di Roberto Russo
Nei mesi scorsi la svolta: non c’era alcun comportamento penalmente rilevante; l’inchiesta in Procura è stata archiviata su richiesta dello stesso pm e così pure la delicata istruttoria del tribunale ecclesiastico. “Ma don Mario è uscito profondamente provato da quella disavventura” spiega il suo avvocato Raffaele Chiummariello. Il religioso intanto è stato riabilitato e riammesso al sacerdozio ed esercita in un’altra parrocchia.
Ora però emergono elementi diversi che disegnano uno scenario inquietante di quella drammatica vicenda: don Mario sarebbe rimasto vittima di una serie di accuse costruite a tavolino e di un dossier confezionato ad arte, addirittura da un altro sacerdote e da un carabiniere. Uno sviluppo sconcertante. Infatti pochi giorni fa il pm Alessandra Converso ha chiesto il rinvio a giudizio dei due presunti autori dell’anonimo. Si tratta appunto di un religioso che opera in una provincia diversa da quella di Napoli (è membro di un’associazione che si occupa della lotta alla pedofilia) e di un carabiniere che all’epoca dei fatti prestava servizio presso la squadra di polizia giudiziaria della stessa Procura di Napoli. Gravissime le accuse a carico dei due: calunnia, accesso abusivo ai sistemi informatici, rivelazioni di segreti d’ufficio.
Il pm ipotizza che siano stati loro a costruire false accuse a carico di don D’Orlando. Come? Il carabiniere è accusato di aver effettuato, il 13 febbraio 2017, un accesso abusivo “a banche dati relative alla pubblica sicurezza, in particolare al sistema informatico denominato Archivi di polizia-Sdi”, utilizzando le credenziali di accesso di un altro pubblico ufficiale e “inducendo quest’ultimo in errore circa la legittimità dell’interrogazione”. Quell’accesso, secondo l’accusa, sarebbe servito a raccogliere informazioni a carico di D’Orlando e di un altro religioso. Le informazioni — sempre secondo la tesi dell’accusa — sarebbero poi state girate dal carabiniere al sacerdote. Quest’ultimo il 23 febbraio successivo “depositava presso la Procura di Napoli un esposto anonimo, privo di busta, che riferiva aver ricevuto nella sua qualità di coordinatore dello sportello dell’associazione”.
L’esposto riportava “vicende scabrose che vedevano coinvolti due sacerdoti (tra cui D’Orlando, ndr) a seguito del quale iniziava l’indagine a loro carico per favoreggiamento della prostituzione”.
Il resto è storia nota alle cronache: la notizia dell’esposto anonimo finisce su un quotidiano. Un giovane, senza nome e senza volto, racconta di aver avuto rapporti con il parroco di Monte di Dio. Lo scandalo è inevitabile e fa il giro dei media italiani. Don Mario nega ogni coinvolgimento ma la Curia non può che procedere alla sua sospensione. C’è solo una persona che avanza dubbi, è il cavaliere Giacomo Onorato ex coordinatore del priorato delle Confraternite. Don Mario non c’entra — spiega al — vogliono incastrarlo. Un anno dopo la Procura vuol capire perchè.
https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/18_dicembre_14/dossier-falso-prete-monte-dio-imputati-sacerdote-carabiniere-a64eb0a8-ff9f-11e8-b03b-d1f9752491b5_amp.html
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