(22 novembre 2001)CITTA’ DEL VATICANO– “Quando i missionari recarono per la prima volta il Vangelo agli Aborigeni o ai Maori, alle Isole-Stato, trovarono popoli che già possedevano un antico e profondo senso del sacro. Quei missionari portarono la verità del Vangelo, ma talvolta alcuni cercarono di imporre elementi che erano culturalmente estranei a quei popoli, mentre la Chiesa deve rispettare ogni cultura e mai chiedere alle persone di rinunciarvi”.
Giovanni Paolo II, nella sua esortazione postsinodale Ecclesia in Oceania, firmata e inviata oggi per email a tutte le diocesi del continente, riconosce i soprusi dei missionari che hanno portato la parola del Vangelo al popolo aborigeno. E chiede perdono per il comportamento immorale di preti e religiosi che, in alcune parti dell’Oceania, sono accusati di abusi sessuali.“Sono stati di grave danno – scrive il Papa – per la vita della Chiesa, oltre che causa di grandi sofferenze e di danno spirituale per le vittime, gli abusi sessuali da parte di sacerdoti e di religiosi verificatisi in alcune parti dell’Oceania”.
“I padri sinodali hanno condannato ogni genere di abusi sessuali che, all’interno della Chiesa, sono in profonda contraddizione con l’insegnamento evangelico e hanno espresso le loro scuse incondizionate alle vittime”.Le accuse di abusi cui fa riferimento Giovanni Paolo II risalgono a un rapporto del 1995 consegnato in Vaticano, e ripreso nel marzo scorso dal settimanale americano “National Catholic Reporter”. Dopo una prima ammissione del portavoce della Santa Sede Joaquin Navarro Valls, anche l’Unione superiori generali (Usg) e l’Unione internazionale superiori generali ammisero l’esistenza dei casi di abusi sessuali subiti da suore da parte di religiosi e missionari.
Oggi, Giovanni Paolo II personalmente e a nome di tutta la Chiesa porge le sue scuse a tutte le vittime.Nel primo documento papale spedito per posta elettronica a una Chiesa giovane – prosegue il Papa – stretta tra culture e religioni che l’hanno preceduta e la globalizzazione, tornare ad annunciare la parola di Dio è necessario, ma rispettando questa volta le culture tradizionali, difendendo gli aborigeni e la loro terra minacciata anche da scorie nucleari, promuovendo i diritti umani anche col riconoscimento di errori e colpe dei missionari del tempo passato. Questa, la sfida più grande lanciata dall’esortazione apostolica.
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