Federica Tourn – Gli 80 anni dei Focolari, tra luci e molte ombre
Margaret Karram e Jesús Morán, presidente e copresidente dei Focolari, sono stati ricevuti in udienza dal papa il 7 dicembre, giorno in cui ricorrono gli ottanta anni dalla fondazione del movimento da parte di Chiara Lubich. Nel pomeriggio, il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha presieduto una messa di ringraziamento nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, insieme ad altri cardinali e vescovi. Una celebrazione in pompa magna per un movimento che ha dovuto ammettere di avere al suo interno diversi casi di pedofilia (66 i casi individuati dal 1969 al 2012, secondo i dati raccolti dalla Commissione interna dei Focolari): il più eclatante è senz’altro quello di Jean-Michel Merlin, un focolarino francese che ha violentato almeno 37 bambini e che è stato definito un «abusatore seriale di minori».
Meno di due settimane fa, il 25 novembre, lo stesso papa ha però nominato Margaret Karram membro del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita: una decisione che ha destato stupore e scandalo fra le vittime e i fuorisciti dal movimento. L’Oref, organizzazione ex focolari, ha scritto una lettera aperta al cardinale Farrell in cui sottolinea la grave incompatibilità della nomina della presidente dei Focolari con la funzione di tutela che il Dicastero riveste in caso di denunce di abuso all’interno dei movimenti. «Questa nomina – si legge nella lettera di Oref – si configura come un grave conflitto di interessi: per noi e per le vittime di abusi, quel Dicastero era l’ultima istanza cui rivolgersi nella speranza di ottenere ascolto, comprensione e giustizia. E ora?».
Ora, chi controlla adesso il controllore? La contraddizione appare evidente, soprattutto se si pensa alla “tolleranza zero” sugli abusi proclamata più volte da Bergoglio. «Margaret Karram dovrebbe contemporaneamente operare per risolvere il problema degli abusi all’interno del Movimento dei Focolari ed esprimersi poi sulle accuse di questi ultimi in seno al suo Dicastero», spiegano gli ex focolarini.
Approvato dalle gerarchie ecclesiastiche nel 1962 (quasi vent’anni dopo la sua fondazione) con il nome di Opera di Maria, il movimento dei Focolari ha la sede centrale a Rocca di Papa ed è oggi diffuso in 182 paesi.
Fonte: Domani
Ludovica Eugenio
E’ dedicato interamente al tema degli abusi nella Chiesa l’ultimo numero, il quarto de 2023, della rivista internazionale di teologia Concilium. Un tema già affrontato nel 2004, in un numero intitolato “il tradimento strutturale della fiducia”, che oggi viene ripreso e attualizzato. Cosa si intende per abuso? Lo spiega l’editoriale: “abuso – si legge – è un termine problematico perché potrebbe suggerire che vi possa essere un uso “corretto” di una persona, in contrasto con il suo ab-uso.
Ciò non è possibile: non esiste un “uso” giusto o sbagliato di una persona, giacché una persona non dovrebbe mai essere usata. Eppure questa terminologia fa emergere esattamente il nocciolo della questione: nei casi di abuso sessuale gli individui non sono percepiti e rispettati come soggetti e persone. Sono usati, oggettivati, strumentalizzati. L’abuso è quindi sempre un abuso di potere e un abuso di fiducia, soprattutto nei rapporti di dipendenza. In particolare, nei rapporti di direzione spirituale o di cura pastorale. Proprio questo è il fulcro di questo fascicolo.
Concilium tratta il tema da diverse prospettive e su un piano internazionale, registrando la difficoltà di contesti molto diversi tra loro in alcuni dei quali è ancora difficile mettere a tema l’abuso clericale. Vi sono dunque contrubuti molto diversi, ma tutti accomunati dal fatto che il contesto istituzionale in gioco è sempre la chiesa. Viene dunque messo in discussione il ruolo e la responsabilità istituzionale e teologica della chiesa cattolica, sia nel consentire relazioni di abuso sia coprendo e insabbiando.
Undici i contributi presenti nel numero, tra i quali quelli della teologa tedesca Ute Leimgruber sulla rilevanza teologica della narrazione delle vittime, quello della teologa francese Marie-Jo Thiel sul Rapporto Sauvé nella Chiesa francese, della ex religiosa, vittima di abusi Doris Reisinger sull’abuso spirituale e di p. Hans Zollner, preside dell’Istituto di antropologia della università Gregoriana sul significato della rielaborazione.
Alessio Di Florio – L’ascolto che non ascolta del Vaticano
Ascolto. Tante volte papa Francesco, Zuppi o altri della CEI hanno usato questa parola. Ascolto delle vittime, ascolto delle donne, ascolto di tante e tanti. A parole, la verità come spesso accade dietro le mura vaticane è un’altra come sottolinea questa dichiarazione di “Donne per la Chiesa”.
Leggiamo la notizia che uno dei temi che verrà trattato da Papa Francesco, riunito con il gruppo dei 9 cardinali in questi giorni, sarà “la dimensione femminile nella Chiesa”. Da una parte ci incuriosisce cosa potrà emergere; dall’altra ci delude che, di nuovo e nonostante le tante istanze della nostra associazione, come di altre, le donne siano assenti al tavolo dove si parla del loro ruolo.
Parlano di noi e su di noi ma non con noi.
Auspichiamo invece e continuiamo a sollecitare un dialogo più autentico e sinodale, dove le donne siano soggetti del proprio processo di partecipazione nella comunità ecclesiale e dove si possa parlare di ministerialità così come di altre riforme necessarie.
Alcune di noi insieme a tante teologhe e teologi contemporanei si domandano se non sia tempo per un superamento del principio petrino e mariano. Aggiungiamo che questa modalità binaria di definire la realtà presuppone separazione e impone paletti che ingabbiano invece di liberare i carismi di ciascuna e ciascuno.
Abbiamo la sensazione che questo arroccarsi su alcune specifiche posizioni o teorie teologiche, di nuovo, nasconda un timore per una partecipazione sempre più ampia delle donne nella Chiesa.
Francesco Zanardi – Ci siamo fatti in TRE. Nasce Rete L’ABUSO WEB PORTAL con tre siti tematici dedicati
Un’esigenza per continuare a mantenere un servizio informativo di eccellenza, soprattutto in Italia dove l’informazione è estremamente carente, tanto da venire troppo spesso meno a quella che dovrebbe essere la sua funzione sociale.
Una scelta radicale che valorizza con i suoi contenuti la stessa storia del paese e le inascoltate proteste dei sopravvissuti, documentata con migliaia di contenuti di cui molti non più reperibili sul web, ma presenti nel nostro archivio.
Il nuovo PORTALE trova oggi all’indirizzo solito retelabuso.org tre distinte strutture:
Il PORTALE – ASSOCIAZIONE SOPRAVVISSUTI che conterrà i soli contenuti relativi all’Associazione, l’operato negli anni, i consigli e i servizi MEDICI e LEGALI regionali, per le vittime.
Il PORTALE – TG NEWS – NOTIZIE REGIONALI contenente non solo tutte le edizioni del TG NEWS ma la selezione di tutte le notizie di archivio storico, suddivise per Regione e categoria.
Il PORTALE – OSSERVATORIO PERMANENTE contenente gli unici dati statistici italiani.
I database sui sacerdoti accusati; quelli condannati; le strutture della chiesa per curare i preti pedofili (nessuna per le vittime); i vescovi insabbiatori tuttavia rimasti al loro posto in Itali, malgrado il Motu proprio; le statistiche sulla base europea; i riscontri sull’entità del fenomeno in Italia.
Dati unici in quanto a differenza degli altri paesi, l’Italia non ha mai prodotto.
Come è visibile a colpo d’occhio da ogni portale di accesso tematico, emerge uno storico molto chiaro, malgrado i contenuti siano gli stessi di prima.
La struttura in realtà, malgrado i tre PORTALI tematici permette tramite la ricerca interna al PORTALE – indipendentemente dal portale utilizzato – la scansione dell’intero ARCHIVIO STORICO, con contenuti documentali che partono dal 1870 con sentenze di condanna (all’epoca MORALE) del RE d’Italia Umberto 1° e continuano con la storia “censurata” dalla memoria del paese, come lo “scandalo” di Varazze, luglio 1907, dietro ai preti pedofili, la guerra civile che in due giorni da Savona, travolse tutta Italia.
I tre PORTALI sono già attivi e consultabili a pieno regime nella maggior parte dei servizi, alcuni ancora in fase di riallestimento.
Pierelisa Rizzo
La chiameremo Sheila ed è l’assistente sociale che ha testimoniato in tribunale ed ha contribuito a mettere in prigione uomini che hanno abusato di bambini e adolescenti ospiti degli orfanatrofi cattolici Madonna Manor e Hope Haven, a diverse miglia da New Orleans. “Ho provato. Ho fatto tutto quello che potevo per far arrestare quell’uomo”, ha detto, riferendosi a Harold Ehlinger, che viveva in un dormitorio quando il suo lavoro quotidiano fare l’assistente sociale ai ragazzi del Madonna Manor, ora chiuso.
Questi due edifici, che ospitavano gli orfanatrofi belli allora e ben curati, sono stati il rifugio di sadici e violentatori per decenni, beni immobili importanti nella protezione dalla bancarotta che l’arcidiocesi ha voluto nel 2020, affrontando cause legali per le vittime di abusi. Il caso della Chiesa ora supera le 500 denunce di abuso grazie anche ad una legge della Louisiana , a rischio di sopravvivenza, che ha eliminato i termini di presentazione delle domande per le vittime.
Man manco che si va avanti sta emergendo i contorni di una cultura religiosa criminale sotterranea con circa 100 denunce di abusi incentrate sui due orfanotrofi.
Lo chiameremo Leon. Nato nel 1971, fu mandato a Madonna Manor da una famiglia che si era separata, alla fine del 1982 o 1983. “Invece di subire abusi, scappavo – troppe volte per poterle contare. Era praticamente una prigione”. Era l’autunno del 1980, quando Sheila andò a lavorare al Madonna Manor. Nella consulenza e nella terapia di gruppo trovò ragazzi arrabbiati, cinici e che agivano per gli abusi sessuali subiti
Sheila, se n’era già andata quando arrivò Leon. Le autorità della Chiesa avevano permesso al fratello Harold Ehlinger di risiedere in un cottage vicino a Hope Haven.
“Il fratello Harold era come il capo- dice Leon – A volte indossavano maschere per nascondere la loro identità così non sapevi chi ti avesse violentato”.
Ehlinger era uno del gruppo di presunti pedofili presenti a Hope Haven e Madonna Manor, secondo varie cause pendenti, deposizioni e documenti che forniscono nuovi, agghiaccianti particolari su due delle istituzioni più famigerate legate alla crisi degli abusi del clero cattolico, ma i cui dettagli sono stati in gran parte sepolti nel passato. La storia di Leon è solo una delle decine di testimonianze drammatiche . C’è Joe, violentato da Martin Marie, un membro delle Suore Scolastiche di Notre Dame e che, secondo Joe, non è stata l’unica suora complice delle percosse e degli abusi sessuali che ha subito sull’orlo della pubertà. C’è Rene Perez, investito mentre a bordo della sua bicicletta era fuggito dall’orfanatrofio.
Non è chiaro quando esattamente le due istituzioni la Hope Haven che aprì negli anni 20 e la Madonna Manor, aperta pochi anni dopo, siano diventate una calamita per i pedofili e le persone inclini a comportamenti sadici. Ma 17 cause legali avviate nel 2005 contenevano accuse risalenti agli anni ’50 che descrivevano abusi orribili.
Una figura importante nel contenzioso del 2005, è un prete di nome Ray Hebert, direttore delle due strutture dal 1966 al 1971.
Hebert, che era un monsignore aveva la responsabilità degli orfanotrofi ed era a conoscenza delle dinamiche interne alle due strutture. Era lui che dopo avere accettato l’incarico, negli anni ’90 come vicario del clero presso l’arcidiocesi di New Orleans, avrebbe dovuto indagare sui preti accusati di abusi sessuali su minori.
Hebert avrebbe stilato un rapporto al suo capo di allora l’arcivescovo Philip Hannan su una conversazione che aveva avuto con padre Lawrence Hecker accusato varie volte di abusi e ora in carcere in attesa di processo . Rapporto poi distrutto.
Alla fine, dopo che l’arcidiocesi ha risolto la controversia Hope Haven-Madonna Manor per 5 milioni di dollari, le vittime che hanno nominato Hebert hanno ritirato le accuse contro di lui.
Tra il 2010 e il 2020, l’arcidiocesi ha risolto più di 130 denunce di abusi sessuali, per un totale di 11,7 milioni di dollari, in molti casi richiedendo alle vittime di firmare accordi di riservatezza
L’arcidiocesi non avrebbe mai pagato un tale risarcimento se non considerasse credibili le vittime .
Pierelisa Rizzo
Fonte The Guardian.
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