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LA PARROCCHIA DEGLI ABUSI – Abusi a Genova: nuove testimonianze
Ferruccio Sansa
“Don Franco è come Cristo. I suoi ragazzi sono gli apostoli. E Gesù baciava i suoi apostoli, dicevano così per spingere ad accettare quei rapporti. Spero che finalmente venga fuori questa storia che ha devastato persone e famiglie. Tutti sapevano, io sono andata in Curia non so più quante volte”. Parla Marta (il nome è di fantasia per proteggere le vittime). “Io sono una delle poche donne che sa quello che è successo nella parrocchia di Sori. E due miei amici del cuore, ma proprio intimi, hanno subìto le attenzioni di don Francesco Castagneto, fino a veder cambiata la loro vita”. Perché finora le vittime non hanno parlato? “C’era una fraternità. Eravamo vincolati al segreto su ciò che accadeva fra noi”. Nei giorni scorsi Sherlock ha riportato le testimonianze di ragazzi che hanno riferito di aver subìto molestie da don Castagneto.
Ma altre vittime hanno contattato il Fatto e Francesco Zanardi, il presidente della Rete l’Abuso. Sono quasi tutte donne, non perché oggetto dell’interesse del sacerdote, ma perché “il don ha avuto rapporti con nostri amici e fidanzati”. Il cronista ha riscontrato le parole di Marta. Partendo dalle affermazioni di Alberto Tanasini, il vescovo di Chiavari che all’epoca seguì il caso: “Provo dolore, non abbiamo dato ascolto a quei ragazzi. Temo ci siano dei minori”.
Il racconto di Marta comincia dalle parole del suo compagno di banco e amico del cuore, il fidanzatino forse: “Fulvio (lo chiameremo così, ndr) ed io eravamo inseparabili. Dai primi anni delle superiori mi cominciò a dire che si sentiva addosso gli occhi del don. Poi un giorno si confidò: ‘Mi bacia, mi tocca’. Era angosciato, non immaginate il fascino che quell’uomo suscitava in noi. Eravamo soggiogati… dovevate esserci alle sue messe, duravano ore, c’erano ragazzi che piangevano”. Quanti avrebbero subìto attenzioni? “Potrebbero essere una ventina. Alcuni hanno avuto rapporti completi”.
Minorenni? “Fulvio all’epoca era minorenne”. Ma il racconto di Marta non finisce qui: “A diciotto anni feci l’errore di portare con me nel gruppo un altro mio amico intimo, appena maggiorenne. Anche lui fu oggetto delle attenzioni di don Franco”. E la vita dei ragazzi da quel giorno, racconta Marta, sarebbe cambiata per sempre: “Fulvio si è sposato. Ma poi si è reso conto di essere gay… il suo matrimonio è stato annullato. Non è stato l’unico caso: altri matrimoni sono stati annullati, ci sono mogli che hanno raccontato di aver scoperto dopo le nozze che il loro marito aveva subito molestie da un sacerdote”. Già, matrimoni annullati; diversi ragazzi che erano approdati nel gruppo con una fidanzata e ne sono usciti avendo scoperto di essere gay.
Marta parla con voce ferma. Sono gli anni ’90: “Ricordo che c’erano educatori che pretendevano da me di essere baciati sulla bocca. Nel gruppo maschile c’erano atti di masturbazione, rapporti orali. È andato avanti anche quando don Franco era stato trasferito a Santa Teresa d’Albaro. C’erano un disagio e una confusione terribili”. Così Marta cominciò a parlarne: “Ma fui isolata dai miei amici. Il don mi chiamava ‘la psicopatica’. No, non pensai di andare dai giudici, mi rivolsi alla Curia. Alla fine ho ceduto, me ne sono andata via dal mio paese”. Marta aveva una fede grande, “ero una talebana”, cerca di sorridere. Ma adesso? “Non credo più. Ma ci tornavo in chiesa… ad Albaro, da don Franco. Avevano promesso che non lo avrebbero più messo a contatto con i ragazzi, ma lo vedevo lì con gli scout. Mi mettevo in prima fila e lo guardavo fisso negli occhi. Volevo che sapesse che lo controllavo”. Marta ci tiene a sottolinearlo: “Non cerco vendetta. Non facevo più conto sulla giustizia. E non odio don Franco. Voglio solo che altri ragazzi non subiscano ciò che abbiamo subito noi”.