LUGANO – «Ha agito spinto dalle sue pulsioni più basse. Ma chi frequenta quest’aula sa che abbiamo visto fatti esponenzialmente più gravi». È quanto ha detto stasera alle Assise criminali di Lugano il giudice Amos Pagnamenta, annunciando la condanna del prete ticinese Don Rolando Leo.
Fragilità nell’atto d’accusa – «Tre dei giovani sentiti hanno dichiarato di non aver mai subito i suddetti abusi, per cui non si comprende come mai siano stati inseriti nell’atto d’accusa», ha spiegato Pagnamenta, che ha prosciolto il parroco da molteplici ipotesi di reato. «Certo, potrebbe esserci della vergogna nell’ammettere i fatti, ma può anche essere che davvero nulla sia accaduto. Don Leo sembra poi aver compreso di aver sbagliato, vi è quindi l’attenuante specifica del sincero pentimento».
«Richiesta di pena fuori scala» – Per la Corte la richiesta della pubblica accusa (cinque anni e mezzo di carcere) «è quindi da considerarsi fuori scala e alimenta in modo ingiustificato le speranze delle vittime». Per quanto concerne i massaggi, «si è trattato di toccamenti rapidi, frugali e furtivi sui genitali, ma sopra i vestiti. Più gravi i reati commessi nei confronti della vittima principale, visto che è stato toccato sui genitali mentre dormiva».
«Atti non penalmente rilevanti» – Nell’atto d’accusa «vengono poi menzionati atti che non hanno alcuna rilevanza penale», ha continuato Pagnamenta. «Al contrario di quanto indicato dalla procuratrice pubblica, il toccamento del petto di un uomo, diversamente da quello di una donna, non è ritenuto un atto sessuale. Solo i massaggi in cui vi è stato un contatto con i genitali sono quindi stati ritenuti».
Per quanto riguarda infine la vittima principale, la Corte ha giudicato il suo rapporto con il prete come «stretto, ma non manipolatorio», per cui la coazione sessuale, in molti casi, non è stata ritenuta realizzata.
«Non ha minimizzato, ha ammesso praticamente tutto» – Il comportamento processuale del sacerdote, da ultimo, è stato reputato come positivo. «Durante il procedimento Don Rolando Leo non è sembrato manipolatorio e non è apparso minimizzare i suoi atti», ha sottolineato il giudice. «Al contrario, oggi in aula ha in pratica ammesso tutti i reati costitutivi, cosa che si vede raramente per questo genere di reati».
Il 56enne, in definitiva, è stato condannato per quattro episodi di atti sessuali con fanciulli, tre episodi di coazione sessuale e un episodio di atti sessuali con persone incapace di discernimento o inette a resistere.
La pubblica accusa, lo ricordiamo, aveva chiesto cinque anni e mezzo di carcere, mentre la difesa aveva spinto per una pena massima di tre anni, in gran parte da sospendere con la condizionale, e per la scarcerazione immediata.
https://www.tio.ch/ticino/cronaca/1860308/abusi-sessuali-su-ragazzi-don-rolando-leo-esce-dal-carcere
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