di Federico Tullli – «La Commissione è fortemente preoccupata perché la Santa Sede non ha riconosciuto la portata dei crimini commessi, né ha preso le misure necessarie per affrontare i casi di abuso sessuale e per proteggere i bambini, e perché ha adottato politiche e normative che hanno favorito la prosecuzione degli abusi e l’impunità dei responsabili». È uno dei passaggi più significativi del rapporto redatto dalla Commissione Onu sui diritti dell’infanzia deputata al controllo del rispetto della relativa Convenzione da Parte del Vaticano. Ratificata nel 1990 dalla Santa Sede, la Convenzione prevede come clausola ineludibile l’obbligo di proteggere la crescita dei bambini da qualsiasi situazione a rischio. Secondo la Commissione Onu l’essenza della Convenzione è stata ripetutamente e palesemente violata dal Vaticano, elencando i motivi in un rapporto che fu reso noto il 5 febbraio 2014 al termine di una capillare inchiesta avviata a luglio del 2013.
Sono dunque passati dieci anni da quel durissimo atto di accusa. L’indagine si basò su migliaia di denunce raccolte nel corso di anni da Survivors Voice Europe, Snap, Rete l’Abuso e altre onlus che si occupano della tutela dei diritti delle vittime di preti pedofili. Le organizzazioni hanno chiesto di conoscere i motivi per cui la Santa sede per decenni ha ignorato le denunce contro pedofili ben noti. Tra questi spicca il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado, ‘protetto’ di Giovanni Paolo II che proprio nel 2014 è stato santificato quasi a tempo di record da papa Francesco e dal papa emerito Benedetto XVI.
Perché per decenni furono ignorate le denunce nei suoi confronti? Perché migliaia di sacerdoti pedofili sono stati trasferiti da un luogo all’altro invece di essere consegnati alle forze dell’ordine? E come mai a fronte della ‘tolleranza zero’ annunciata sia da Benedetto XVI sia da Francesco I, ci sono stati «tentativi di nascondere e occultare nuovi casi?» è stato chiesto ai nunzi vaticani, monsignori Tomasi e Scicluna. «Come mai non vige l’obbligo di denuncia dei crimini all’autorità giudiziaria del paese? Agire contro i responsabili fa parte della giustizia». Una delle risposte fu che «la regola è sempre stata quella di rispettare le leggi nazionali vigenti nei paesi dove la Chiesa opera».
In Italia come sappiamo questo obbligo non c’è e i vescovi italiani non hanno sentito nemmeno la necessità morale di darselo. Tomasi e Scicluna hanno quindi riferito che la Santa Sede ha accolto favorevolmente tutti i suggerimenti che potessero aiutare a proteggere i bambini. Peccato che solo un mese prima la Santa sede aveva rifiutato di fornire alla Commissione Onu diverse informazioni fondamentali, tra cui l’esito dei procedimenti penali vaticani contro preti pedofili di competenza esclusiva della Congregazione per la dottrina della fede.
Sono passati dieci anni e di queste informazioni non c’è ancora nessuna traccia. Si sa però che centinaia sono stati i pedofili ridotti allo stato laicale. Questo significa che sono in circolazione senza che nessuno conosca la loro identità. Nessuno, tranne la Chiesa.
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