Una lettera anonima: un singolo foglio, scritto al computer. In diciassette righe ci sono il movente, i mandanti e gli esecutori del rapimento di Emanuela Orlandi. “Si parla di Monsignor Casaroli, del carcere Regina Coeli, di Enrico De Pedis e dell’esponente più influente della Santa sede. Ma non solo”. Lo scrive il giornalista d’inchiesta Alessandro Ambrosini che è in possesso di una lettera che custodisce oscure verità sulla scomparsa della cittadina vaticana avvenuta nel giugno del 1983. Lettera che noi de Ilfattoquotidiano.it abbiamo visionato e che, secondo indiscrezioni, sarebbe già stata consegnata agli inquirenti che indagano sulla scomparsa di Orlandi.
2018
La lettera in questione risale a molti anni dopo il rapimento, a un giorno del 2018. E nel 2018, scrive Ambrosini: “La pista più calda, seguita da tutti è quella riferita ai “famosi “cinque fogli” acquisiti da Emiliano Fittipaldi e pubblicati nel suo libro “Gli impostori”. Fogli che raccontano, in voci di bilancio, il periodo successivo al rapimento della ragazza vaticana. Una relazione che porta a Londra”. Questo almeno è quanto emerso dalla nota spese fatta trovare a Fittipaldi in una cassetta di sicurezza del Vaticano durante la fuga di notizie Vatileaks. Questa nota rendiconterebbe tutte le spese sostenute “dal Vaticano per mantenere a Londra la cittadina Emanuela Orlandi” dal 1983 al 1997. Scrive Ambrosini sul suo blog Notte Criminale: “Questa lettera è una lettera che viene dal futuro. Perché dice esattamente ciò che ha detto Marcello Neroni, nove anni prima, parole che sono state pubblicate quattro anni dopo” su Notte Criminale. Lo stesso blog per cui, proprio Ambrosini nel 2009 aveva ottenuto e registrato l’intervista con Marcello Neroni pubblicata tredici anni dopo (nel 2022) sempre su Notte Criminale. Ma chi è e cosa disse Neroni e perché questa lettera è così importante? Ambrosini la indica come una “lettera che viene dal futuro” laddove il passato non è il 1983, anno della scomparsa ma un passato più prossimo a noi.
2009
Tocca tornare all’autunno del 2009. La saga tivù di “Romanzo Criminale” ha riportato l’attenzione sulla Banda della Magliana e anche i veri membri del gruppo di criminali romani iniziano a rilasciare interviste “come divi del cinema noir”. Il dandy del gruppo non può più, perché è stato trucidato in uno scontro a fuoco in via del Pellegrino, nel 1990: è Enrico De Pedis e appena un anno prima è stato tirato in ballo dalla “sua” Sabrina Minardi davanti ai magistrati come esecutore del sequestro di Emanuela.
Dalle dichiarazioni della donna è ripartita la seconda inchiesta sul caso di scomparsa più impenetrabile d’Italia, diretta dal magistrato Giancarlo Capaldo che più volte ha dichiarato ai media e alla commissione d’inchiesta che indaga sul caso, che le sue indagini portarono a un coinvolgimento di de Pedis “nell’organizzare il sequestro della ragazza” nel 1983. Nel 2009, Ambrosini ottiene l’okay per un’intervista esclusiva a Marcello Neroni e di nascosto con un cellulare registra tutto. Oggi Ambrosini scrive: “Neroni non era un criminale in pensione. Lo disse lui stesso chiaramente, durante il nostro incontro: era uno strozzino. Come molti di quelli che fecero parte della Banda. Quando chiediamo di Emanuela, però, la sua risposta sembra uno stridio di unghie sulla lavagna. Non siamo preparati a questa sua verità. Sono parole troppo forti per Emanuela e per Giovanni Paolo II. Troppo forti, per l’immagine che ho di chi, pochi anni dopo, sarà eletto a Santo. Non sta inventando. Non è qualcosa che sta creando in quel momento per scandalizzarci. Troppo inaspettato e grave per essere creduto, lo dice lui stesso. Usa parole grevi, fa nomi e movente. Usa uno slang di strada, rozzo, volutamente sgradevole e sicuramente da “pulire”. Ma preciso nella sua essenza. Neroni non è un criminale normale, è riuscito a “passare da pazzo” per evitare il carcere, ha vissuto la violenza come soluzione e ne ha fatto un suo marchio per gestire “lo strozzo”, per farsi pagare dai commercianti gli incassi delle slot machine che aveva in società con Enrico De Pedis. È stato il nodo tra criminalità e funzionari delle forze dell’ordine, servizi segreti compresi. Una posizione e dei rapporti così forti che poteva tranquillamente avere una sala giochi in una laterale di Via Cola di Rienzo. Tra la palazzina usata dai servizi segreti e la sede operativa della Dia di Roma. Una sala che, a volte, quando lui doveva uscire, erano due agenti dei servizi segreti a gestirla”.
2022
“Alcuni anni dopo, quella registrazione la diedi a Pietro Orlandi. E solo a lui, senza pubblicare mai niente”. Ambrosini quindi nel 2009 prende quella registrazione e la chiude in un cassetto. Ciò che Neroni gli dice quel giorno verrà pubblicato anni dopo, nel dicembre del 2022, quando “il destino sembra dirmi che non ho molto da vivere e decido che, se devo “andarmene” lo devo fare dopo aver aperto i cassetti delle inchieste incompiute. Ne parlo con Pietro Orlandi e così, il 9 dicembre 2022, i frame del racconto di Neroni inerenti il caso di Emanuela Orlandi, vengono pubblicati su Notte Criminale. Le gravi accuse a Giovanni Paolo II, a monsignor Casaroli, a Enrico De Pedis e a due cappellani di Regina Coeli ora, sono al giudizio della gente”, aggiunge Ambrosini. Quell’estratto audio si può ancora ascoltare e contiene, secondo il giornalista di inchiesta le stesse identiche cose scritte nella lettera anonima da cui siamo partiti e di cui Ambrosini sarebbe a conoscenza. “Le tempistiche sono fondamentali e ci raccontano che una lettera anonima, scritta molto probabilmente da qualcuno dentro alle forze dell’ordine o ai servizi segreti racconta le stesse motivazioni, gli stessi esecutori, gli stessi mandanti di un personaggio criminale, vicino a forze dell’ordine e servizi segreti”.
2025
Oggi qualcuno, secondo Ambrosini, è in possesso di questa lettera. “La verità di Neroni che coincide con quella della lettera anonima, fino al 2022 non è mai stata rilanciata su giornali o tv. Tocca nomi di prelati di altissimo spessore. Questa verità viene dal sottobosco criminale, ed è stata recepita da persone in divisa o l’esatto contrario?”, si chiede Ambrosini ovvero: qual è la fonte primaria di questa amara verità su Emanuela Orlandi? I Servizi o la mala romana? Si chiede ancora il giornalista: “Perché nel 2018, si è sentita la necessità da parte presumibilmente di qualcuno interno ai servizi segreti, di far emergere tutto questo? Perché qualche gruppo dei servizi segreti, nel 2018, tratta ancora il caso Orlandi?”, sono domande ancora senza risposta ma che lasciano intravedere scampoli della trappola oscura che da 42 anni trattiene il destino di una ragazzina di 15 anni e le vite di chi ancora ogni giorno la cerca a partire da quel pomeriggio d’estate in cui sembrò dissolversi all’uscita della scuola di musica, nel cuore di Roma. Proprio nella Basilica, quella di Sant’Apollinare in cui Enrico de Pedis fu sepolto con una dispensa speciale concessa dallo Stato Pontificio al rettore della Basilica don Pietro Vergari.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/08/12/emanuela-orlandi-lettera-anonima-rapimento-vaticano-notizie/8092402/
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.