Condannato a 5 anni per violenza sessuale ma assolto dall’accusa di materiale pedopornografico. Così ha deciso il collegio del tribunale di Termini Imerese, presieduto da Vittorio Alcamo, per padre Vincenzo Esposito. Il sacerdote di 64 anni, originario di Caltavuturo, ere stato arrestato ad agosto scorso nel Perugino, dove esercitava dal 2013. Secondo l’accusa, stando a quanto emerso dalle indagini, avrebbe pagato dei ragazzini, anche con piccole somme, per mostrarsi in videochat nudi o in atteggiamenti sessualmente espliciti. Solo a uno dei quattro ragazzini coinvolti che si erano costituiti, assistito dall’avvocato Francesco Paolo Sanfilippo, è stato riconosciuto il diritto a un risarcimento da quantificare in sede civile. Gli atti sono stati restituiti al pm per vagliare la posizione di un giovane e della madre in relazione all’ipotesi del reato di falsa testimonianza per ciò che hanno raccontato durante il processo.
Il caso era scoppiato l’estate dello scorso anno quando il parroco, originario di Caltavuturo, era finito in manette insieme alla madre (ancora sotto indagine) di uno dei ragazzi, tutti di 16-17 anni, che avrebbero ricevuto 10, 20 o 30 euro sulle loro carte ricaricabili per le “prestazioni”. Una di queste storie riguarda proprio la donna arrestata, una cinquantunenne che in alcune occasioni avrebbe anche accettato del denaro per consentire che il sacerdotte incontrasse, sebbene attraverso uno schermo, il figlio. L’inchiesta era nata per caso, quando i militari avevano captato alcune telefonate nell’ambito di un’altra indagine.
Esposito, difeso dall’avvocato Renato Vazzana, quando venne arrestato esercitava il ministero in provincia di Perugia, in passato però era stato anche a Termini Imeresel e al Buccheri La Ferla. I ragazzini, tutti residenti nel comprensorio di Termini, sarebbero stati tutti in una condizione di disagio economico ed avrebbero utilizzato il denaro ricevuto in cambio delle chat a sfondo sessuale per comprare sigarette, tagliarsi i capelli o banalmente andare a mangiare una pizza con la fidanzata. Come emergeva dall’ordinanza di custodia cautelare del gip Fabio Pilato, per il prete ogni momento sarebbe stato buono per guardare – anche contemporaneamente – gli adolescenti in atteggiamenti intimi, prima di una messa, ma anche subito dopo aver celebrato un funerale.
Il più delle volte, come emerso dalle intercettazioni, sarebbe stato il parroco a cercare i ragazzini che si rivolgevano nei modi più diversi. “Sei la mia vita, don Vincè”, “ti voglio bene” e “sono innamorato pazzamente”, avrebbero detto le presunte vittime al sacerdote. In alcuni casi, però, non avrebbero esitato – in caso di ritardi nei pagamenti – ad insultare padre Esposito chiamandolo “cornuto” o “testa di minchia”. “Stamattina ti ho messo 30 euro, ora – diceva – metterò 20 anche perché carissimo sono tre, non è che è uno solo… C’è tuo fratello, quello ha portato un amico di cui non ho visto nulla, sappilo, perché non si vedeva, però lui dice di fargli un regalino comunque”, affermava l’imputato il 24 aprile 2021. Che poi aggiungeva: “Tre sono già 60, più 30, non è che posso spendere 100 euro al giorno”.
“A me piacerebbe fare l’amore con te e lui insieme, non l’ho mai fatto in tre”, diceva Esposito in una conversazione dell’11 maggio. E uno dei ragazzini gli rispondeva: “Lo faremo allora, padre Vincè” e poi aggiungeva: “Mi aiuta allora oggi? Padre Vincè, non è che mi può mandare 50 euro per favore?”. Il sacerdote replicava: “Ti ho detto che ti mando 30 euro perché 20 li ho promessi al nostro caro”. Il ragazzo insisteva: “Ma con questi mi sta facendo il regalo di compleanno… Io lo so che lei me lo fa, lo so che mi vuole bene, amunì, padre Vincè, la mia vita sei! Sei la mia vita!”. L’imputato allora chiedeva: “Senti, ma ti fai vedere un attimo? Ti voglio vedere…”.
Dopo l’arresto di padre Esposisto, l’estate scorsa, l’Arcidiocesi di Perugia – sino ad oggi guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti – aveva inviato una nota sottolineando lo “stupore” e il “dolore” per la notizia dell’arresto. In quell’occasione, attraverso una nota, era stato precisato “che mai alcuna segnalazione è giunta all’autorità ecclesiastica relativa ai fatti oggetto dell’indagine”. Il sacerdote dovrà adesso affrontare anche l’indagine della commissione ecclesiastica vaticana e un eventuale procedimento del Tribunale ecclesiastico regionale che potrebbe portare, dopo la sospensione dal sacerdozio, anche alla riduzione allo stato laicale.
https://www.palermotoday.it/cronaca/condanna-padre-vincenzo-esposito-sesso-chat-ragazzini.html
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