora stato un incontro tra me e don Mauro – ha detto monsignor Diego Coletti – Gli devo telefonare ma non ho ancora deciso nulla».
L’intenzione del vescovo è di mantenere il massimo riserbo possibile sull’incontro, in modo da evitare ogni anticipazione e indiscrezione sul faccia a faccia. «Gli telefonerò, ma non c’è molto altro da dire – ha tagliato corto monsignor Coletti – È un fatto assolutamente privato, non intendo certo dirlo a voi prima che a lui». Argomento chiuso, dunque, per il vescovo di Como. Il quale, prima di ieri, dell’inchiesta che coinvolge don Mauro Stefanoni aveva parlato una sola volta, il 29 maggio scorso, dopo la condanna in primo grado del sacerdote. «Prendo atto della sentenza di primo grado – aveva detto a caldo Coletti – Non si possono esprimere allo stato valutazioni di merito. In ogni caso si conferma la piena fiducia nell’operato della magistratura».
Quella che non si è più sentita invece, dal giorno della sentenza, è la voce di don Mauro Stefanoni. Il sacerdote, tuttora ufficialmente in servizio nella parrocchia di Colico (Lecco) non era in aula alla lettura della sentenza e da quel momento si è chiuso in un silenzio assoluto nella casa dei suoi genitori, a Cantù.
«Sento saltuariamente don Mauro – si limita a dire uno dei suoi legali, Guido Bomparola – Non sono a conoscenza delle decisioni della Curia di Como. Quello che più mi interessa in questo momento è lavorare per preparare in maniera adeguata il processo d’appello, che chiederemo immediatamente non appena saranno state depositate le motivazioni della sentenza. So che dopo la condanna il sacerdote ha ricevuto molti messaggi di solidarietà dai parrocchiani e ora attende l’incontro con il vescovo».
Anna Campaniello
http://www.corrierecomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86881
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