A COLPI DI “MITRA”: SUL CASO DI UN PRETE PEDOFILO È GUERRA TRA DUE CARDINALI
LOS ANGELES-ADISTA. Cardinale contro cardinale: è la piega che ha preso la vicenda che ha per protagonista il parroco messicano Nicolás Aguilar, responsabile di abusi sessuali, e che vede da tempo l’arcivescovo di Città del Messico il card. Norberto Rivera Carrera, e l’arcivescovo di Los Angeles, il card.
Roger Mahony, palleggiarsi la responsabilità di aver consentito che l’imputato esercitasse indisturbato le sue attività di prete e pedofilo (v. Adista n. 1/07). Il 14 settembre scorso, di fronte alla Corte Suprema della California, Mahony ha affermato sotto giuramento di non aver mai ricevuto alcuna lettera di avvertimento sulla condotta di Aguilar da parte di Rivera, mentre Rivera, quella lettera, ha sempre sostenuto di averla scritta.
Durante l’interrogatorio di dodici ore, all’arcivescovo e al suo vicario, mons. Thomas Curry, sono stati chiesti i dettagli delle comunicazioni intercorse con Rivera, all’epoca dei fatti vescovo di Tehuacán, diocesi nella quale era attivo l’imputato. Rivera, infatti, è accusato di aver coperto il prete messicano, secondo quanto affermato da quattro delle 60 vittime tra il 1997 e il 1998.
Nel novembre 2006, egli aveva ricevuto dalla Corte Superiore della California una denuncia in tal senso da parte di un testimone protetto appoggiato dalla Rete di sopravvissuti delle vittime di abusi sessuali di preti (Snap), che lo accusava insieme a Mahony e al prete pedofilo. Mahony aveva immediatamente replicato di non essere stato messo al corrente da Rivera del passato del prete, quando nel 1987 lo aveva inviato nella sua diocesi. Ora, davanti alla Corte Suprema, ha confermato la sua posizione sotto giuramento, offrendo così ai giudici un elemento chiave per decidere se vi possono essere le condizioni affinché l’arcivescovo di Città del Messico sia giudicato a Los Angeles.
Da parte sua, Rivera ha sempre sostenuto di aver scritto quella lettera nel marzo 1987, facendo riferimento a sospetti, non comprovati, sulle tendenze di Aguilar. “Non si è mai verificato il caso di un cardinale che punta il dito contro un altro”, ha commentato l’avvocato delle vittime, Jeff Anderson. “Mahony incolpa Rivera e viceversa. È evidente che ognuno dei due contraddice apertamente l’altro”. Rivera si trova in una posizione precaria, poiché alcuni dei documenti che ha prodotto durante l’interrogatorio, anziché scagionarlo, lo accusano.
Nel febbraio scorso, poi, ha firmato una dichiarazione giurata in cui assicurava che la lettera a Mahony esisteva, ma non l’ha mai mostrata. “I due stanno dicendo mezze verità per proteggersi – spiega Anderson -; è chiaro che tutti e due conoscevano fino ad un certo punto la situazione, che entrambi avevano la responsabilità di allontanare questo individuo dal sacerdozio e di informare la polizia, e che non hanno fatto nulla di tutto ciò. Allora non importa che ora dicano non sapevo, non mi hanno detto, non mi è arrivata la lettera, ecc. La questione è che non hanno voluto vedere il problema che avevano davanti, e hanno preferito non sapere”.
Il vicario di Mahony, Curry, dovrà a sua volta rispondere del ritardo di due giorni con cui, nel gennaio 1988, riferì alla polizia degli abusi su minori dei quali Aguilar era accusato da alcune famiglie di Los Angeles, visto che la legislazione dello Stato della California prevede che sospetti di questo tipo debbano essere immediatamente comunicati alle autorità. Ora si attende il 16 ottobre per sapere se Rivera potrà essere giudicato a Los Angeles.
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