In Sicilia, negli ultimi 15 anni sono state 90 le vittime di abusi sessuali dal clero riconosciute come tali con sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione.
Questi casi, ormai chiusi per la giustizia ordinaria, hanno portato sul banco degli imputati 27 sacerdoti e 6 laici attivi in parrocchie siciliane e contesti a queste collegati. Ancora in attesa di completare i tre gradi di giudizio ci sono attualmente circa una decina di casi tra sacerdoti e laici.
Durante la conferenza stampa di presentazione del coordinamento delle famiglie dei sopravvissuti agli abusi clericali, a raccontare la sua storia, chiedendo l’anonimato e lasciando la telecamera spenta c’è un padre siciliano.
A quest’uomo non manca il coraggio di esporsi, lo ha già fatto il giorno che, assieme alla moglie, di sostenere la richiesta di verità del figlio abusato da un sacerdote che però, dopo essere stato condannato in primo grado ed in appello, esce dalla Cassazione con il reato prescritto per soli 9 giorni. Quel sacerdote “era un amico di famiglia, pranzava e cenava a casa nostra”, una fiducia piena che era tale da sostenerlo e proteggerlo quando si mostrava fragile e che mai avrebbero pensato potesse venire meno.
Di quella confidenza ricevuta dal figlio sugli abusi subiti parla con un amico ex sacerdote e poi con il vescovo, non immaginando che la vita dell’intera famiglia non sarebbe mai più stata la stessa. “ Ho ancora un rimorso. Non siamo stati pronti ad aiutarlo, siamo rimasti in quella chiesa, il vescovo ha minimizzato più che pativamo. Mio figlio una volta maggiorenne ha denunciato e siamo diventati lo zimbello del paese non solo della parrocchia.”
L’uomo con dolore e rabbia racconta “ hanno fatto una fiaccolata a suo sostegno, immaginate come ci siamo sentiti. Alle udienze venivano con i pullman per sostenerlo e noi siamo rimasti soli ed isolati da tutti. Il ruolo dei vescovi è molto importante, perché avrebbero potuto fermare tutto questo e non soltanto per noi. Le storie sono tutte uguali, fotocopie l’una dell’altra. Che oggi esista e ci sia questo nuovo coordinamento genitori ci da sostegno e speranza perché qualcosa cambi all’interno della chiesa”.
Questo padre, questa madre, lo scorso ottobre erano ad Enna al fianco di Antonio Messina, a chiedere verità al vescovo della Diocesi di Piazza Armerina sul caso Rugolo. Tra le famiglie che hanno aderito al comitato delle famiglie dei sopravvissuti agli abusi clericali c’è anche quella di Antonio ed il padre racconta al nostro quotidiano “ sono una persona che si sforza di vedere il lato positivo anche dove è più difficile o dove sembra che non possa esserci, come in questo caso.
Anche noi abbiamo vissuto il silenzio delle persone che abbiamo avuto sempre accanto, il loro allontanamento, ma abbiamo visto entrare nella nostra vita alcune persone che spontaneamente hanno scelto di esserci accanto e gliene sono e siamo grati. Non lascerò mai mio figlio da solo e con mia moglie lo sosterremo sempre”. T.T.
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