Chiede l’intervento del presidente del Consiglio Nello Pergolizzi la coordinatrice Regionale di Più Europa, sulla nomina del Garante per l’Infanzia, il sacerdote ortodosso Giovanni Amante.
Palmira Mancuso, fa riferimento alla nota della segretaria generale Rossana Carrubba che contesta al dirigente le motivazioni che lo hanno portato a dare parere favorevole alla delibera poi votata in consiglio comunale.
“In merito alla delicata vicenda di Padre Amante – scrive Mancuso – riscontriamo con preoccupazione il silenzio totale da parte dell’amministrazione. Questo atteggiamento lascia trasparire la volontà di attendere che il caso si sgonfi da solo, una strategia che come Più Europa ci impegniamo a contrastare con fermezza. Non permetteremo che questa vicenda venga ignorata o minimizzata, sebbene anche in questa occasione ci sentiamo amministrati dalle tre scimmiette, che non vedono, non sentono e non parlano.
Chiediamo l’intervento immediato di Nello Pergolizzi, in qualità di presidente del Consiglio, affinché si esprima su una questione su cui l’Aula ha esitato una delibera con parere favorevole del dirigente, ma che alla luce del documento della Carrubba è altamente probabile che sia irregolare. È necessario che il presidente del Consiglio si esponga pubblicamente e prenda posizione: una situazione di questa gravità non può essere lasciata in sospeso”.
La coordinatrice di Più Europa fa riferimento anche alla Legge 30 luglio 2012, n. 126, che regola i rapporti tra lo Stato e la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa Meridionale, in attuazione dell’articolo 8, terzo comma, della Costituzione.
“Tale legge -precisa – definisce chiaramente l’incompatibilità dell’incarico di Padre Amante, il quale ricopre anche il ruolo di ministro del culto per la Chiesa Ortodossa. In particolare, l’articolo 3 stabilisce che i chierici dell’Arcidiocesi sono ministri di culto e godono del libero esercizio del loro ministero, ponendo limiti specifici sulla possibilità di ricoprire incarichi che confliggano con tale ruolo. Ci domandiamo, quindi: non è forse il caso che il presidente del Consiglio intervenga e chiarisca le posizioni? Si tratta di una questione non solo legale, ma anche di trasparenza istituzionale. Sull’inopportunità politica di una simile strategia del silenzio, crediamo che questo imbarazzo venga superato dalle immediate dimissioni di Padre Amante”.
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