La prima ad arrivare, con quaranta minuti di anticipo, è una signora sulla settantina. È vestita di tutto punto. Ricambia il saluto, ma alla parola “giornalista” finge un dolore alla schiena e fugge via. «Mi devo sedere subito».
Poi arrivano due famiglie. I bambini scendono dall’auto e corrono in questa parrocchia di Pisa dedicata a Santa Maria Madre della Chiesa. I genitori, dietro, testa bassa, tirano dritto rispondendo alla cronista «no grazie». Sulla porta un uomo sta distribuendo i libretti della messa, parla con un altro fedele e, guardando fuori, grida: «È una giornalista non credente».
Tra poco verranno ufficialmente presentati i bimbi che faranno la comunione a ottobre, ma questa non è una chiesa qualunque. A celebrare la messa ci sarebbe dovuto essere il parroco sospeso perché accusato di pedofilia da due fratelli oggi trentenni. Una denuncia a distanza di 25 anni che ha fatto partire il processo canonico, ma non quello penale, dal momento che è già finito tutto in prescrizione, e che ha fatto calare una cortina di freddezza nella comunità di fedeli. Quasi nessuno parla. Chi lo fa, si dice «perplesso», se non addirittura «sconvolto» per «il polverone alzato su un brav’uomo», commenta Mario, 78 anni, arrivato in chiesa insieme alla moglie, Sonia. Mario parla rabbiosamente con le lacrime agli occhi. «Non mi succede mai», assicura. È convinto che il parroco «è stato sospeso perché dava noia per le sue idee. È rimasto fregato». La moglie è d’accordo: «Ci vogliono prove per arrivare a una sospensione. Io non ci credo che…». Lui la blocca: «Noi ci abbiamo cresimato i nipoti, sposato i figli. È un colpo sentirlo accusare di queste cose. È evidente che lo volessero far fuori, ma questo fa perdere la fiducia nella Chiesa. E fa rabbia».
I posti a sedere in chiesa sono quasi tutti occupati, eppure secondo la coppia di anziani è «vuota». In genere, spiega Mario, «c’è gente in piedi anche fuori».
La messa inizia alle 11. In prima fila ci sono i bimbi della comunione. Dietro i genitori ansiosi. Sull’altare sale il nuovo parroco, don Lukasz Kostrzewa, 40 anni, incardinato nella diocesi di Pisa da un anno. Doveva esserci anche l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto che alla fine ha dato forfait, ufficialmente per «impegni con le cresime». Monsignor Benotto ha però partecipato alla messa, meno frequentata, delle 8 del mattino, parlando dei fatti senza nominarli mai. «Siamo tutti addolorati- ha detto – ma abbiamo fiducia che il Signore non ci abbandona e che dalle cose più difficili la grazia di Dio può tirare fuori cose importanti». Ha parlato di fiducia «da acquisire per far crescere la speranza», perché può succedere, dice, che «qualche volta ci facciamo prendere dalla sfiducia», ma «la nostra speranza è il Signore. Da lui possiamo attingere tutto quello di cui abbiamo bisogno». Se l’è poi presa con i giornalisti «che hanno rincorso» non si sa bene cosa. «Io ho fatto un comunicato – ha detto –; quando c’è un processo non si può andare dal giudice a chiedergli cosa stai facendo. Bisogna aspettare. Questo per giustizia nei confronti di tutti. Ciò che avevo da dire è questo. Per il resto c’è il rispetto».
Il nuovo parroco, invece, dei fatti accaduti non parla. Si autopresenta, chiede ai fedeli di dargli del tu e non del lei, la butta sullo scherzo per stemperare («Vi farò delle domande e se non rispondete salterete il pranzo»), poi lancia un appello a «non dividerci», a «puntare sui ragazzi che sono il futuro» e augura quattro cose: «Buona domenica, buon pranzo, buona settimana e buon cammino per i nostri ragazzi».
Finita la messa, alcuni fedeli si fermano fuori a parlare mentre i bimbi giocano. Quasi nessuno vuole commentare quanto accaduto. In molti danno le spalle ripetendo a Il Tirreno: «No, grazie».
«Dovete capirci, siamo stati anche noi travolti da questa notizia», dice fuori dalla chiesa Chiara, mamma di una bimba che ha fatto da poco la comunione con il parroco accusato di abusi sessuali su minori. Lei si dice «tranquilla» perché «se fosse successo qualcosa me ne sarei accorta e poi mi sembra una brava persona». Sulla ricostruzione dei fatti è «molto perplessa. Non so cosa pensare – spiega –. Diciamo che mi sembra strano che una persona si decida a denunciare dopo 25 anni. Capisco che da piccolo sia difficile tirarlo fuori, ma a 18 anni o a 20?».
Dietro c’è Alessandra con la madre. Anche sua figlia ha appena fatto la comunione con il sacerdote sospeso. «Non abbiamo mai avuto sentore di qualcosa di strano – dice –. Certo, come mamma devo metabolizzare perché non sono accuse leggere, ma come fedele vado avanti, continuo a professare la mia fede».
Gli ultimi a uscire dalla parrocchia sono due anziani che vivono proprio qui di fronte. Si dicono «sconcertati» perché «non sappiamo cosa credere. Noi lo conosciamo dal 2004 questo parroco e ci sembra strano che possa aver fatto quello di cui viene accusato, ma se fosse vero sarebbe un dolore immenso, una ferita aperta nel cuore».
Intanto il caso rischia di allargarsi. Dopo la denuncia dei due fratelli, un terzo uomo avrebbe contattato un sacerdote della diocesi di Pisa per rivelargli di aver subito, quando era minorenne, abusi dallo stesso prete. luigi gabbriellini
https://www.iltirreno.it/toscana/2022/09/19/news/nella-chiesa-del-sacerdote-sospeso-pedofilo-le-accuse-vanno-provate-1.100093271