di Stefano BrogioniFIRENZEE’ una condanna definitiva quella di don Emanuele Dondoli, l’ex parroco di Pietramala, nel territorio di Firenzuola, accusato di aver abusato di una giovane parrocchiana. Lo ha stabilito la Cassazione, che ieri ha rigettato il ricorso del difensore dell’ex sacerdote (nel frattempo ridotto alla stato laicale dopo un’istruttoria ecclesiastica e la successiva decisione di Papa Francesco) e confermato quindi la pena a tre anni e otto mesi inflitta dai giudici della corte d’appello fiorentina nel dicembre dell’anno scorso.
Ma l’esito, auspicato dalle parti civili (la persona offesa, rappresentata dall’avvocato Elisabetta Renieri e l’Arcidiocesi di Firenze, con l’avvocato Paolo Ghetti) non era così scontato, alla luce anche della posizione assunta dal procuratore generale, che aveva infatti concluso per l’accoglimento di alcuni punti del ricorso presentato dal difensore dell’ex prete, l’avvocato Francesco Stefani.
La difesa dell’imputato, infatti, aveva tentato di escludere l’Arcidiocesi dalla posizione di parte civile per ricollocarla nel ruolo di responsabile civile (ovvero della figura che provvede materialmente ai risarcimenti) e di mettere in luce alcune contraddizioni della sentenza di condanna riguardo in particolare alla perizia psichiatrica effettuata sulla vittima degli abusi del prete, giudicata capace di testimoniare in aula ma contemporaneamente in una palese situazione di inferiorità psichica che l’aveva portata a subire passivamente le attenzioni sessuali di Dondoli mascherate da “benedizioni“. Infine, la difesa Dondoli aveva chiesto una riduzione della pena che avrebbe dovuto essere ricalcolata in un eventuale appello bis. Appello bis che non ci sarà perché la Terza sezione della Suprema Corte ha invece aderito alla linea dei legali di parte civile. “Mi preme sottolineare – dichiara Ghetti, legale dell’Arcidiocesi – come ancora una volta non è passato il tentativo di considerare la diocesi come possibile terminale risarcitorio per i reati compiuti da religiosi o chierici”.
Si chiude dunque qui una vicenda dolorosissima, iniziata nel 2019 quando la ragazza, 25 anni all’epoca, sporse denuncia contro il religioso a cui si era rivolta per superare un momento di grande difficoltà personale. Gli incontri che avrebbero dovuto aiutarla a ritrovarsi, si tramutarono in approcci di naturale sessuale. La ragazza veniva infatti invitata a spogliarsi per essere cosparsa di olio “santo“ e toccata dappertutto.
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