TARANTO – Rischiano di finire a processo un 45enne della provincia di Taranto accusato di abusi sessuali su minore e un sacerdote che secondo il pubblico ministero Vittoria Petronella pur essendo a conoscendo di quanto accaduto si sarebbe trincerato dietro il segreto confessionale. Il magistrato inquirente ha infatti chiesto il rinvio a giudizio nei confronti dei due che ora dovrà essere valutata dal giudice Fulvia Misserini.
I fatti risalgono al 2021 quando, secondo quanto raccolto dagli inquirenti, il 45enne assistito dall’avvocato Rita Ciccarese, avrebbe allungato le mani su una minore di 13 anni: le avrebbe scattato anche qualche fotografia e poi l’avrebbe palpeggiata durante le diverse attività che erano organizzate dalla comunità gestita dal sacerdote e nella quale l’uomo si trovava agli arresti domiciliari. Il 45enne infatti era già finito in cella per altre gravissime accuse: abusi sulle figlie della ex compagna. Proprio per quest’ultima indagine era stato arrestato ed era finito in carcere, ma qualche tempo dopo, in attesa della sentenza – giunta a febbraio scorso con una condanna a 15 anni di carcere – aveva ottenuto il trasferimento ai domiciliari proprio nella comunità in cui il sacerdote era assistente spirituale. Durante la sua permanenza, quindi, avrebbe molestato un’altra minorenne.
Fatti che la bambina avrebbe poi finalmente confidato prima agli adulti e poi alle forze di polizia: denunce che sono finite sul tavolo del magistrato che ha così avviato le indagini. Il 45enne, a quel punto, sarebbe partito all’estero, ma gli approfondimenti dei poliziotti della Sezione di Polizia Giudiziaria della procura hanno permesso non solo rintracciarlo e ottenere l’estradizione, ma anche di arrivare ad alcuni testimoni che hanno svelato che il sacerdote era a conoscenza di quegli episodi. Il pm Petronella ha quindi deciso di convocare il prete per interrogarlo, ma il prelato ha rifiutato di rispondere alle domande avvalendosi del “segreto confessionale”: in sostanza avrebbe spiegato di non poter rivelare quanto appreso poiché gli sarebbe stato raccontano durante la confessione che la legge italiana permette di considerare segreto.
Per il pm Petronella, però, le cose non stanno così: il prete non avrebbe saputo quelle notizia da qualcuno che si stava confessando, ma dalla sorella della vittima. In sostanza, quelle rivelazioni gli erano state affidate in situazioni diverse dalla confessione perché fatte durante l’attività “sociale” svolta dalla comunità e quindi “indipendentemente – scrive il pm Petronella – dalla sua carica ecclesiastica, ma nell’esercizio di un ‘attività di volontariato”. Ed è per questo che ora il religioso, difeso dall’avvocato Martino Paolo Rosato, deve difendersi dall’accusa di false informazioni al pubblico ministero.
https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1456439/taranto-abusi-su-minore-in-una-comunita-anche-il-prete-rischia-il-processo.html
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