La settimana del 18 novembre è dedicata alla preghiera per le vittime di abuso: è l’iniziativa che la Chiesa cattolica porta avanti dal 2020 e a cui aderisce anche la diocesi di Cuneo-Fossano, dove, come in 130 diocesi su 226, è attivo il centro di ascolto chiamato Servizio diocesano per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. A raccontare lo stato dell’arte in Italia è Ludovica Eugenio, torinese, responsabile del settimanale cattolico romano Adista e fra le organizzatrici di un recente convegno milanese sugli abusi nella Chiesa.
“Manca una riflessione strutturata”
«Nel nostro Paese manca ancora una riflessione strutturata sul tema – spiega -. Le vittime non trovano spazio adeguato per farsi ascoltare: fa eccezione la Rete L’Abuso (che dal 2000 ha ricevuto segnalazioni di 24 casi nella Granda, ndr), fondata da Francesco Zanardi – lui stesso vittima a 11 anni – che dal 2010 lavora per mappare i casi, individuare le diocesi a rischio, offrire sostegno psicologico e legale gratuito».
La spinta a una maggiore consapevolezza è arrivata dalla Francia. Nel 2021 il Rapporto Sauvé, una vasta inchiesta indipendente sugli abusi nella Chiesa francese dal 1950 al 2020, ha rivelato cifre impressionanti: 216 mila vittime minorenni di sacerdoti, che salgono a 330 mila includendo i laici collaboratori delle istituzioni cattoliche. I preti coinvolti sarebbero tra 2.900 e 3.200, circa il 3% dei sacerdoti francesi del periodo. Una media che fa rabbrividire: 63 vittime per ogni abusatore.
“La Cei rifiuta di avviare un’indagine indipendente”
«In Italia, invece, la Cei si rifiuta di avviare un’indagine indipendente, sostenendo che qui non esista un problema sistemico – osserva Eugenio -. Eppure, una parte sempre più sensibile del mondo cattolico, spesso composta da gruppi e realtà femminili, chiede con forza più trasparenza e responsabilità».
Secondo Eugenio, la radice del problema affonda nella concezione stessa del ministero ordinato: «Il prete, per tradizione tridentina (1546-1563), viene investito di un potere spirituale che lo colloca ontologicamente sopra i fedeli. L’identificazione eccessiva con il ruolo di “alter Christus” può generare derive di potere, soprattutto se accompagnata da una formazione insufficiente sul piano affettivo, psicologico e sessuale, e dai tabù che ancora gravano sul corpo e sull’altro sesso». Tre quarti degli abusi, spiega, avvengono in contesti di cura pastorale e direzione spirituale, spazi privi di regole codificate. «Sono relazioni profondamente asimmetriche, dove il rischio di abuso di potere è altissimo. Per molte religiose, ad esempio, il direttore spirituale è una figura a cui è dovuta obbedienza». Da qui la richiesta di codici chiari, simili a quelli in vigore nella psicoterapia: confini definiti, formazione adeguata, strumenti di supervisione. Senza una cornice regolativa, la relazione di aiuto rischia distorsioni pericolose.
“Molti fedeli difendono i sacerdoti”
Un altro nodo riguarda la reazione delle comunità. «Molti credenti tendono spontaneamente a difendere il sacerdote, percepito come figura sacra e quindi “oltre” il sospetto. Una idealizzazione che porta a mettere in dubbio la parola delle vittime» afferma Eugenio. Le dinamiche di potere, ricorda, trasformano la fiducia in ferita. «La Chiesa dovrebbe smettere di difendersi dalla sofferenza delle vittime e riconoscere la propria vulnerabilità. È l’unico modo per trasformarla in consapevolezza e guarigione, invece che in vulneranza e ulteriore danno».
I centri di ascolto diocesani – 58 attivi su centotrenta, secondo Rete L’Abuso – sembrano mostrare segnali di indebolimento. «Report che da annuali diventano biennali, équipe spesso non specializzate, dati incompleti e l’assenza dell’obbligo di denuncia alla magistratura, con il rischio che i tempi si allunghino fino alla prescrizione. E non va dimenticata – conclude Eugenio -. La differenza fra diritto canonico e diritto penale: nel primo un prete abusante rischia la dimissione dallo stato clericale; nel secondo, fino a tredici anni di carcere».
https://www.lastampa.it/cuneo/2025/11/22/news/abusi_chiesa_vittime_poco_ascoltate-15406374/










