di Maurizio Belpietro
L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, nello scorso mese di agosto ha puntato il dito contro le gerarchie vaticane, colpevoli a suo dire di aver coperto l’opera di “corruzione morale” portata a termine su giovani seminaristi dal cardinale di Washington Theodore Edgar McCarrick. Il memoriale, pubblicato in esclusiva da La Verità, era un vero e proprio atto d’accusa contro la Chiesa, e faceva nomi e cognomi di alti prelati che da anni erano a conoscenza del comportamento del porporato, il quale dormiva abitualmente con i giovani a lui affidati. Ma nonostante le denunce dei ragazzi abusati, nessuno fece nulla e solo quando la faccenda finì sul New York Times il cardinale fu destituito.
La Procura della Pennsylvania, sempre nello scorso mese agosto, ha reso noto un dossier di 1.300 pagine sugli abusi sessuali compiuti in sei delle otto diocesi dello Stato americano: un’indagine condotta in due anni dal gran giurì e che ha portato sul banco degli imputati 301 sacerdoti, i quali avrebbero approfittato di oltre mille minori. Anche in questo caso con le coperture di vescovi e arcivescovi i quali, pur avendo ricevuto diverse segnalazioni, hanno preferito rivolgere lo sguardo altrove. Casi analoghi sono venuti alla luce in Cile, in Paraguay, a Santo Domingo, in Irlanda, in Australia, in Germania, in Belgio, in Olanda. L’elenco è lungo e quasi sempre dalle carte delle inchieste spunta il silenzio dei vertici, di chi aveva la possibilità di rimuovere il predatore sessuale in tonaca e non lo ha fatto.
E in Italia? Mentre all’estero si riflette sul comportamento della Chiesa nei casi di abusi su minori compiuti da sacerdoti, nel nostro Paese che cosa è avvenuto? Panorama è andato a rileggersi le carte delle inchieste che hanno visto coinvolti preti che invece di consacrare la propria vita a Dio l’hanno consacrata agli abusi, approfittando dei minori che avevano intorno,.
Gli atti dei processi sono sconvolgenti, perché non solo si scopre che quasi mai le vittime sono state risarcite per ciò che hanno subito, private di un qualsiasi indennizzo sia dal colpevole sia dai superiori, i quali, pur sapendo, hanno preferito l’omertà alla denuncia. Ma si scopre anche che mentre la Giustizia faceva il proprio corso, accertando gli abusi, il tribunale ecclesiastico assolveva il pedofilo in tonaca consentendogli di continuare a esercitare il suo magistero e, dunque, spesso anche di commettere altre violenze. Le storie che leggerete nell’inchiesta che comincia con questo numero di Panorama sono agghiaccianti. Ci sono altri prelati, tutt’ora in servizio, in qualche caso hanno fatto anche carriera, che non solo non sono intervenuti per impedire che un prete accusato di abusi proseguisse l’opera di predatore sessuale, ma addirittura sono stati accusati di aver fatto sparire sms compromettenti o, incredibile, di aver avvisato il prete dell’esistenza delle indagini e di intercettazioni disposte dalla magistratura.
Grazie alla prescrizione le vicende sono spesso restate impunite anche perché, a causa della minore età delle vittime, le denunce sono state presentate anni dopo i fatti, proprio come è successo in America o in Cile. Ma, a differenza di quanto capitato negli Stati Uniti o in America Latina, da noi nessuno paga e soprattutto nessuno parla. Gli arresti sono confinati nelle cronache e le carte dei processi con le responsabilità dei vertici vaticani sono seppellite negli archivi dei tribunali. Con l’articolo della diocesi di Firenze, Panorama comincia oggi un’inchiesta a puntate dedicata ai tanti Spotlight (dal nome del film, premiato con l’Oscar, che ha svelato le coperture dei vertici della Chiesa sugli abusi commessi nelle diocesi di Boston) italiani. Quello dei nostri inviati è un viaggio nella Chiesa dell’omertà. Buona lettura.
(Trascrizione da Panorama del 21 novembre 2018 – Editoriale)