di Alessandro Ambrosini – C’è sempre una lettura sbagliata quando si parla di servizi segreti. Più che sbagliata, è meglio dire che non si può catalogare le “barbe finte” per schemi fissi. I servizi segreti (Sismi e Sisde), sono stati per definizione, l’organismo che spesso è andato in controtendenza ad ogni struttura che implichi delle regole. Il caso Orlandi, come quasi tutti i misteri italiani, ha visto la presenza degli stessi. In più momenti, con più finalità. L’ombra di strutture coperte o meno, è sempre stata presente. Probabilmente, da prima del rapimento. Non parlerò di servizi segreti deviati, non mi è mai piaciuto il termine. Non ho mai trovato questa definizione molto aderente alla realtà. Non esiste il servizio segreto buono o cattivo. Esiste il servizio segreto che risponde a più correnti di potere. Sono quelle che determinano l’azione degli 007. Anche di quelli che vengono definiti deviati. Questo perché non conosciamo quasi mai i retroscena di ciò che avviene veramente, perché non pesiamo mai abbastanza fatti e parole che hanno costruito la Repubblica in cui viviamo.
Nella mia vita, ho incrociato questi personaggi che hanno un nome e cognome (vero o costruito). Hanno un volto e hanno storie che non sono quasi mai “presentabili” all’opinione pubblica. Non sono mai totalmente bianchi, o totalmente neri. Loro galleggiano sulla linea di demarcazione tra il bene e il male. Sempre con uno scopo, sempre con un motivo che può rimanere inspiegabile a tutti, ma non a loro e a chi rispondono. Poteri che non seguono una linea di comando definita. Non pensiamo che tutto sia relegato a ciò che si può leggere nell’organigramma ufficiale. Non pensiamo che tutto ciò che fanno sia riscontrabile nei rapporti ufficiali.
Nella storia, li puoi trovare mentre fiancheggiano mafiosi, ‘ndranghetisti, terroristi o riciclatori. Li puoi percepire nelle centrali appaltanti, li puoi trovare in positivo, o negativo, nei sequestri. Li puoi vedere come registi o attori di fughe, di depistaggi. Sono anonimi e impalpabili, o rumorosi e sempre sopra le righe. Sono lo specchio della società e del “paesaggio” in cui operano. Anche quando non sono più in servizio. E’ il loro mantra: non si smette mai di “servire”. Non sono il male, sono uno strumento indispensabile. Nella misura in cui operano per prevenire pericoli, per risolvere situazioni che possono essere nocive per il nostro Paese. Nella misura di chi li usa. E’ sempre la mano che preme il grilletto che determina la morte di qualcuno, non la pistola inanimata.
I servizi segreti nel caso Orlandi, non sono una novità. Si potrebbe partire da Giulio Gangi, dall’avvocato Egidio, da Rudolf Teuffenbach a Luigi Gastrini. Si potrebbero dare mille spiegazioni dietro a queste figure, e lo faremo andando indietro nel tempo. Perché è importante analizzare e dividere ruoli e momenti storici. Come è importante fare chiarezza su quali sono i confini tra chi è in forza ai servizi segreti, rispetto a chi lavora per essi.
La cattiva informazione creata ad hoc da alcuni giornalisti in malafede (o volutamente ignoranti), molte volte ha cercato di corrodere la credibilità di chi ha cercato di aprire varchi di verità (o di presunta verità), definendosi come ex appartenente ai Servizi segreti. Non trovando riscontro tra gli appartenenti ufficiali, ma volutamente ignorando che potessero lavorare per essi.
Il caso di Luigi Gastrini è l’esempio più eclatante nel caso Orlandi. Quando, presentandosi come ex agente del Sismi, con il nome in codice “Lupo”, si rivelò al pubblico con una telefonata all’emittente televisiva Romauno, durante la presentazione del libro di Peronaci-Orlandi:” Mia sorella Emanuela”. Dando delle indicazioni di massima che poi furono sentite in modo completo dai magistrati di Bolzano.
Quale era la discriminante in riferimento a Gastrini? Il fatto che non rientrasse tra i nominativi ufficiali del Sismi. Una cosa che non dovrebbe stupire chi maneggia questa materia. Gastrini, infatti, fu riconosciuto da un maresciallo dei carabinieri proprio durante la trasmissione. Una stranezza che tanto strana non è.
Lo dico per esperienza personale, gli “avvicinamenti” dei collaboratori ai servizi venne sempre fatta dai carabinieri – quando si trattò di Sismi (Servizio segreto militare) Più raramente per il Sisde ( Servizio segreto civile). Questo per dare delle indicazioni su quanto sia complesso, ma lineare, definirsi o definire qualcuno “appartenente ai Servizi Segreti”.
Allo stesso tempo, trovo sia cialtronesco il modo di qualcuno nel trattare l’informazione distorcendola, ridicolizzandola con l’unico scopo di nascondere anche il minimo straccio di verità che poteva esserci nelle parole di Gastrini. Assist perfetto per una magistratura che non è mai stata felice nell’andare a disturbare certe “strutture”. Soprattutto su certi argomenti, soprattutto quando si deve andare a cercare in determinati periodi storici con più ombre che luci.
C’è poi un secondo aspetto da valutare, che non viene trattato mai abbastanza. Soprattutto nel caso Orlandi, i servizi segreti sono sempre stati trattati come struttura depistante. Molte volte lo sono stati. Molte volte hanno coperto, hanno creato verità alternative. La loro presenza è sempre stata in forma di controllo e copertura in certi anni, in cui l’Italia era al centro dello scacchiere geopolitico europeo e mondiale.
In altri momenti, probabilmente, alcuni di essi hanno usato questa vicenda per mandare messaggi. Ricattatori verso terze persone o meno, conoscendo forse la verità sul rapimento, sul movente, sui mandanti e sugli esecutori. Nulla di strano. E’ dai tempi dell’Ovra che i “servizi” adempiono a questo ruolo. Ma non in maniera organica, non si può pensare che i servizi segreti siano un monolite. Come si diceva all’inizio, i poteri che governano e gestiscono i flussi di informazione, sono molteplici. Rispondono a logiche diverse. Non si sta disegnando una Spectre “alla James Bond”, abbiamo avuto nella storia italiana più di qualche esempio. E’ la realtà dei fatti. Per cui, quando i servizi segreti si palesano nell’ombra non è mai solo per depistare, non sono mai solo bugie che fanno filtrare. Molte volte sono verità mascherate, che solo chi conosce riesce a leggerle.
(SEGUE PARTE 2)
“L’ultimo Servizio”. I servizi segreti nel caso Orlandi non hanno mai smesso di agire (prima parte)