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Punire l’ex card. McCarrick è necessario ma non sufficiente. Ecco perché.

Rete L'ABUSO ODV/ETS by Rete L'ABUSO ODV/ETS
16 Febbraio 2019
in News
Reading Time: 5 mins read
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By Sabino Paciolla

Come già riportato in un mio precedente post (qui,) si fanno sempre più insistenti le voci, confermate da più fonti, che l’ex card. Theodore McCarrick, ora arcivescovo, possa essere ridotto allo stato laicale, come esito di un “processo amministrativo” per abusi sessuali.

Sui giornali si dice che si è usato il processo “amministrativo”, anziché quello canonico, perché più rapido, in modo da raggiungere il verdetto entro la data di inizio del summit mondiale dei presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo (comprese altre personalità) che si riunirà per tre giorni in Vaticano a partire dal 21 febbraio prossimo. Qualcuno ha notato la coincidenza dei due eventi, ipotizzando che si volesse dar risalto alla laicizzazione di McCarrick per dare un segno alle tante voci critiche, ma soprattutto alla comunità dei fedeli nel mondo, che sull’argomento degli abusi sessuali in Vaticano si fa sul serio, c’è la “tolleranza zero”.

Ora, di certo la riduzione allo stato laicale di un cardinale, contro la sua volontà, è sicuramente un evento assolutamente straordinario, soprattutto quando si pensi che la causa è quella degli abusi sessuali su seminaristi e, soprattutto, su minori, addirittura, a quanto riportano fonti giornalistiche, durante la confessione. Una cosa orrenda.

Occorre però fare una osservazione. L’arcivescovo McCarrick era stato già a luglio scorso ridotto dal grado più alto della gerarchia ecclesiale. Infatti, era stato “demansionato” da cardinale a arcivescovo. Per trovare un caso del genere, anche se per diversa motivazione, occorre risalire nel tempo a quasi un secolo prima.

Dunque, McCarrick ha già ricevuto una grossa punizione. Del resto, l’arcivescovo McCarrick è un uomo molto anziano di 88 anni, e le accuse più gravi si riferiscono ad abusi sessuali fatti su un adolescente maturo di 16 anni, avvenuti 50 anni fa.

E allora, la riduzione allo stato laicale di McCarrick aggiungerebbe qualcosa alla questione, a parte l’eccezionalità della misura punitiva? I sopravvissuti americani agli abusi sessuali sarebbero soddisfatti? Ne dubito molto. A conferma, basta leggere il tweet pubblicato l’altro giorno da una sopravvissuta e vittima-avvocato Marie Collins, nel quale ha scritto (qui): “Il Vaticano crede che sarà una buona pubblicità, convinto che la ‘tolleranza zero’ viene attuata quando non lo è e toglie il calore dalle domande su chi sapeva e quando – compresi i poteri che sono in Vaticano!”.

Una dichiarazione pesante, tenuto conto che la Collins è stata membro sin dalla fondazione nel 2014 della Commissione internazionale vaticana sugli abusi, voluta da Papa Francesco, dalla quale si è dimessa nel febbraio 2017 in polemica, perché trovava impossibile “sentire dichiarazioni pubbliche sulla profonda preoccupazione della Chiesa per le vittime di abusi, eppure nel privato vedere come la congregazione vaticana si rifiuti anche solo di riconoscere le loro lettere”.

Dunque, se il tutto si risolvesse nella laicizzazione di un cardinale per fatti avvenuti 50 anni fa e non si chiarisse come mai fino a due anni fa McCarrick era nel pieno della sua attività “diplomatica”, fatta di movimenti che andavano dagli Stati Uniti alla Cina, di rapporti, sia pure non ufficiali, con autorità di Stato, non si chiarirebbe l’intera dinamica del personaggio. Se lo si punisse per fatti vecchi di decenni ma no si chiarisse come mai sia potuto arrivare ai più alti livelli gerarchici, nonostante le sue “manie” fossero un segreto di pulcinella (come riportano i media), a poco varrebbe una esemplare punizione. Se McCarrick venisse punito per un grave abuso di un giovanottino di 16 anni di 50 anni fa, e non venisse portata alla luce la causa (l’omosessualità) di tutti gli abusi fatti su innumerevoli seminaristi, e le relative complicità legate ad una rete omosessualista ben presente nella Chiesa, persino in Vaticano, come ha riconosciuto lo stesso papa emerito Benedetto XVI nel suo ultimo libro intervista, a poco varrebbe una pesante punizione. Occorrerebbe infine chiarire come mai dopo che papa Benedetto XVI ha costretto McCarrick ad una vita appartata e di preghiera a vita, l’ex cardinale sia tornato attivo e nel pieno della sua notevole influenza.

Bisognerebbe pertanto rispondere alle seguenti domande: chi ha protetto McCarrick? Chi ha nascosto cosa?

E qui si arriva all’arcivescovo Carlo Maria Viganó ed alle sue scioccanti accuse, che molti hanno criticato ma nessuno è riuscito a mettere in discussione. Anzi. Mons. Jean-Francois Lantheaume, che una volta ha servito con l’arcivescovo presso la nunziatura apostolica a Washington, ha detto semplicemente: “Viganó ha detto la verità” (qui). Il cardinale Leonardo Sandri, che per anni ha guidato l’ufficio vaticano che si occupa di tali pratiche, ha confermato che le gravi lamentele su McCarrick sono giunte a Roma almeno nel 2000 (qui). Anche il cardinale Marc Ouellet (qui), che ha rimproverato Viganó per aver reso pubbliche le sue lamentele, ha riconosciuto che papa Benedetto XVI aveva “fortemente consigliato” a McCarrick di mantenere “uno stile di vita discreto, di preghiera e di penitenza per il proprio bene e per quello della Chiesa”.

Dunque, a poco varrebbe punire McCarrick, quando si lasciassero al loro posto tutti coloro che hanno beneficiato nella loro carriera del rapporto con il cardinale, sottacendo la conoscenza dei suoi misfatti.

Sarebbe, in altre parole, una giustizia incompleta. Ovvero, la punizione avrebbe un valore del tutto simbolico.

E qui torna utile una dichiarazione del Vaticano fatta nei mesi scorsi che specificava di aver ordinato uno “studio approfondito di tutta la documentazione presente negli archivi dei dicasteri e degli uffici della Santa Sede” per accertare “tutti i fatti rilevanti, per collocarli nel loro contesto storico e valutarli oggettivamente“.

Non è dato sapere quando tali risultati saranno resi pubblici. Però il Vaticano qualche mese fa ha detto (qui) che saranno resi pubblici “a tempo debito” poiché, aveva aggiunto, “Sia l’abuso che il suo insabbiamento non possono più essere tollerati”. La cosa che sappiamo è che quel “tempo debito”, al momento, non è ancora arrivato.

In conclusione, le attese di questo incontro mondiale di febbraio in Vaticano sono molto alte. Naturalmente tutti ci aspettiamo che esse vengano soddisfatte, almeno tendenzialmente. Aiuterebbe il fatto che di McCarrick non si facesse il classico capro espiatorio, ma che si andasse al fondo del “fenomeno”, piuttosto che alla sola figura specifica.

Queste attese vengono però in parte smorzate da due dichiarazioni recenti. La prima viene da Andrea Tornielli, il nuovo direttore editoriale dei media vaticani, la seconda direttamente da Papa Francesco stesso. Tutte e due concordi nel mettere in guardia dal nutrire attese eccessive dal prossimo vertice.

Che dire? Pregheremo e staremo a vedere.
https://www.sabinopaciolla.com/punire-lex-card-mccarrick-e-necessario-ma-non-sufficiente-ecco-perche/?fbclid=IwAR02pRdckdEJdT-FyYGRXDU5cLCpallOXj0shQ-aiC6lgTZkEOuYFzv0lMw

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La Rete si è impegnata al compimento di “Spotlight on Italian survivors” coniugando il lavoro enorme occorso alla necessità di tentare di colmare un vuoto insopportabile nel nostro Paese, di cui pare non esserci realistica percezione: la pericolosità incombente sulla vita dei bambini e delle bambine commisurato alla vastità del fenomeno italiano, ma che non riguarda solo il perimetro di influenza della chiesa-istituzione.

Questo contributo ha come scopo principale quello di puntare un cono di luce, deciso e abbagliante, sulla carenza della tutela preventiva e protettiva, che deve essere concreta ed urgente verso i minori e le persone poste in posizione di vulnerabilità.

Ciò va inteso senza limitazione di genere, o inclinazione sessuale, riguarda tutti, nessuno escluso.

Senza allarmismi, riguarda i genitori che ignari delle insidie di cui sono ancora intrisi gli spazi parrocchiali e di vita comunitaria vi affidano i propri figli. Spazi da non potersi realisticamente reputare protettivi e, teniamo a sottolineare, non limitabili alle responsabilità di prevenzione e contrasto imputabile alla sola chiesa cattolica.

Tuttavia seppur convinti che i predatori sessuali, sono tutti uguali, con o senza abito talare, occorre prendere atto che lo stato delle cose non impedisce loro né di colpire, né di ripetere il crimine.

E’ altrettanto importante evidenziare che “Spotlight on Italian survivors” così come ogni attività posta in essere dall’Associazione, trattando o rimandando ad inchieste giudiziarie, a procedimenti penali non ancora conclusi, induce a ritenere innocenti tutte le persone citate a vario titolo – consacrate e non -  seppur condannate nei primi gradi di giudizio.

Nel nostro ordinamento, infatti, la presunzione di innocenza copre l’intera vicenda processuale.

E questo principio facciamo nostro.

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