di Massimo Sbardella – L’ex parroco di Palestrina, don Antonello Sio, di 44 anni, è stato condannato ad un anno, cinque mesi e 10 giorni e al pagamento delle spese processuali, per aver avuto un rapporto sessuale con un minorenne «abusando dei poteri connessi alla sua posizione di sacerdote e di guida spirituale». Il sedicenne, che aveva espresso l’intenzione di prendere i voti, era stato invitato dal sacerdote, ex direttore della pastorale giovanile della Diocesi di Palestrina, ad accompagnarlo in Sardegna dove, oltre ad alcune incombenze familiari, avrebbero preso parte ad un campo estivo dei padri Giuseppini.
Era l’agosto del 2016 quando don Antonello, parroco della Santissima Annunziata, andò a casa dei genitori del minore per chiedere il permesso. Erano già due anni che il ragazzo frequentava le attività della chiesa e del centro giovanile, e il prete nutriva la stima e la fiducia del papà e la mamma che non hanno avuto problemi a dare il loro benestare. Senza neanche immaginare che quel viaggio avrebbe cambiato per sempre la vita del giovane.
LA VIOLENZA
Durante la notte in mare, infatti, quando i due restarono in cabina da soli, Don Sio si legge nel dispositivo del tribunale mise in dubbio il principio del celibato dei sacerdoti, proseguì parlando della storia di Davide e Gionata come coppia omosessuale per concludere dicendo: «vedi, se io facessi qualcosa non ci sarebbe nulla di male, sia a livello biblico, sia etico». Poco dopo il sacerdote si spogliò ed entrò nel letto del ragazzo, toccandolo ed inducendolo a consumare un rapporto sessuale. Colto di sorpresa, e temendo di non essere creduto e di ciò che avrebbero pensato amici e familiari, il giovane non solo non oppose resistenza ma, tornato da quel viaggio, iniziò a sentirsi a disagio con gli amici, di cui evitava la compagnia, e l’unica persona con cui non si sentiva fuori posto era proprio il sacerdote, dal momento che si era creata una sudditanza psicologica.
L’OMBRA
La frequentazione tra i due continua per diversi anni, tanto che i testimoni portati dalla difesa sostengono che il giovane fosse diventato l’ombra del sacerdote, una costante presenza opprimente (si legge negli atti). In realtà, però, in questo modo finiscono per confermare il disagio della vittima che, dopo quanto accaduto, vedeva nel sacerdote l’unica persona con cui riusciva a non sentirsi in difficoltà. Non è un caso che anche la pena, pur se ridotta per le attenuanti generiche il rito abbreviato, tenga conto del rilevante grado di invasività nella sfera sessuale della vittima, per il tempo ed il luogo della condotta (di notte, nella cabina di una nave, lontano da casa) e per il danno prodotto.
Nel settembre 2018, quando il commissariato Casilino Nuovo trova don Sio in possesso di un involucro di cocaina, i due convivono nella casa che il prete ha in affitto.
IL VESCOVO
L’episodio, che fa emergere in modo ufficiale la dipendenza da sostanze stupefacenti di don Antonello, fa saltare tutti gli equilibri. Il vescovo di Palestrina, Monsignor Mauro Parmeggiani, dispone l’immediato trasferimento in una comunità di recupero in Sardegna, per il sacerdote, e in provincia di Frosinone per il ragazzo. Ed è proprio nel centro il Dialogo di Trivigliano (Fr) che la vittima inizia ad aprirsi, a parlare con qualcuno di quella notte sulla nave. Il tempo di prendere consapevolezza di quanto accaduto e, nell’aprile 2019, la famiglia si rivolge al Nucleo mobile della Guardia di Finanza di Frascati per sporgere denuncia.
La vittima ormai ha quasi 20 anni e racconta una serie di episodi legati all’ambiente frequentato con don Sio. Un ambiente caratterizzato dal consumo di sostanze stupefacenti e dalla promiscuità di rapporti sessuali nel quale il prelato lo aveva gradualmente portato ad entrare. Don Sio – si legge nella sentenza – lo aveva introdotto ancora minorenne in un ambiente fatto di droga, trasgressioni, orge e prostituzione, annullando nella sua vita la propria capacità di autodeterminarsi.
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